I rimedi per l’ansia da prestazione

il sessuologo rispondeDomanda

Quali sono i possibili rimedi per sconfiggere l’ansia da prestazione sessuale?

Risposta

Gentile lettore, la ringrazio per aver scritto su un problema così diffuso. Questa domanda, seppur sintetica, tocca un tasto molto controverso della sessuologia. Il modo in cui lei formula la domanda contiene già parte del problema. Provo a offrire uno sguardo d’insieme sul tema e una prospettiva che spero possa esserle utile.

L’ansia è un problema da risolvere?

Molti uomini avvertono ansia rispetto alla prestazione sessuale, ma non per tutti è un problema. Per quelli che provano ansia eccessiva, questo provoca disagio nella sessualità e nella relazione di coppia. Questa riflessione porta spesso a una conclusione, “bisogna eliminare l’ansia!”. L’idea che l’ansia sia un’emozione da eliminare per vivere meglio il sesso è un problema peggiore dell’ansia da prestazione ed è un errore che commettono in molti.

Per vivere il benessere sessuale non è importante che l’ansia scompaia. L’ansia è un’emozione naturale e transitoria e può essere una componente fondamentale del benessere sessuale. Può capitare infatti che, eliminando completamente l’ansia, il sesso diventi meccanico e impersonale.

L’importante è che l’ansia raggiunga un livello gestibile: né troppa, né troppo poca.

L’eccesso di ansia è uno dei peggiori nemici della sessualità. Storicamente i primi modelli di terapia sessuale sono stati costruiti interamente sulla gestione dell’ansia. Se però capita di fraintenderla e pensare che il problema sia tutto lì, si è in errore, anche se in compagnia di molti dei pionieri della sessuologia che fecero considerazioni simili.

Quando Masters & Johnson scoprirono che l’ansia era presente quasi sempre nelle disfunzioni sessuali, pensarono di aver trovato la responsabile da eliminare. Sconfiggendola, la sessualità sarebbe migliorata. Questo approccio si scontrò con un muro difficile da superare. L’ansia non poteva essere curata come una malattia. Non era un elemento esterno che danneggiava le persone, ma era una parte fondamentale del loro modo di pensare. L’ansia è un’emozione, è prodotta dalle opinioni della persona e, quindi, è parte della persona stessa.

Se non posso batterla, devo convivere con l’ansia da prestazione?

Convivere con le proprie emozioni può significare molte cose. Non significa né controllarle, né evitarle, né subirle. Per convivere con l’ansia serve conoscerla, imparare a dialogarci e trovare ognuno i propri spazi e ruoli nel quotidiano. Nell’ansia da prestazione, l’ansia emerge nell’intimità con un’altra persona. Imparare a convivere con l’ansia non è tanto diverso da imparare a convivere con una persona. Anche in coppia scegliere di limitarsi a controllare, evitare o subire l’altra persona è controproducente per il benessere di coppia.

Condividere momenti intimi produce effetti imprevedibili. Non possiamo sapere che cosa accadrà, perciò l’ansia è una reazione naturale e comprensibile nei confronti dell’imprevedibile. Quando tutto quello che accade è prevedibile non si avverte ansia, ma allo stesso tempo sia l’interesse sia il desiderio tendono a diminuire. Così facendo, nella sessualità, si sostituirebbe un problema con un altro. Non sarebbe una soluzione efficace.

Accettare l’ansia da prestazione e imparare a convivere in coppia

Consiglio di accettare l’ansia come parte integrante dell’intimità (e dei rapporti umani) e di ampliare il panorama delle esperienze sessuali. Intimità infatti non vuol dire solo sesso. Saper gestire l’ansia nel sesso è simile al saperla gestire nel quotidiano, solo più complesso.

Per fare esperienza di questo, variare attività, luoghi, fantasie e interessi può essere un esperimento ricco di sorprese. Sono tutte occasioni in cui allenarsi a convivere con gli altri imparando l’arte del compromesso. In questo caso convivere vuol dire imparare ad adattarsi senza rinunciare ad esplicitare i propri bisogni. Siccome non esiste la situazione ideale, alla fine qualunque luogo offrirà delle sfide. Per allenarsi a gestire un’emozione, è utile cogliere queste sfide ponendo l’emozione al centro dell’attenzione.

Infatti davanti a un problema tendiamo spesso a pensare “come lo risolvo agendo sul mondo che mi circonda?”. È una strategia sensata, ma non funziona quando si parla di problemi emotivi. Un modo emotivamente efficace di cogliere la sfida sarà chiedersi piuttosto “quale parte di chi sono mi spinge a considerarlo un problema? È una mia opinione fondamentale oppure no? Se cambiassi idea, sarebbe ancora un problema? E io sarei ancora io?”.

È complicato, ma diventa fondamentale quando il mondo non è modificabile quanto vorremmo o quando un sintomo sessuale è la conseguenza di un funzionamento spontaneo e naturale del proprio corpo. Questo è vero in molte situazioni di vita, in diverse difficoltà emotive e nella maggior parte dei problemi di coppia.

Non chiamiamola ansia da prestazione

Anche se spiegato sinteticamente, spero sia chiaro che l’etichetta “ansia da prestazione” non è la più efficace. Quindi come possiamo chiamare questo problema? Un buon inizio può essere quello che il suo sessuologo le chiederà al primo colloquio: “Lei cosa intende per ansia da prestazione? Cosa succede quando prova ad avere un rapporto sessuale?”.

Quando si parla di ansia da prestazione, si fa generalmente riferimento a problemi diversi. C’è chi in realtà parla di un disturbo erettile, chi di un disturbo dell’orgasmo femminile o di un disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione, chi riferisce eiaculazione precoce o chi è arrivato, come conseguenza, a soffrire di un disturbo del desiderio sessuale (maschile o femminile). Quindi porre maggiore attenzione a ciò che succede concretamente nella sua sessualità la aiuterà ad affrontarla più efficacemente.

Piuttosto che chiamarla ansia da prestazione, può essere efficace mettere a fuoco la disfunzione sessuale specifica. Insieme alla disfunzione si soffre d’ansia. L’ansia potrebbe essere eccessiva per un suo modo di funzionare che produce sia l’ansia che la disfunzione sessuale. Oppure l’ansia potrebbe essere conseguenza del vivere in modo insoddisfacente la sessualità per colpa di una disfunzione sessuale.

L’ansia da prestazione fa parte della vita di coppia

Tenga sempre a mente che nella sessualità si è coinvolti in due. L’ansia da prestazione potrebbe accompagnarvi entrambi. Parlare dei propri pensieri e delle proprie preoccupazioni è alla base della condivisione, della coppia e dell’amore. Non c’è nulla di male ad aver paura e a parlarne, quasi tutti hanno paura. Parlare serve a distinguere insieme tra la paura eccessiva e quella realistica e trovare, insieme, una soluzione per conviverci.

È possibile che l’altra persona le parli delle proprie paure o che non lo faccia per paura, per scelta o per incapacità. Molti di coloro che non parlano liberamente delle proprie paure spesso hanno difficoltà a distinguerne le sfumature. Capita infatti che per alcuni risulti difficile distinguere tra paura e terrore. Un minimo di ansia da prestazione è una forma di premura e di attenzione per il prossimo e può dare valore alla relazione di coppia.

Spero di esserle stato di aiuto, non esiti a scrivermi per ulteriori dubbi.

Cordiali saluti.

Dr. Valerio Celletti