Timidezza e omosessualità non dichiarata
La timidezza può essere un problema per tutti, ma nelle relazioni sentimentali tende a manifestare i suoi limiti maggiori. Non è un argomento specifico di un orientamento sessuale, ma è possibile che nel caso di questa domanda sottenda una difficoltà meno evidente.
Domanda n° 28
Come si fa a fare convivere un’estrema timidezza con un’omosessualità non dichiarata?
Risposta di Valerio Celletti
Mi scrive una persona che si interroga su come far convivere la sua timidezza con il non aver dichiarato la propria omosessualità.
Nella sua domanda sintetica non spiega se non abbia mai fatto outing con nessuno o se la sua riservatezza si limiti ad alcune persone. È frequente che alcune persone evitino di parlare del proprio orientamento sessuale ai familiari per paura del giudizio che potrebbe conseguirne. Penso che la domanda in questione riguardi il primo caso, cioè che non abbia mai manifestato il proprio desiderio sessuale nei confronti di un altro uomo.
Quindi la persona che scrive si interroga sul come vivere piacevolmente la propria omosessualità se non ha mai fatto outing con nessuno ed è molto timido nelle relazioni interpersonali.
Superare la timidezza
Può capitare a tutti di avere comportamenti timidi. Alcuni si comportano con timidezza nei confronti delle persone che desiderano, altre verso l’autorità scolastica o lavorativa e altre ancora si comportano da timide quando vogliono nascondere qualcosa. La timidezza è un comportamento che può essere messo in atto per svariati motivi.
Anche se può capitare a tutti di comportarsi con timidezza, non tutti si considerano timidi. Generalmente l’etichetta di timido diventa ingombrante quando finisce per descrivere alcuni momenti ritenuti fondamentali. “Se non riesco mai a parlare con quella persona che mi piace, allora sono timido”. Considerarsi timidi tende a favorire comportamenti timidi. “Ma dove voglio andare con tutta la mia timidezza?”. Le persone che si considerano timide sono le prime a non credere nelle proprie possibilità di comportarsi diversamente.
Per il timido è quasi impossibile intravedere un futuro diverso in cui riuscirà nel suo intento. Di conseguenza spesso le persone timide finiscono per rimanere timide o per diventarlo sempre di più. Crescono, cambiano ambiente e diventano adulti riservati e silenziosi. Un risultato notevole se ci si sofferma sull’idea che i timidi non esistono. O perlomeno i timidi esistono come i tennisti o gli imbianchini. Giocare una partita di tennis o aver dipinto una parete è frequente, essere professionisti è raro, ma quasi nessuno fa esclusivamente quello o lascia che tutta la propria vita sia definita da quel comportamento.
Il primo passo per superare la timidezza consiste nell’iniziare a pensare di non essere “solo un timido”, ma di essere “una persona che in certe situazioni si comporta con timidezza”. Non sempre, non per forza.
Come mai la timidezza sembra una caratteristica stabile?
Vivere ripetutamente l’esperienza del fallimento contribuisce a far sentire disarmati. Ogni volta che si perde è importante cercare di capire cosa non abbia funzionato. Fare esperienza si basa sull’imparare dai successi e dalle sconfitte. Le persone che si comportano in modo sistematicamente timido tendono ad avere difficoltà a fare esperienza della propria timidezza. Se evitano di fare esperienza, finiscono per considerarsi inevitabilmente timidi.
Per fare esperienza non è sufficiente buttarsi nelle situazioni. Occasionalmente capita che per alcune persone utilizzare un approccio spartano sia efficace, ma nella maggior parte dei casi è inutile o controproducente. L’ingrediente fondamentale per fare esperienza della timidezza consiste nel comprendere sufficientemente bene gli eventi e le persone coinvolte.
Chi si comporta con timidezza tende ad aver paura del proprio interlocutore. La paura di non essere ricambiato dalla persona desiderata, la paura di essere danneggiato dall’autorità o la paura di essere scoperto per le proprie mancanze. La persona che si comporta in modo timido generalmente pensa che le situazioni o l’interlocutore possano risultare pericolosi per la sua incolumità fisica, economica, morale, sociale, valoriale, ecc… Quindi per superare la timidezza serve capire come proteggersi dal pensiero che provoca paura.
Timidezza e omosessualità
Superare la timidezza consiste nel superare la paura. E superare la paura è conseguenza del superare i pensieri che la producono. Formalmente la timidezza nell’omosessualità non è diversa dalla timidezza in altri ambiti. Nello specifico pensare con paura al proprio possibile incontro con una persona dello stesso sesso probabilmente innesca pensieri in merito al possibile giudizio altrui o ai giudizi che formulerebbe su sé stesso se realizzasse quello che ha sempre fantasticato.
Dato che presuppongo che la persona che mi ha scritto proverà a farsi avanti con qualcuno che ritiene dello stesso orientamento sessuale, in quel caso la timidezza sarà indipendente dalla questione dell’orientamento. Quindi è possibile che il problema maggiore possa essere il giudizio che lui esprimerebbe verso sé stesso. “Se mi comportassi così, poi diventerei così”.
Questo ragionamento è molto simile a quello svolto pensando alla timidezza. Se mi comporto da timido allora sono timido. Se mi comporto da omosessuale allora sono omosessuale con tutto quello che comporta. Ma…
- Comportarsi da timidi non rende timidi, ma solo persone che si sono comportate con timidezza per paura di qualcosa.
- Comportarsi in modo omosessuale non rende omosessuali. L’omosessualità è un gusto sessuale che può favorire determinati comportamenti ma non è influenzata dal comportamento.
Timidezza e omofobia
Quindi per mettere insieme la timidezza e il mancato outing serve mettere ordine tra i propri pensieri e concedersi di fare esperienza. Se il giudizio su sé stessi fosse più ingestibile del previsto, probabilmente non sarà per paura dell’altro ma per disgusto di sé stessi. In quel caso il problema passerebbe dalla timidezza all’omofobia. È possibile far convivere piacevolmente l’omosessualità (come tutti gli altri orientamenti sessuali) con la timidezza imparando ad alleviare la timidezza fino a renderla meno vincolante.
Ma far convivere l’omosessualità con l’omofobia è più difficile. Piuttosto che alleviare l’omofobia serve lavorarci per riuscire a superarla. Risolvendo il problema di omofobia diventa possibile permettersi di apprezzarsi e gratificare il proprio desiderio sessuale con il benessere sessuale. Per lavorare sull’omofobia spesso è utile farsi aiutare in psicoterapia. Chiedere aiuto è il primo passo per migliorare.