Disturbo dell’orgasmo femminile e masturbazione
Il sessuologo risponde #45
Per il 45° appuntamento della rubrica il sessuologo risponde, mi scrive una donna di 30 anni alle prese con quello che ritiene essere un blocco nella sessualità. Soffre da sempre di un disturbo dell’orgasmo femminile e sta iniziando a perdere desiderio sessuale. Scrive chiedendomi se il problema sia risolvibile e come risolverlo autonomamente. Probabilmente un passo determinante per la soluzione passa per la masturbazione.
Buongiorno Dr Valerio,
Ho avuto modo di conoscerla grazie ai suoi video YouTube, ho trovato molte delle Sue parole utili e di ispirazione per la mia situazione ma ad ogni modo ho sentito il bisogno di condividere la mia esperienza per una Sua opinione.
Sono una ragazza di 30anni, 6 anni fa ho conosciuto il mio compagno nonché attuale convivente. Capii da subito che si trattava di un uomo molto speciale per me, con cui da subito c’è stata molta attrazione fisica e mentale, nonché un’ottima intesa sessuale (anche rispetto a tutte le mie precedenti esperienze). Con lui ho avuto modo di sperimentare più esperienze a livello sessuale e sentirmi appagata, nonostante io non sia mai riuscita a raggiungere l’orgasmo (ne con lui ne con altri, ne da sola). Ci frequentammo per più di un anno e quando finalmente capii di essere innamorata e glielo comunicai, lui dopo poco tempo si distaccò e fermò la nostra “storia”.
Per me fu una grande sofferenza perché ero convinta di aver trovato in lui un compagno di vita, piangevo al pensiero di rinunciare a lui.
Dopo circa due anni e un suo fidanzamento con un’altra ragazza, è tornato da me dichiarando di voler costruire un futuro insieme a me. Nonostante un primissimo momento di paura nel poter soffrire nuovamente per lui, consapevole di essere ancora innamorata di lui, decisi di buttarmi dandogli fiducia e soprattutto seguendo il mio sentimento.
Da allora, sono passati due anni di amore, di cui circa un anno e mezzo di convivenza e non potrei essere più felice. Purtroppo però in questo ultimo anno e mezzo qualcosa nella nostra intesa sessuale sembra si sia rotto. Io non sento più alcun bisogno sessuale (né con lui né con altri), vivo il sesso/fare l’amore come qualcosa che “deve essere fatto“ perché è normale così (altrimenti lo perderei), sento di non riuscire a lasciarmi andare (nonostante io sappia che con lui posso parlare di tutto). Ho pensato che il Covid potesse avermi creato depressione, non ho più avuto voglia di vestirmi, di rendermi bella e provocante, né per lui né per me stessa. L’anno scorso ho affrontato un percorso con uno psicoterapeuta che mi ha aiutato a ritrovare un po’ di serenità, il mio compagno mi è stato tanto a fianco in questo, mi ha aspettato e capito, ma il sesso non è più tornato bello come prima. Lui ora inizia anche a non sentirsi più desiderato da me… mi dispiace tanto farlo sentire così quando per me lui è l’unico uomo che voglio al mio fianco nella mia vita.
Ora i rapporti si son ridotti al minimo e quando capitano spero sempre passino in fretta. Questo è il mio grande problema.
Penso che possa aver influito su questo il trauma che ho provato quando mi abbandonò anni fa, anche se non credo realmente che possa capitarmi di nuovo perché mi accorgo che la nostra relazione ora è “seria” e rivolta realmente ad un futuro insieme. A volte penso che sia stato perché da sempre mi disse che con lui avrei potuto lasciarmi andare e provare l’orgasmo, e io davvero ho creduto che forse con lui – che fin da sempre ho reputato l’uomo della mia vita – forse sarei riuscita (e forse a volte l’ho pure fatta diventare un’ossessione il cercare di riuscirci). O a volte ancora penso che in generale io sono una persona che vuole avere tutto sotto controllo, molto schematica e che quindi con molta difficoltà potrò mai lasciarmi andare. Non solo, forse ormai non sono più nemmeno interessata a provarlo.
A volte cerco di ricordarmi com’era vivere il sesso in passato ma faccio fatica a ricordarlo e se ricordo qualche scena me ne vergogno. E rispetto a questo tema della vergogna penso ormai di vivere il sesso come un tabù. È vero che sono cresciuta in una famiglia in cui parlare di sesso, di fidanzati ecc era davvero un tabù e le rarissime volte in cui si è parlato di questo tema a casa vedevo l’imbarazzo nei miei genitori nel parlarne. Ma fino a due anni fa mai l’avevo vissuto così e anzi mi era sempre piaciuto e mi divertiva essere provocante e desiderata dall’altra persona… Insomma, tanti ipotesi nella testa a cui cerco di dare risposte e un blocco forte nel fare l’amore, nell’essere provocante o anche solo nel pensare o parlare di certe cose con lui.
Consigli per risolvere autonomamente la cosa? Potrebbe non essere più risolvibile?
Grazie in anticipo.
Integrazione alla domanda iniziale
Buongiorno, per risponderle in modo più approfondito credo possa essermi utile avere qualche informazione in più. Può parlarmi del modo in cui vive l’autoerotismo?
Buongiorno Dottore, grazie per il riscontro.
Le rispondo sull’autoerotismo: in generale posso dire che nella mia vita non l’ho mai effettivamente sperimentato.
Più volte il mio compagno mi ha suggerito che quella potesse essere la chiave, ma non la trovo “naturale“ e le pochissime volte che ho provato a isolarmi e concentrarmi non ho comunque avuto alcun tipo di piacere (e anzi ho pensato che fosse più piacevole per me leggere o passare il tempo in altro modo).
Però, aggiungo, in due occasioni in cui ho bevuto qualche bicchiere in più, mi è capitato di provare l’orgasmo e proprio “da sola”.
Ad ogni modo specifico che questo non mi è mai capitato da sobria e soprattutto che per me è sempre stato così, anche in passato quando non sperimentavo alcun tipo di blocco nelle esperienze sessuali.
Grazie in anticipo e un cordiale saluto.
Risposta di Valerio Celletti
Gentile, grazie per avermi scritto e per gli apprezzamenti ai contenuti pubblicati online.
Nel leggere la sua domanda ho ritenuto opportuno integrare la sua spiegazione indagando la masturbazione per capire se nel leggerla mi stessi facendo un’idea sbagliata di quanto descrive, ma la sua risposta invece sembra confermare il mio dubbio.
Infatti parto dal rispondere alla sua ultima domanda.
Il mio blocco nel fare l’amore potrebbe non essere più risolvibile?
Una risposta diretta potrebbe consistere nel dirle che ritengo che il suo blocco sia risolvibile e possa essere positivamente sbloccato per favorire il benessere sessuale desiderato.
Una risposta più corretta, invece, credo debba passare per lo spiegare che parlare di un blocco alla sessualità non è la prospettiva migliore per capire e risolvere il problema attuale.
Nel descrivere il blocco, infatti, apre alcune parentesi su alcune possibili origini della sua difficoltà. Tabù familiari, mancanza di dialogo o difficoltà nel condividere intimità e sensualità nella relazione di coppia. Tutto questo è probabilmente molto reale, ma è errato considerarli tappi che impediscono il fluire di una sessualità sana, viva e sepolta dai problemi. Non funziona così. Le sue difficoltà attuali non celano in sé la donna che era, ma la esprimono il tutta la sua forma attuale. La lei di oggi non è una parte castrata del proprio passato; piuttosto è una nuova forma del modo in cui è cresciuta fino ad oggi.
L’obiettivo non deve essere recuperare la sessualità spensierata dei primi anni della sua relazione, ma imparare dal bello e dal brutto di quanto è accaduto per costruire un approccio sano e forte che sorregga il proprio futuro.
Quindi si, è risolvibile, no, non è sbloccabile, si, è coltivabile. Per quanto ci sia il rischio che possa sembrare un gioco di parole, non vuole esserlo.
Forse rispondendo alla prima domanda riesco ad essere quindi più esauriente e comprensibile.
Come posso risolvere autonomamente le mie difficoltà sessuali?
Iniziamo a definire meglio le sue difficoltà.
Da quanto scrive, senza pretesa di fare diagnosi da una mail ma muovendomi indicativamente con le informazioni che ha scritto, sembra che lei soffra di un disturbo dell’orgasmo femminile permanente (da sempre) e situazionale (sempre tranne che in due occasioni in cui era sotto effetto dell’alcool) e di un disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile acquisito (da un anno e mezzo) e generalizzato. A queste difficoltà sessuali si aggiunge un tratto che descrive come controllante e ossessivo che probabilmente rende difficile collaborare autonomamente con sé stessa in quanto accade di frequente che tali comportamenti si accompagnino ad uno stile ostile nella gestione dei problemi.
Iniziare a riconoscere l’ostilità sottesa al suo prendersi cura di sé stessa è un passo importante per potervi lavorare autonomamente. Non riconoscendola, c’è il rischio di scontrarsi sempre contro un muro in cui non comprendere come mai il ragionamento che sembra perfetto non sortisca il risultato desiderato. Quando accade questo, spesso è dovuto al fatto che a) non serve un ragionamento perfetto, basta un ragionamento abbastanza buono e b) finché usa i suoi pensieri come armi contro di sé, finirà per scontrarsi con innumerevoli meccanismi di difesa in una guerra persa in partenza. Non la perderà perché lei non è abbastanza forte, non si tratta di quello. La perderà perché sta attaccando sé stessa, ed ogni sua vittoria, inesorabilmente, è anche una sconfitta di cui non si rende del tutto conto.
Imparare a volersi bene, a vedere le proprie difficoltà emotive non tanto come ostacoli da battere, ma come caratteristiche sane di un meccanismo sensato e funzionante che non sta riuscendo ad adattarsi come anche lui vorrebbe, è un passaggio fondamentale per risolvere autonomamente la cosa.
Ci lavori con il suo psicoterapeuta o recuperi le parti del lavoro condiviso in passato in cui lavoravate sul suo modo di rapportarsi con sé stessa, sono sicuro che saprà aiutarla in questa parte del lavoro.
Ripetere i tentativi senza metodo, danneggia inevitabilmente la motivazione
Passando invece al sesso, è naturale che vivere la sessualità senza riuscire a sentirsi soddisfatti della propria esperienza comporta, nel tempo, un calo del desiderio. Succede per qualunque attività. Se svolge una qualunque attività insoddisfacente, comprensibilmente quella attività perde di interesse e diventa sempre meno desiderabile. Avere meno desiderio può spesso avere un impatto sull’eccitazione sessuale. L’eccitazione sessuale è importante per vivere la sessualità. Se non c’è l’eccitazione maschile è possibile vivere intimità ma non avere un rapporto penetrativo. Allo stesso modo se non c’è l’eccitazione femminile è possibile vivere l’intimità ma non avere un rapporto penetrativo. Spesso quest’ultimo passaggio non è sufficientemente chiaro, ma è fondamentale. L’eccitazione femminile non è sostituibile con il lubrificante artificiale. L’eccitazione non produce solo lubrificazione, ma anche altri fondamentali movimenti interni che permettono e favoriscono il sesso. Senza cura per l’eccitazione, il sesso può diventare un problema.
Per lavorare sul perseguire l’orgasmo è importante cercare di mettere meglio a fuoco il proprio obiettivo. Da quanto ho letto nella domanda, mi è sembrato di capire che in passato esisteva l’idea che il suo partner dovesse avere un ruolo fondamentale nell’aiutarla a perseguire il proprio orgasmo. È vero che la persona con cui condivide il piacere della sessualità ha un ruolo importante, ma sarebbe un errore pensare che il proprio piacere debba essere prodotto dalla persona con cui vive il sesso. Infatti l’orgasmo è una fase fondamentale del ciclo di risposta sessuale che richiede una partecipazione personale che può essere aiutata dal contesto, ma deve necessariamente essere promossa e vissuta da chi vuole raggiungere quella sensazione piacevole.
Una breve introduzione alla masturbazione
Quindi è importante iniziare a concentrarsi maggiormente su sé stessa, sui propri pensieri, sulle proprie emozioni, sulle proprie fantasie e desideri sessuali, e proseguire dedicando maggiore attenzione al proprio corpo, alle sue sensazioni, ai propri genitali ed al modo in cui funzionano, imparando a sentirli e ad usarli con consapevolezza ed efficacia, anche nel contatto con il suo partner. Ma il suo partner riguarda le ultime 3 parole di una frase di 4 righe. Se desidera comprendere meglio la propria sessualità un passo necessario riguarda l’esplorare autonomamente la propria sessualità.
La masturbazione è il contesto d’elezione per vivere autonomamente la sessualità. Per molte persone è il primo modo di vivere il contatto sessuale con il proprio corpo, e per altrettante persone rimane il modo preferito di vivere la sessualità anche dopo aver iniziato ad esplorare la sessualità con altre persone. È possibile vivere la masturbazione da soli, con o senza sex toys, in presenza di un’altra persona o lasciandosi stimolare da un’altra persona. In ogni caso, esistono innumerevoli alternative al sesso coitale.
Per lavorare sul proprio rapporto con il piacere nella sessualità è utile iniziare dalla cosa più semplice. Non si complichi la vita pensando di fare qualcosa di complicato. Faccio questa premessa perché a volte capita che le persone pensino che “più c’è, meglio è”. Non è così. Nella ricetta per un buon sesso bastano pochi ingredienti di qualità.
Quindi basta lei, il suo corpo, un contesto privato e confortevole e qualcosa che stimoli il suo desiderio sessuale. Il desiderio sessuale corre sui binari dei sensi. Per alcune persone è più sensibile la vista e aiutano il proprio desiderio con immagini e video. Per altre persone è più forte il senso del tatto e preferiscono usarlo ad occhi chiusi mentre stimolano il proprio corpo. Per altre ancora serve l’udito, l’olfatto o il gusto. Ogni senso può essere stimolato senza necessariamente il bisogno di coinvolgere altre persone. Si concentri sul proprio corpo e parta da lì.
Masturbarsi non significa penetrarsi. La penetrazione è una parte importante e piacevole della sessualità, ma per molte persone non è l’aspetto più piacevole della sessualità. Piuttosto è utile capire l’anatomia della propria vulva, imparare a guardarla ed imparare ad esplorarla per capire a fondo quali punti le risultano personalmente più piacevoli. Per la maggior parte delle persone la clitoride è il punto più importante da stimolare, direttamente o indirettamente. Per alcune persone è necessario stimolare la clitoride scoperta dal suo prepuzio clitorideo, mentre per molte persone tale sensazione, soprattutto se non ancora eccitate, può risultare troppo intensa. In tal caso, è opportuno stimolare la propria clitoride lasciandola coperta dalla propria pelle e seguendone la forma.
La stimolazione può essere esclusivamente esterna o coinvolgere anche l’esplorazione interna del proprio canale vaginale. Tendenzialmente tutto quello che può interessarle è presente nei primi 3-5 cm del canale vaginale. Non entro ulteriormente nel dettaglio per lasciarle la libertà di esplorare e scoprire da sola cosa le può risultare più o meno piacevole.
Un breve, fondamentale, passo verso sé stessa
In tutto questo, è importante lavorare sul contatto con sé stessa per iniziare a vivere da sola l’orgasmo che cerca. Successivamente esisterà certamente anche l’occasione di viverlo con il suo partner. Si tratti di condividere intimità, masturbazione, coito o qualunque altra attività desiderata. Tutto può portarla all’orgasmo, ma serve partire dal sapere cosa cerca. Altrimenti il sesso può diventare un dialogo in cui nonostante la buona volontà altrui, noi non sappiamo cosa dire. La sessualità può andare bene in tutte le sue forme, ma il suo calo del desiderio porta a pensare che stesse cercando di più.
Mi raccomando, non è solo una questione corporea. Il corpo è fondamentale, ma poi c’è l’emozione, il pensiero, le fantasie, i desideri. Impari a conoscersi nella masturbazione e provi a sperimentare prima da sola, e poi con il suo partner. C’è ampio spazio per muoversi autonomamente nella direzione desiderata.
Spero di esserle stato di aiuto, non esiti a scrivermi per ulteriori dubbi.
Cordiali saluti