Considerarmi una donna con la D maiuscola


Provare piacere può essere considerato un buon modo di quantificare il proprio valore personale? Appesantire la sessualità con riflessioni sulla propria autostima, di solito, tende ad essere controproducente sia per il benessere sessuale che per l’autostima.


Considerarmi una donna con la D maiuscola - Valerio Celletti

Domanda

Salve, ho trovato la sua pagina per puro caso, guardando un po’ gli argomenti trattati vorrei chiedere un consiglio per un problema che mi affligge ormai da 11 anni.

Le descrivo la mia situazione, ho 29 anni e sin dal mio primo rapporto (11 anni fa ) non ho mai avuto del piacere intimo. Non parlo solo dell’orgasmo mai arrivato, ma di tutto ciò che dovrebbe esserci prima: emozioni, sensazioni, piacere e non so che.

Ho cambiato diversi partner nel corso degli anni, ma ora sono stabile con uno da circa due anni e mezzo ma il mio problema persiste. Come se il mio corpo fosse sotto anestesia totale, ma intanto riesco a lubrificare, quindi perché non sento nulla ? (però il dolore riesco a percepirlo). Ovviamente il dolore non è sempre presente, solo in qualche occasioni, quando magari sto in una posizione dove la penetrazione è profonda, ma togliendo questo fattore, il mio corpo rimane impassibile a carezze, stimolazioni…

Riguardo la masturbazione, anche lì, non c’è quella magia, quella sensazione di benessere e piacere. Tutto molto piatto.

Ho fatto diversi controlli e fisicamente non ho nulla che non vada. Per il resto, ammetto di essere il terapia da anni con una sessuologa ma non ho mai avuto miglioramenti.

Vorrei solo considerarmi come una donna con la D maiuscola e non più un fallimento. Questo problema mi condiziona tutta la vita a tal punto di non aver mai avuto altri scopi, come trovarmi un lavoro o crearmi un futuro.

Mi dia un consiglio per sentirmi finalmente normale. Grazie.

il sessuologo risponde - 17 - Considerarmi una donna con la D maiuscola

il sessuologo risponde – 17 – Considerarmi una donna con la D maiuscola

Risposta di Valerio Celletti

Gentile lettrice, grazie per avermi scritto su un argomento delicato che la accompagna da sempre.

Nella sua domanda mi scrive di non provare piacere durante la sessualità, ma al contempo mi spiega di riuscire ad eccitarsi come descritto dalla presenza di lubrificazione. Questa reazione, oltre agli esami fatti, ci ribadisce che il corpo sta reagendo in modo funzionale e che ha un desiderio sufficiente a vivere la sessualità.

Per come mi descrive la situazione, stiamo parlando di un disturbo dell’orgasmo femminile permanente, perché è presente da sempre, generalizzato, perché è presente indipendentemente dal modo in cui prova a stimolarsi, e grave, sia per la completa assenza di esperienze di orgasmo, sia per il modo in cui mi scrive di considerarsi meno donna a causa di questo problema.

Attualmente sta seguendo un percorso di psicoterapia da alcuni anni. Chiedere aiuto è la strada migliore per prendersi cura delle proprie difficoltà. Dato quello che mi scrive, mi permetto di aggiungere alcune considerazioni su cui spero di poterle essere di aiuto e che spero possano aiutarla nel lavoro già in corso. Eventualmente, condividerle con il collega con cui lavora può essere un buon modo per chiarirsi alcuni punti o per accelerare il lavoro in studio.

Proviamo a ricostruire il problema considerando anche quello che c’è

L’orgasmo è un momento importante della risposta sessuale. Nel ciclo di risposta sessuale, l’innesco dell’orgasmo è un momento di intensa piacevolezza che a volte rischia di essere letto in modo confuso. Infatti è comune pensarlo come se fosse l’unico momento piacevole nel sesso, quando invece è importante che non lo sia. La piacevolezza nel sesso e nella sessualità non nasce verso la fine del rapporto sessuale, ma piuttosto lo accompagna sin dai primi momenti. Nella sua esperienza, il sesso è totalmente privo di piacevolezza. Non è piacevole neanche durante i preliminari o durante momenti di masturbazione individuale o condivisa.

Nonostante questo, il desiderio sessuale e l’eccitazione permangono.

Per quanto queste due reazioni siano sane e desiderabili, è possibile che in parte spieghino qualcosa del suo approccio alla sessualità. Infatti, spesso accade che le persone che non provano piacere nella sessualità tendano a perdere interesse verso il sesso, perdendo desiderio sessuale e finendo per avere una comprensibile difficoltà ad eccitarsi in un’intimità che perde di attrattiva. Quando ha accennato al dolore, sarebbe stato comprensibile se fosse stato la conseguenza di questo circolo vizioso, che invece non c’è.

Ragionando quindi per ipotesi, mi viene il dubbio che il suo approccio alla sessualità, forse, contenga alcuni evitamenti che la tutelano, ma la ostacolano.

Approcciarsi al sesso e alla sessualità puntando solo al piacere, magari non affrettandosi verso la penetrazione ma indugiando su lunghi e dolci preliminari, probabilmente risulterebbe frustrante ed emotivamente doloroso per la probabile mancanza di piacere. Ma dedicarsi così intensamente al piacere sarebbe anche un’ottima occasione per fare esperienza del problema e per mettersi sulla buona strada per risolverlo. Dedicarsi al rapporto sessuale con desiderio ed eccitazione sapendo già che nei rapporti precedenti non è stato efficace, sembra una soluzione dalle basi più emotive che pratiche.

Essere una donna con la D maiuscola

Nella sua domanda fa riferimento al suo desiderio di potersi sentire una donna con la D maiuscola e non più un fallimento. Questa affermazione mi sembra dolorosa e credo che abbia un ruolo nella situazione attuale. In parte è una conseguenza della sua difficoltà a provare piacere nella sessualità, ma altrettanto credo che essere arrivata a una tale conclusione possa contenere anche parte del problema stesso.

Forse potrebbe esserle utile soffermarsi più a lungo su questa sua convinzione. Cosa serve per essere una donna con la D maiuscola? Cosa serve per non essere un fallimento? E viceversa, cosa può privare una donna del suo essere Donna? Cosa può portare una persona a convincersi di essere un fallimento?

Esistono numerose risposte, non tutte ugualmente funzionali. Alcune filosofie sono valide solo quando non vengono messe alla prova da situazioni difficili. Altre, invece, resistono anche nella complessità della vita. Forse potrebbe esserle utile rimettere in discussione queste convinzioni e rendersi conto di quante conseguenze le sta provocando pensare a se stessa in questi termini.

Queste idee coinvolgono il suo modo di pensare a se stessa e, forse, agli altri. È possibile che le sue idee non vengano applicate in modo equo a tutti. A volte, può capitare di essere più severi con se stessi che con gli altri, come più succedere il contrario.

Pensarsi meno di quanto si vorrebbe o si dovrebbe essere rischia di essere molto doloroso per la propria autostima. Non è detto che alla sessualità faccia bene essere la portatrice di un fardello talmente pesante. A volte, il benessere sessuale può essere favorito da una prospettiva leggera e ludica.

Convivere con il problema è diverso dal farne esperienza

Credo che forse lavorare in modo ordinato sul comprendere il proprio rapporto con gli altri potrebbe aiutarla a sbloccare alcuni ragionamenti. Potrebbe essere la chiave per comprendere le basi emotive del possibile evitamento che credo la stia ostacolando nel fare esperienza della frustrazione del non provare piacere nella sessualità.

E capisco che sentirsi dire che non ci si sta scontrando con il problema possa provocare rabbia.

Mi è chiaro che il problema sia già doloroso così, ma credo che purtroppo potrebbe esserlo anche di più. Potrebbe essere un dolore intenso e persistente, e probabilmente in alcuni momenti è o è stato un pensiero drammatico.

Invece mi sembra di capire che oggi questo argomento diventi doloroso solo in alcuni precisi momenti, forse meno che in passato nonostante perduri da più tempo, a volte neanche durante il sesso, e questo approccio in parte la aiuta a sopportare un problema che la accompagna da 11 anni, in parte la ostacola nel risolverlo.

Uno stallo doloroso da cui è importante uscire lavorando con il suo psicoterapeuta per capire come imparare a gestire e tollerare il dolore emotivo dato dal fallimento, così da poterlo affrontare e sbloccare.

Fare esperienza non è una cosa che si fa con il corpo, ma con la testa. Serve capire a cosa porre attenzione e come pensare durante la sessualità, così da smuovere la situazione.

Una ricerca attiva del piacere

Ad oggi, non riesce a percepire piacere nella sessualità indipendentemente dall’essere da sola o in coppia. Per iniziare a sperimentare, le suggerisco di riprendere il tema della masturbazione e di partire da quello. Di solito, per molte donne aiutarsi con un vibratore può aiutare a raggiungere una stimolazione più efficace. Individuare i pensieri e le emozioni che la distraggono sarà un passaggio necessario al fare esperienza in modo chiaro ed efficace.

Allo stesso tempo, credo le sia utile partire da un’esperienza autonoma, perché ho il dubbio che nel suo approccio alla sessualità emergano alcune idee verso i suoi partner che, forse, finiscono per essere controproducenti.

In generale il raggiungimento del piacere nella sessualità può essere ostacolato da un approccio passivo al piacere. Nella sua domanda non mi scrive nulla che apertamente suggerisca questo approccio, però la riflessione sul potersi sentire finalmente donna, solleva alcuni dubbi. Infatti, attribuendo questo tema al piacere nella sessualità, potrebbe sembrare che il sesso, e quindi il partner con cui vive il sesso, possano avere un ruolo nell’aiutarla a potersi sentire maggiormente donna.

Secondo questa logica, il ruolo di donna sembrerebbe un titolo acquisibile grazie agli altri e non autonomamente. Come se, per esempio, sentirsi belli dipendesse da quanti ci apprezzano piuttosto che dalla nostra opinione verso il proprio corpo. Non è così. La sfida del confronto con gli altri per il conseguimento di un punto di vista critico e socialmente valido su di se, sugli altri e sul mondo, è una tappa molto importante nell’adolescenza e nella costruzione di un’autostima solida. Ma è un tema che può essere ripreso e rimesso in discussione, per costruire una prospettiva più equilibrata in generale per se stessi, e nello specifico per il proprio benessere sessuale.

Dal semplice al complesso

Riuscire a vivere piacevolmente la passività può essere più complesso di quanto si immagini e può essere un buon obiettivo, ma le suggerirei di non farne un punto di partenza. Vale la pena di partire dalla modalità più semplice possibile, di semplificare al massimo, e di iniziare a fare esperienza del proprio corpo all’interno di un orgasmo che non coinvolga altre persone oltre se stessa. Successivamente, rimettendo in discussione il proprio modo di pensare e riuscendo a rielaborare una serie di delusioni che hanno contribuito a trarre le conclusioni attuali, si riuscirà ad estendere l’orgasmo a un’esperienza relazionale e, infine, anche a viverlo come un momento di passività, affidamento e accettazione insieme al suo partner, se avrà ancora piacere a ricercare quella prospettiva.

Spero di esserle stato di aiuto, non esiti a scrivermi per ulteriori dubbi.

Cordiali saluti.

Dr. Valerio Celletti