È sbagliato dare tutto nel rapporto di coppia? Devo essere distaccato o essere me stesso?
Stare bene con sé stessi non implica l’essere immune ai dubbi sul proprio approccio nelle relazioni. Può capitare di chiedersi se è opportuno forzare un approccio distaccato nelle relazioni o fare quello che viene spontaneo ed essere sé stessi. Non credo sia possibile rispondere in maniera univoca, ma forse il generico “essere sé stessi” o “l’essere distaccati” vengono fraintesi di frequente.
Domanda n° 27
Recentemente una persona mi ha contattato per chiedermi un parere in merito la sua relazione di coppia. Lui ritiene di aver dato tutto per la sua relazione. Di essersi impegnato, di aver interrotto la relazione precedente e di aver sostenuto la nuova partner nelle sue difficoltà. Nonostante questo, lei, dopo solo pochi mesi dall’inizio della frequentazione esclusiva, forse complice anche l’emergenza nazionale, ha deciso di fare un passo indietro.
Dopo essersi confrontato con alcuni amici, mi spiega che gli hanno suggerito che il suo errore sia stato di aver “dato troppo”. Dicono che, per il futuro, sarà meglio preferire un approccio prudente e scegliere solo relazioni disimpegnate.
Spesso capita che le persone possano avere dubbi su sé stessi, possano sentirsi in colpa o dubitare della propria amabilità, ma non è questo il caso. Lui ha già avuto altre delusioni in passato durante le quali ha scelto di lavorare in psicoterapia sulla propria autostima, ed oggi riesce a non farsene turbare in modo eccessivo. Però gli rimane il dubbio, “è possibile che abbia sbagliato a dare tutto nel rapporto di coppia? Devo essere distaccato o essere me stesso?”.
Risposta di Valerio Celletti
Dare tutto per amore è una reazione naturale. L’amore è un sentimento innescato dal desiderio di unione che può cambiare la percezione delle priorità individuali. Come tutti gli stati emotivi, anche l’amore è conseguenza di un pensiero. Tanto più estremo è un pensiero, tanto più intensa è l’emozione che ne consegue.
Dall’innamoramento all’amore
Generalmente nelle relazioni sentimentali la prima fase della relazione tende ad essere l’innamoramento. In generale si distingue tra innamoramento e amore. L’innamoramento è una fase iniziale di idealizzazione del partner, mentre l’amore è un momento generalmente successivo di conoscenza più realistica. Nell’innamoramento l’idea dell’altro è estremizzata. L’altra persona è percepita come la concretizzazione di tutto quello che è possibile desiderare. Soprattutto (ma non solo) nelle prime relazioni significative, durante l’innamoramento l’altra persona offre una forma a cui ancorare le proprie speranze che, da quel momento in poi, ne richiameranno l’immagine.
Di conseguenza, è naturale voler dedicare tutto il proprio impegno alla relazione con la persona di cui si è innamorati. Il pensiero è estremo, l’emozione è altrettanto intensa e il comportamento che ne consegue cerca di imitarne le dimensioni. L’amore, invece, è un’esperienza diversa. Può arrivare dopo l’innamoramento iniziale o può esistere sin dai primi momenti di una relazione. Durante l’amore, il desiderio di unione è presente, ma realistico. L’altra persona è percepita come desiderabile e importante per i propri gusti relazionali, ma non è perfetta. Nell’innamoramento può capitare di apprezzare anche i difetti dell’altra persona. Nell’amore, invece, i difetti sono difetti. La fase dell’amore è una fase adulta e stabile che prevede vicinanza e allontanamento, cura e scontro, ma sempre secondo modalità funzionali. Tendenzialmente le coppie che passano in modo drastico dalla vicinanza all’odio furioso vivono con difficoltà il passaggio dall’innamoramento all’amore. A volte, le coppie rimangono bloccate in questa fase di passaggio.
Vantaggi e svantaggi del “dare tutto”
La premessa sull’innamoramento e l’amore serve per spiegare, almeno in modo sintetico, due modalità di amare che possono portare a fraintendere i suggerimenti altrui. Essere innamorato può favorire un approccio sintetizzabile con il “dare tutto”. Questo approccio, da un punto di vista comunicativo, può avere vantaggi e controindicazioni.
L’aspetto positivo del “dare tutto” consiste nell’intensità del tentativo di mostrare il proprio interesse all’altra persona. C’è la speranza che un gesto importante sia più comprensibile di un gesto moderato o lieve.
Invece alcuni aspetti negativi sono conseguenza del cercare di compiacere una persona che, a volte, non si conosce o non sa esprimere correttamente i propri gusti. Può capitare di ricadere in comportamenti formali che esprimono poco della persona che li mette in pratica. Può succedere di trovarsi a dire di sì a tutto per compiacere la persona ritenuta ideale, finendo per accumulare scontento in un aspetto della vita che, invece, perché duri nel tempo e rimanga desiderabile è importante sia soprattutto piacevole. Infine c’è il rischio che dare tutto non comunichi con chiarezza le proprie preferenze, facendo sembrare tutto ugualmente importante e provocando sorpresa quando si scoprirà che, invece, non è così.
Chi vive una relazione con qualcuno che si impegna a “dare tutto” non gradisce sempre. Può sentirsi gratificato dal ricevere molte attenzioni, ma altrettanto spesso vive con difficoltà. C’è chi può pensare che sia un’intensità sproporzionata rispetto ai propri sentimenti, mettendo in discussione la conoscenza. Capita che sentirsi rispondere sempre in modo affermativo possa far percepire su un piedistallo solitario, senza una persona reale da conoscere e con cui crescere insieme. Quando diventa evidente la frustrazione e le contraddizioni del sacrificio in corso, è possibile che l’altra persona possa sentirsi raggirata da un comportamento poco autentico.
In amore vince chi fugge?
Dare tutto alla persona di cui si è innamorati è naturale e spontaneo, ma spesso non è efficace. Di conseguenza, spesso circolano filosofie improntate al comportamento opposto. Come quella che suggerisce che in amore vince chi fugge. Ma sono suggerimenti grossolani. Avere un comportamento distaccato, poco coinvolto, frenato o disimpegnato, allontana molti partner desiderabili.
Fuggire, in alcuni casi, ha il vantaggio di limitare alcune preoccupazioni e di intensificarne altre. Mostrarsi poco interessati può favorire la ragionevole preoccupazione di non piacere a una persona poco coinvolta, ma tende anche a disinnescare le preoccupazioni relative ad una relazione significativa. Cioè capita che la conseguenza più semplice del relazionarsi con qualcuno che si comporta in modo distaccato sia a) non interesso abbastanza, quindi devo impegnarmi per corteggiare o b) non è coinvolto, quindi posso fare quello che mi pare, tanto stiamo solo passando il tempo. In entrambi i casi, le conseguenze più significative diventano percepibili nel lungo periodo.
Non si può fuggire per sempre
Infatti i comportamenti acquistano significato anche alla luce del tempo per cui vengono messi in atto. Un conto è osservare un distacco iniziale dell’altra persona; diverso è constatare che continui ad essere distaccata dopo mesi o anni di frequentazione. In quel caso è possibile che il corteggiamento si interrompa, o che, nonostante il corteggiamento continui, possa essere messo in pratica in modo meccanico e impersonale, in una relazione di comodo considerata poco impegnativa e poco vincolante.
In alcuni casi, rinegoziare un maggiore coinvolgimento è possibile, ma può avere comunque conseguenze negative. Infatti è possibile che, in quel momento, emerga quanto l’altra persona non cercasse davvero una relazione significativa o che l’altra persona interrompa un corteggiamento faticoso mostrandosi in maniera più autentica. Spesso chi decide di aprirsi considera il cambiamento altrui come un tradimento delle informazioni apprese inizialmente. Così facendo, in molte occasioni le persone non riconoscono le conseguenze del proprio comportamento, ignorando la premessa che il proprio atteggiamento distaccato era già in partenza un’omissione volontaria di informazioni autentiche.
Devo essere distaccato o essere me stesso?
Spesso le persone fraintendono il senso dell’essere sé stessi come del comportarsi con fare distaccato. Essere sé stessi non significa fare tutto quello che si vuole o non pensare alle proprie decisioni. Piuttosto che agire senza criterio, per essere sé stessi in modo costruttivo all’interno di un rapporto di coppia è opportuno pensare a quanto e come è possibile esprimere contenuti intimi utilizzando una forma accettabile. Comportarsi in modo distaccato non equivale al non provare nessun sentimento o al dare via libera ad ogni comportamento maleducato o immorale possibile. Diversamente, può essere utile dosare con buon senso le proprie decisioni e cercare un criterio per renderle proporzionate al grado di intimità della relazione.
In alcuni casi è possibile che sapersi comportare in modo distaccato possa essere più efficace del mostrare un alto grado di coinvolgimento, ma in entrambi i casi potrebbe essere importante soffermarsi più sui propri sentimenti che non sul comportamento. Da innamorati, può capitare di sentire emozioni molto intense, ed è importante riuscire a ricondurre le proprie emozioni a pensieri comprensibili e realistici. Così facendo, l’innamoramento avrà maggiori possibilità di modificarsi in un sentimento di amore e questo passaggio permetterà di gestirsi più agilmente nelle proprie decisioni o nelle eventuali conseguenze.
Soffrire incessantemente per gli eventuali fallimenti della propria esperienza sentimentale è conseguenza di un approccio “da innamorato” più che “da persone che si amano”. Sono le persone innamorate a non riuscire a “farsi una ragione” delle proprie vicende amorose, mentre se gli eventi si sono svolti in una determinata maniera, significa che esistono una o più motivazioni esaustive.
Amare è meglio che innamorarsi
Per promuovere il proprio benessere emotivo all’interno delle relazioni sentimentali è utile lavorare sul proprio modo di pensare l’altra persona, la relazione e le proprie emozioni piuttosto che concentrarsi esclusivamente sull’efficacia di una strategia. Amare è più efficace dell’innamorarsi dell’altra persona. Ma molte persone non apprezzano questo suggerimento.
Per alcune persone l’invito ad amare più che ad innamorarsi può essere recepito come un fallimento. Infatti alcuni cercano relazioni che permettano di vivere emozioni intense nella speranza che quelle emozioni colmino le proprie necessità. Di conseguenza, se l’amore è conseguenza di pensieri realistici che portano ad emozioni moderate, la prospettiva di vivere una relazione di amore potrebbe essere deludente per tutti coloro che sognano di innamorarsi di una persona ideale. Il problema, se così può dirsi, è che le relazioni di cui parliamo sono reali e coinvolgono persone reali.
Un approccio idealizzato mostra i suoi limiti al primo scorgere di difetti o difficoltà, rendendo difficile mantenere una visione di insieme e scegliere se coltivare comunque la relazione. Spesso essere innamorati può aiutare a tenere duro durante i momenti di difficoltà e a sopportare i difetti, ma a volte impedisce di farlo in modo costruttivo. Le coppie in cui uno dei due partner subisce violenza ma non si allontana definitivamente, sono coppie in cui c’è innamoramento ma non c’è amore; come le coppie che si tradiscono ma non si lasciano sono coppie di innamorati che non sanno amare. Le coppie innamorate a volte non riescono a lasciarsi nonostante siano autodistruttive, mentre chi si ama coltiva la relazione in modo volontario e consapevole. L’amore è preferibile all’innamoramento perché migliora la vita dei protagonisti, mentre l’innamoramento, di solito, le peggiora. Affrontare le difficoltà insieme alla persona amata offre conforto, mentre nell’innamoramento, anche nella sofferenza, non è mai chiaro quali siano le difficoltà.