Si può essere apprezzati senza creare una famiglia? Benessere Sessuale #47


Con la società di oggi le persone che non hanno un obbiettivo della vita vengono meno apprezzate.
Per questo, ti chiedo: si può vivere la vita anche senza creare famiglia e mettere al mondo figli?


Risposta di Valerio Celletti

Grazie per questa domanda. Apre ad un tema estremamente ampio che sicuramente non riesco ad esaurire con la mia risposta, ma provo volentieri a offrirle un parere in merito.

Senza farla eccessivamente lunga, tutti noi viviamo immersi in un mare di stereotipi ed aspettative. Si tratti di dover mettere su famiglia, di dover avere un lavoro molto remunerativo, di dover sfoggiare un aspetto sessualmente desiderabile, di dover desiderare di visitare mete esotiche del mondo, di dover dimostrare quanto siamo virili o femminili, di dover essere felici e realizzati o di dover essere in pari con scadenze immaginarie entro cui raggiungere determinati traguardi.

La pressione sociale derivante da queste aspettative può essere emotivamente insopportabile. Spesso non è ritenuto sufficiente vivere e fare del proprio meglio, ma sembra che si debba fare o essere sempre qualcosa di più.

Quindi gli stereotipi hanno solo lati negativi?

Dipende. Esiste sia del buono che del cattivo in un meccanismo così ampio e complesso.

Se un meccanismo simile fosse solo negativo, probabilmente si sarebbe già estinto da molto tempo. I comportamenti che contengono degli aspetti problematici tendenzialmente hanno quasi sempre un vantaggio secondario. Un vantaggio secondario è un aspetto positivo che non è sufficiente da rendere positivo quel comportamento, ma porta a ripeterlo anche se è principalmente sbagliato. Come fumare o mangiare troppo gelato. Sappiamo che hanno conseguenze negative, ma è un comportamento frequente per chi cerca un appagamento o una distrazione.

Proviamo a distinguere alcuni aspetti di questi stereotipi per capire cosa possiamo provare a salvare e cosa, invece, è utile provare a lasciarci alle spalle.

Come mai gli stereotipi sociali sono sbagliati?

Forse per rispondere a questa domanda basterebbe dire che gli stereotipi sociali sono impersonali, quindi non tengono mai davvero conto della persona a cui si rivolgono e finiscono per essere occasione per mettere pressione sulla libertà individuale. Promuovere uno stereotipo sociale, in molti casi, finisce per essere un’esperienza invalidante nei confronti di chi li subisce.

Infatti quando si afferma che qualcuno dovrebbe essere o fare qualcosa, si compie un’azione delicata che rischia di invadere l’altro. Tale invasione, a seconda di chi la compie e verso chi la attua, può essere rovinosa per la salute emotiva dell’individuo.

Dire a qualcuno che deve farsi una famiglia, significa imporgli un obiettivo relazionale e sociale che invece, per alcune persone, è totalmente controproducente. Non tutti devono mettere su famiglia o avere necessariamente una rete sociale familiare o amicale. A difesa di tale obiettivo, spesso viene usata l’argomentazione secondo cui “l’uomo è un animale sociale” o “è normale avere una famiglia, dei figli, degli amici” e per molte persone effettivamente è così. Ma non è vero che necessariamente tutti abbiano bisogno della stessa cosa.

Gli stereotipi sono invalidanti

Di conseguenza, invalidare qualcuno in termini psicologici significa minare la validità del suo pensiero su sé stesso. “Quello che pensi di te stesso non è vero”. “Anche se sei l’unico spettatore di quanto avviene nella tua mente e sei l’unica persona che è a contatto con le sue emozioni, quello che vivi non è davvero il tuo pensiero”. “Devi pensarla come la pensa il tuo interlocutore”. Per chi non ha un’opinione solida, questa pratica può avere effetti emotivamente devastanti. Non si sa più cosa pensare e si diventa preda del dubbio e di emozioni dolorose.

Perché sia chiaro, l’alternativa ad avere opinioni solide non è avere convinzioni dogmatiche, ma piuttosto avere una ragionevole convinzione nelle proprie opinioni. Le opinioni più salde funzionano come le strutture antisismiche, sono flessibili e sanno piegarsi a dovere per rimanere in piedi. Mentre le opinioni dogmatiche tendono a frantumarsi quando vengono stressate. Gli adolescenti, nella propria ricerca di sé, tendono ad essere pieni di dogmi ed a essere molto vulnerabili alle invalidazioni.

Gli stereotipi, per definizione, tendono ad essere opinioni dogmatiche fragili che si perpetrano con il passaparola. Di generazione in generazione vengono insegnate in un telefono senza fili che le rende sempre più spigolose ad ogni passaggio. C’è chi riproporrà in modo identico e rigido quello che gli è stato insegnato, e chi proverà a cavalcare le idee diametralmente opposte a quelle ricevute diventando altrettanto rigido nel prenderne le distanze. “Devi fare figli per essere davvero realizzato/a!” Oppure, “è da scellerati fare figli in un mondo sovrappopolato e in declino!”. La convinzione che esista una scelta universalmente giusta è uno stereotipo rigido. Tendenzialmente tutti i pensieri rigidi sono almeno parzialmente errati.

Chi subisce aggressioni verbali, bullismo o altre pressioni sociali, spesso subisce un tentativo di invasione da pensieri rigidi ed ostili. In molti casi, subire questo meccanismo per molto tempo finisce per entrare nell’esperienza individuale. Essere scherniti per anni, per esempio, porta a introiettare l’idea di essere ridicoli, o rende estremamente vulnerabili all’idea di poterlo essere. Potenzialmente siamo tutti ridicoli. Ma chi ha paura di esserlo finisce per vivere tutta la vita sotto il terrore di poter essere ridicolo. Per sempre vittima di uno stereotipo. Di conseguenza, lo riproporrà, uguale o contrario a come lo ha appreso.

Esiste un lato positivo degli stereotipi sociali?

Per quanto le pressioni sociali siano un’esperienza generalmente negativa, sarebbe sbagliato affermare che le persone esercitino pressione sociale per motivi sbagliati. Le pressioni sociali e gli stereotipi hanno anche un lato positivo. Ma come è possibile che qualcosa di potenzialmente devastante per la salute emotiva possa avere un lato positivo? Spesso la differenza sta nei dettagli.

Infatti non è detto che tutti gli stereotipi debbano essere ugualmente rigidi. Esistono dei principi generali che può essere utile tenere a mente per non vivere tutto come se ogni nuovo dettaglio dovesse richiedere un ragionamento a sé stante. È utile risparmiare energie e non dover affrontare ogni cosa come se fosse sorprendentemente nuova. Saperlo fare può essere fonte di innumerevoli scoperte e sa essere fondamentale per affrontare alcune difficoltà, ma farlo sempre comporterebbe una lentezza ed una fatica poco pratici.

Presupporre che le persone per strada si comportino in modo civile e rispettoso delle leggi è uno stereotipo. Innumerevoli persone attraversano con il rosso o non rispettano il bene pubblico, però è utile pensare che generalmente se cammino sul marciapiede le macchine non mi investiranno. Succede quasi sempre così, e camminare sul marciapiede guardandosi da ogni veicolo renderebbe impegnativo camminare in città.

Stereotipi e motivazione

Ma oltre ad essere comodi per chi ci crede, gli stereotipi sociali hanno un obiettivo nei confronti del prossimo, cioè motivarne il comportamento. Infatti quasi tutti i condizionamenti sociali hanno un obiettivo motivazionale. Spronare qualcuno a un’azione o a trattenersi da un’azione. È importante che esista un certo grado di collaborazione sociale nello spronarsi a comportarsi come si pensa che sia corretto. Basti pensare al motivarsi ad una forma fisica sana. Il BMI, l’indice di massa corporea, indica un possibile range di peso tendenzialmente sano entro cui cercare di collocarsi.

Ma secondo il proprio stereotipo, ognuno ha una sua idea di cosa sia un peso ideale. Per alcune persone siamo sempre troppo grassi, per altre saremo sempre troppo magri. Quasi tutti sono animati da uno stereotipo, positivo o negativo, di come essere o non essere. Su questo tema il body positive si schiera correttamente contro tali stereotipi, ma cammina sul sottile filo del tema della salute. È sbagliato criticare chi non è in forma, ma contemporaneamente un BMI superiore al 35 comporta un grave rischio per la salute. Il problema, qui, è come intervenire? È sempre lecito intervenire? E se qualcuno non volesse essere aiutato? Suicidarsi inconsapevolmente è accettabile? A che punto una persona può dirsi consapevole? Quanto ci si sente in dovere di aiutare le persone a cui si vuole bene anche a costo di rovinare il rapporto? Se si rovina il rapporto, è ancora possibile aiutare la persona a cui si vuole bene?

Gli stereotipi peggiori: quelli sui pensieri e sulle emozioni

Già qui, il tema è complesso. Ma il problema acquista dimensioni ancora maggiori quando lo stereotipo entra nel campo dei pensieri e delle emozioni. Quando lo stereotipo non descrive più un comportamento, finisce per cercare di normare qualcosa di molto personale, i pensieri o le emozioni. La libertà personale finisce dove inizia quella altrui. Allo stesso modo, nel momento in cui i cittadini hanno un comportamento sufficientemente adeguato alla convivenza civile, la società sarebbe opportuno non provasse a modificare i pensieri e le emozioni altrui.

Idealmente sarebbe bello ci fosse rispetto per l’individualità e per l’autonomia emotiva e di pensiero, ma non è così. Infatti pensieri ed emozioni sono la base fondamentale per cui si decide di mettere in atto un comportamento. Per tale ragione, gli stereotipi in modo più o meno irruento entrano quasi sempre con fare definitorio nel prescrivere quali siano i pensieri o le emozioni che è giusto pensare o sentire. “Per essere una persona buona, bisogna credere nella religione, amare il prossimo, provare compassione per gli indifesi e disgusto per la violenza.” È probabile che tale persona possa essere anche buona, ma non significa che tutti gli altri siano cattivi.

Lo stereotipo della famiglia e dei figli

Quindi chi insiste perché si metta su famiglia, ci si sposi o si abbia figli, non lo fa con cattive intenzioni. Piuttosto esistono innumerevoli stereotipi sulla famiglia che possono motivare l’intromissione altrui. Uno stereotipo può considerare la famiglia come un contesto in cui si pensa sia più probabile che esisterà uno stile di vita sano per promuovere l’educazione dei figli. Dove i non genitori potrebbero essere meno attenti, i genitori tendono a preoccuparsi per i propri figli finendo per interessarsi all’ambiente in cui vivono, alle possibili influenze negative, al promuovere valori positivi per i propri figli. Molte persone suggeriscono quanto possa essere importante avere figli per sentirsi maggiormente parte dell’ambiente, della società e del convivere civile. Altre ancora pensano che tutte le famiglie siano uguali, e sapere qualcuno all’interno di una famiglia la rende prevedibile e comprensibile invece di essere un individuo nuovo e sconosciuto da cui non sapere cosa aspettarsi e di cui, quindi, avere paura.

Per molte persone avere figli e mettere su famiglia può essere un ottimo modo per dare un senso alla propria esistenza. Permette di spronare alla stabilità persone che prima della genitorialità non lo sarebbero mai state. Ma la stabilità non fa per tutti. Come non è detto che le famiglie debbano per forza essere completamente stabili per essere sane. Spesso capita di fraintendere stabilità della situazione con la stabilità di cui necessitano i bambini. Ma le nuove generazioni non necessitano di situazioni stagnanti. Generalmente serve un minimo di benessere economico ed emotivo, ma poi il punto fondamentale e transculturale alle famiglie sane è un profondo senso di coerenza. Spesso le famiglie e i suoi membri hanno vari livelli di incoerenza, infatti non tutte le famiglie sono sane. La maggior parte dei crimini, tendenzialmente, accade tra familiari.

Non tutti hanno bisogno di figli per essere stabili, equilibrati, realizzati, coerenti, ecc… Non tutti hanno bisogno di essere stabili, equilibrati, realizzati, coerenti, ecc… Lo stereotipo nasce con l’intenzione di fare del bene. A sé stessi, salvandosi dal dover spendere energie per comprendere l’altro, e agli altri, con l’idea di salvarli da una possibile esistenza priva di significato e relazioni significative. Come può accadere per molte buone intenzioni, se invade la libertà altrui suggerendo pensieri come “dovresti volere una famiglia”, “non sei normale se non ami i bambini”, “non capirai mai il vero amore come un genitore”, diventa un comportamento violento e invalidante.

Si può vivere la vita anche senza farsi condizionare dalle invalidazioni altrui. Per molte persone è utile lavorare sulla consapevolezza di sé e sul proprio benessere emotivo per imparare a non farsi influenzare.

Benessere Sessuale #47 - Si può essere apprezzati senza creare una famiglia - Valerio Celletti

Benessere Sessuale #47 – Si può essere apprezzati senza creare una famiglia – Valerio Celletti

Una risposta breve, scritta in tante righe

La risposta alla sua domanda poteva essere molto più breve di così, ma ho avuto difficoltà a dare per scontati i passaggi che servono ad argomentarla. Infatti senza il quadro interpretativo di accompagnamento, il significato attribuito a certi argomenti è difficile da riassumere. Esistono innumerevoli non detti e sottointesi che è importante esplicitare per condividere lo stesso inquadramento culturale.

Educazione e informazione su questi temi sono centrali a permettere un dialogo rapido ed efficace. Quindi rispondendo alla domanda iniziale, è giusto chiederle di mettere su famiglia per forza? No. Sarebbe meglio se non le facessero pressioni? Si. Sarebbe meglio se gli stereotipi non esistessero? Non credo.

Gli stereotipi non sono esclusivamente negativi. È importante che esista maggiore cultura perché gli stereotipi siano meno invadenti, meno onnipresenti e maggiormente educati e rispettosi, ma non credo vadano eliminati. Serve cultura e condivisione.

Per quanto possano essere spesso negativi, una società priva di stereotipi sarebbe irrealistica e priva di libertà. Dietro ad ogni opinione esiste un certo grado di pensiero stereotipato. Dietro ogni interazione esiste un’idea stereotipata dell’altro più o meno efficace. Secondo alcuni stereotipi siamo tutti carnefici, mentre per altri siamo tutti vittime. Nessuno è nessuna delle due cose, e tutti sono un po’ entrambe. Chi più chi meno.

Saper vivere e convivere con gli stereotipi e le aspettative sociali richiede cultura e competenza emotiva, che speriamo siano a disposizione di un numero sempre maggiore di persone.

Dr. Valerio Celletti

Scaletta del video – Benessere Sessuale #47 – Si può essere apprezzati senza creare una famiglia?

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