Fino a quando è lecito avere contatti intimi con i bambini?
Prendersi cura di un minore comporta un grado inevitabile di intimità. Ma fino a quando è lecito avere contatti intimi? Dipende. Dipende dall’età, dalle necessità individuali, da molti fattori. Tranne che su alcuni aspetti macroscopici fondamentali, non è possibile generalizzare. Un criterio utile per porsi un limite può essere relativo all’autonomia del minore. Se è un contatto intimo che può risultare ambiguo e non favorisce lo sviluppo dell’autonomia del minore, forse è meglio evitarlo.
Domanda
Gentile dott. Celletti!
Sono un giovane di trentadue anni. Le spiego qual è la questione per la quale l’ho contattata. Domenica ho visto un padre con la sua bambina; lei ha toccato il sedere a lui e il papà si è lasciato tranquillamente toccare.
Io non sono minimamente favorevole a qualsiasi relazione-intima tra adulto e bambino; anche quando è parziale o inizia dal minore stesso! Lo trovo immorale e contro-natura! Certo, la Pedofilia vera e propria è ben più grave!!! In quel caso, infatti, è l’adulto ad andare dalla bambina per abusare sessualmente di lei. Se la bambina, invece, tocca un adulto, non lo fa in malafede, ma per curiosità, gioco o infantilismo. Però rimane, a mio giudizio, un’azione gravemente disordinata!
Però, desidero chiederlo anche a lei. Dunque, le domando: < Fino a quando è lecito avere rapporti-intimi con una bambina ? >.
La ringrazio, per la sua disponibilità!
Cordiali saluti e buone feste!
Risposta di Valerio Celletti
Gentile lettore, il dubbio sul limite nel livello di intimità nel contatto tra adulti e bambini è una domanda complicata. Risponderle risulta difficile sia per la delicatezza dell’argomento, sia per la sua estensione. Infatti nella cura di un minore esiste un aspetto intimo e non sessuale che è ineliminabile. Accudirlo, curarlo, lavarlo, confortarlo, sono tutte operazioni che richiedono un contatto fisico che potrebbe essere facilmente considerabile inappropriato in molte altre situazioni o se venisse attuato da una persona diversa da chi si prende cura del minore. Allo stesso tempo, forse esistono alcuni paletti che può essere utile stabilire senza cedere a un relativismo assoluto.
Preferisco non entrare nel merito di cosa possa essere considerato più o meno morale, ma provo a soffermarmi su cosa possa essere più o meno opportuno.
È quasi impossibile definire in modo soddisfacente cosa sia un comportamento sessualmente inappropriato
È difficile definire un contatto sessualmente inappropriato verso un minore. Definire un contatto sessualmente inappropriato, indipendentemente da chi ne è vittima, è più complicato di quanto si tende a pensare. Si potrebbe semplificare dicendo che è sessualmente inappropriato qualunque comportamento che metta in contatto fisico o relazionale due persone riguardo un tema sessuale che non vede entrambi consenzienti, ma anche in quel caso ci sarebbe spazio per l’interpretazione.
Generalmente si tende a dare risalto al contatto fisico perché risulta meno ambiguo di altri elementi. Per esempio, sul posto di lavoro è consuetudine che molte aziende considerino contatto sessualmente inappropriato se c’è stato un contatto fisico tra due persone che ha coinvolto una zona erogena. Ma anche in quel caso valutano caso per caso.
Nella sua domanda si interroga usando il termine “rapporto intimo”. Data la possibile ambiguità del termine, provo riformulare la domanda parlando di “contatto intimo” anche se il contatto fisico non è indispensabile perché un comportamento sia sessualmente inappropriato. Guardare insistentemente una scollatura o il cavallo dei pantaloni di un\a collega rientra tra i comportamenti sessualmente inappropriati anche se non esiste nessun contatto fisico. Successivamente si apre il problema di stabilire dopo quanti secondi uno sguardo diventa insistente, finendo in una spirale di definizione potenzialmente infinita.
Nella sua domanda, lei correttamente si pone un dubbio sanitario e non legale. Si interroga sul benessere dello sviluppo psicofisico del minore che potrebbe essere sottoposto a una molestia culturalmente accettata. Ma i due temi sono profondamente intrecciati. La legge è una manifestazione tecnica della cultura del proprio tempo e la difficoltà nel concettualizzare cosa sia un contatto sessualmente indesiderato si manifesta nel come possa essere variegata l’opinione pubblica rispetto a cosa sia più o meno adeguato.
La mancanza di autonomia e i comportamenti sessualmente inappropriati
Parlando di minori, esiste poi un tema che rende ulteriormente complicato rispondere. Il minore è una persona non autosufficiente. A seconda dell’età il grado di autonomia può variare enormemente, ma la mancanza di autonomia rende il tema ancora più complicato di quanto non sarebbe se parlassimo di adulti.
L’argomento è così complesso che il rischio prodotto dalla mancanza di autonomia è evidente anche negli adulti. Le persone portatrici di una disabilità e non autosufficienti hanno circa il 50% di probabilità di subire abusi sessuali durante il corso della propria vita. Questo è dovuto al fatto che la loro mancanza di autonomia attira inevitabilmente attenzioni indesiderate. Gli interventi educativi sui minori portatori di disabilità solitamente mettono in primo piano questo argomento: rendere chiari i limiti che è opportuno tenere con gli estranei per tutelarsi. Nonostante questo, sono gocce nel mare. La maggior parte delle violenze sessuali sono praticate da persone generalmente considerabili di fiducia. Si parla di parenti, persone che si dovrebbero prendere cura o che dovrebbero essere punti di riferimento di chi non è autosufficiente. Infatti la legge tende a considerare un’aggravante il fatto che il comportamento sessualmente inappropriato sia stato eseguito da una persona di fiducia.
Fino a quando è lecito avere contatti intimi con i bambini?
Quindi, premesso che si tratta di un tema complicato su cui si potrebbero aprire infinite parentesi di spiegazione che porterebbero solo ad ulteriori interrogativi, la domanda iniziale era: fino a quando è lecito avere contatti intimi con i bambini?
Per rispondere in modo diretto, direi: “fino a che non è possibile favorire un grado maggiore di autonomia”. Questo non risponde all’interrogativo su cosa sia un rapporto intimo e se sia più o meno appropriato, ma esclusivamente a un criterio sanitario di opportunità. Non è possibile riflettere in modo inequivocabile sul comportamento altrui, guardare gli altri offre sempre una prospettiva parziale della realtà, ma nel proprio agire con i minori, oltre a tutte le riflessioni di buon senso ed escludendo i comportamenti evidentemente inappropriati, potrebbe essere utile chiedersi se quel comportamento di accudimento, cura, igiene o conforto, sia un gesto volto a favorire maggiore autonomia, oppure no. Nel caso in cui non sia un comportamento volto a favorire autonomia, forse potrebbe essere preferibile evitare di metterlo in pratica.
Come nell’esempio riportato nella domanda, se un bambino tocca una zona erogena di un adulto, è responsabilità dell’adulto educare il minore ad un comportamento socialmente più corretto. Il genitore della bambina del parco che ha toccato il sedere del padre ha deciso di non intervenire. Probabilmente ha avuto le sue ragioni e così facendo non succederà nulla di grave. Però è possibile che la figlia abbia imparato che toccare il sedere di un’altra persona sia un gesto amichevole, mentre in futuro scoprirà che è un comportamento sessuale da riservare solo alle persone con cui si condivide una relazione di coppia.
È lecito baciare sulla bocca proprio figlio?
La maggior parte delle ambiguità nascono quando l’adulto tocca il minore. Per fare un esempio, un contatto fisico che alcuni genitori ritengono socialmente accettabile è baciare sulle labbra i propri figli. Non esiste una guida che definisca inequivocabilmente la differenza tra il baciare sulle labbra un neonato e il baciare un figlio di 5, 10, 15, 20 o 30 anni. C’è chi lo trova sempre sbagliato, chi lo ritiene sensato con i neonati o con i bambini molto piccoli, chi lo fa con i figli indipendentemente dall’età. Nella maggior parte dei casi è ragionevole considerare che si tratti di un comportamento messo in pratica senza un’idea sessuale, ma non è possibile stabilire inequivocabilmente se si tratti di un comportamento inappropriato. Non entro nel merito delle possibili motivazioni che spingono un genitore a questo comportamento, ma, nel suggerire i limiti nel contatto intimo, mi limito a sottolineare che difficilmente questo comportamento può essere utile per favorire l’autonomia del minore. Quindi potrebbe essere preferibile evitarlo.
La sessualizzazione precoce
In generale, il rischio da cui è importante tutelare il minore è quello di indurre un meccanismo di sessualizzazione precoce. Quando una persona interagisce con elementi sessuali prima di esserne pronto, corre il rischio di sessualizzarsi precocemente. Una persona sessualizzata precocemente può correre il rischio di iniziare a ragionare su contenuti sessuali prima di essere sufficientemente capace di gestirli. Di conseguenza, può correre il rischio di non riuscirci finendo per applicare soluzioni drastiche a temi che potrebbero essere gestiti in modo più efficace utilizzando approcci più diplomatici. Tutto può sembrare sessuale, anche se non lo è. Considerare elementi sessuali all’interno di interazioni non sessuali appesantisce ogni rapporto interpersonale, spesso danneggiandolo.
Per semplificare il concetto, questo argomento ha alcuni punti di contatto con la domanda popolare sull’esistenza dell’amicizia tra uomo e donna. Può esistere? Certamente sì, come qualunque rapporto di amicizia. Però spesso l’amicizia tra uomo e donna è resa poco probabile dalla possibilità che uno dei due possa avere difficoltà a relazionarsi senza tenere in considerazione la sessualità. La sessualità, quando non è appropriata, può essere un ospite ingombrante che danneggia ogni interazione.
Sessualizzarsi precocemente, cioè finire per vedere la sessualità in ogni interazione prima di essere autonomi, è un rischio ineliminabile del percorso di crescita. Senza porsi l’obiettivo di eliminare la complessità del percorso di crescita personale, quello che possiamo fare è solo cercare di favorire un ambiente sufficientemente sano per crescere. Per ogni persona esiste un certo grado di variabilità. Affrontare i rapporti interpersonali appesantiti dalla sessualità li rende più difficili, ma non impossibili. Maggiori difficoltà relazionali richiedono maggiori competenze. È possibile allenare le proprie abilità sociali lavorando sull’esperienza e sulla cultura.
L’importanza di confrontarsi nel caso di dubbi
Nel caso si sia in difficoltà, chiedere aiuto per la propria condotta genitoriale o per i comportamenti confusionari messi in atto da un minore è il primo passo per provare a migliorare la situazione. Definire appropriati certi comportamenti è difficile e spesso di basa su un criterio sociale, ma proprio per questo può essere utile non fare tutto da soli. Per molte cose, è possibile chiedere un parere ad amici, parenti, conoscenti, o consultare uno psicologo esperto in genitorialità o in temi dell’infanzia per confrontarsi con altri punti di vista.
In certe culture i figli non sono solo una responsabilità dei genitori, ma di tutta la comunità in cui crescono. In quei contesti i loro comportamenti verso gli adulti sono maggiormente regolamentati e, forse, meno esposti a questa possibile confusione. Nella cultura Italiana generalmente esiste molta autonomia nel modo in cui le famiglie crescono i propri figli, ma, se lo si cerca, uno spazio di confronto è possibile trovarlo in molti contesti.
Prima di arrivare alla conclusione che qualcuno si stia comportando in modo scorretto con il figlio, potrebbe essere utile chiedersi se possa esistere un senso in quel comportamento potenzialmente ambiguo. Nel caso in cui si avessero dei dubbi, potrebbe essere utile provare a condividerli sotto forma di dubbi prima di formulare delle accuse verso qualcuno. Questo tema è molto delicato e, a volte, nonostante il desiderio di aiutare un minore, esiste il rischio di danneggiarlo per proteggerlo da un problema inesistente o da un rischio meno grave di quanto si pensi. Subire un’ingiustizia diretta o indiretta potrebbe danneggiare tutto il nucleo familiare, compreso il minore.
Spero, nonostante l’estensione dell’argomento e l’inevitabile necessità di sintesi, di esserle stato di aiuto, non esiti a scrivermi per ulteriori dubbi.
Cordiali saluti.