Il sessuologo risponde #43 – Perché non vuole la psicoterapia di coppia?


Nel 43° appuntamento della rubrica “il sessuologo risponde”, mi scrive una persona che rispetto la sua partner si interroga sul perché non vuole la psicoterapia di coppia. Il partner che si oppone alla psicoterapia di coppia comunica un messaggio. Vediamo almeno 4 messaggi possibili.


Gentile dottore, cosa significa quando una donna ti dice che non le serve la psicoterapia di coppia? La mia partner dice che sa fare le sue scelte da sola.

Grazie

Risposta di Valerio Celletti

Gentile spettatore, indipendentemente dal genere del partner, se la persona con cui abbiamo una relazione rifiuta la nostra proposta di psicoterapia di coppia forse sta mandando un messaggio che può essere utile cogliere. Il primo passo consiste nel parlarne in modo più approfondito. Ma se così non fosse, ulteriormente è opportuno provare ad interpretare il messaggio.

Proviamo ad esaminare insieme alcune possibili interpretazioni alternative.

1) Ha già deciso di interrompere la relazione

La sua partner potrebbe star affermando di aver già preso una decisione. Vuole interrompere la relazione e non stare più nella relazione di coppia. Se non esiste una coppia, non esistono le fondamenta su cui fare una psicoterapia di coppia. In questo caso è più opportuno accettare di interrompere la relazione piuttosto che insistere. È altresì importante esplicitare questa decisione. Se non iniziare una psicoterapia di coppia corrisponde solo a prendere tempo per organizzarsi meglio, questo è negativo. Infatti tenere in relazione una persona che non si desidera la danneggia sia perché la illude, sia perché le sottrae del tempo che potrebbe spendere meglio con qualcun altro.

2) Ha già trovato una soluzione

L’altra persona potrebbe voler affrontare il problema di coppia a modo suo. Ha già deciso cosa fare ed ha solo bisogno del tempo o dei mezzi per realizzarlo. Date queste premesse, non le serve qualcuno che le dica cosa ritiene di sapere già. In generale questo messaggio non è né positivo né negativo. È pienamente lecito avere una propria visione del mondo e di come affrontarlo, ed è assolutamente possibile che la persona abbia ragione nel voler affrontare le difficoltà senza chiedere aiuto. Nonostante questa possa essere una strada efficace, spesso finisce per essere un modo per trovare delle scuse esterne e non affrontare davvero il problema. In molti casi, si procrastina in modo indefinito senza arrivare a nessun risultato.

3) Il problema non esiste

È tristemente frequente che nelle relazioni di coppia capiti che uno dei due partner neghi l’esistenza di un problema. Quando uno dei due partner non condivide l’idea che ci sia un problema su cui dover lavorare, potrebbe affermare esplicitamente che “non esiste nessun problema”, che “la relazione è già perfetta” o che “sei tu ad avere un problema individuale per cui andare in psicoterapia individuale”. Quando succede questo, la relazione ha un problema grave. Infatti è possibile che il problema lamentato non sia realmente grave quanto si afferma, ma non accettando la richiesta di aiuto di uno dei due membri la reazione mostra un secondo problema; una profonda mancanza di lealtà verso la sofferenza del partner che lamenta un problema.

Se non c’è davvero un problema, la psicoterapia di coppia sarà il contesto migliore per farglielo capire.

4) Paura del terzo incomodo

Infine è possibile che il partner sia consapevole dell’esistenza di un problema, ma che abbia paura dell’interferenza prodotta dalla psicoterapia di coppia. Lo psicoterapeuta è percepito come un terzo incomodo ingombrante.

La psicoterapia non è un contesto in cui ricevere giudizi o pareri, ma chi non lo sa potrebbe pensare che uno sconosciuto possa entrare nella relazione e pretendere di imporre il suo punto di vista. In realtà lo psicoterapeuta di coppia collabora per il bene della coppia cercando di rispettare le sensibilità di tutti i suoi membri. Ma esiste comunque un effetto inevitabile che si crea quando certi meccanismi vengono mostrati e raccontati in modo esplicito ad uno sconosciuto. La verità assume meno sfaccettature e, a poco a poco, i colloqui di psicoterapia di coppia contribuiscono alla costruzione di una narrazione unica e coerente dei fatti, refrattaria alle possibili manipolazioni.

A volte alcune persone hanno paura che svelare la struttura della relazione li lasci disarmati, soprattutto se sono dei fini strateghi e manipolatori. Giocare alla pari fa paura.

Come convinco la/il mia/o partner a partecipare alla psicoterapia di coppia?

Non è possibile né utile forzare qualcuno a partecipare ad una psicoterapia individuale. Diversamente, calcare almeno leggermente la mano perché si vada in psicoterapia di coppia è lo scenario più frequente. È raro che entrambi i partner siano ugualmente motivati alla psicoterapia di coppia. Generalmente uno è più motivato dell’altro.

In psicoterapia di coppia inizialmente si lavora anche sulla motivazione individuale, che non può essere forzata, ma può essere quantomeno indagata e stimolata.

Se non si riesce a convincere l’altra persona, può essere comunque utile iniziare una psicoterapia individuale con il terapeuta con cui si voleva iniziare una psicoterapia di coppia. Iniziare a lavorare su sé stessi e portare a casa i risultati del lavoro sulla propria persona sono i modi più efficaci per mostrare l’efficacia della psicoterapia di coppia o per mandare il messaggio che un cambiamento è inevitabile e che le cose cambieranno con o senza l’altra persona.

Spesso le persone preferiscono partecipare, anche fosse per mettere i bastoni tra le ruote. In quel caso, sta a noi accorgerci dell’eventuale cattiva fede e trarne le dovute considerazioni.

Dr. Valerio Celletti