Riassunto

Per il 53° capitolo della rubrica "il sessuologo risponde", scrive una persona che desidera aiutare il suo partner ma teme di ferirlo o di essere fraintesa.

Aiutarlo senza fraintendimenti – il sessuologo risponde #53


Come aiutarlo senza fraintendimenti? Dato che non è possibile non comunicare, è meglio provare a capirsi che sembrare disinteressati.


Domanda

Gentile Dott. Celletti,

Ho 41 anni e ho iniziato una relazione con un uomo di 58 anni. Entrambi usciamo da relazioni di lunga durata emotivamente difficili e sessualmente deludenti. Questo nuovo amore è una magnifica nuova primavera per noi. Siamo molto coinvolti, molto attratti l’uno dall’altra e stiamo costruendo una relazione piena di fiducia e complicità.

Finora i nostri incontri sessuali sono stati molto soddisfacenti e coinvolgenti. Il mio compagno però ha un problema di erezione. Il desiderio sessuale e la stimolazione di ogni tipo si traducono in un’erezione non ottimale che a volte ci impedisce alcune pratiche sessuali (il sesso anale, ad esempio, ma a volte anche la penetrazione vaginale). Direi che circa la metà delle volte siamo in grado di portare a termine, anche se con qualche titubanza, il rapporto sessuale e arrivare entrambi all’orgasmo; altre volte ricorriamo ad altre stimolazioni e il mio compagno rinuncia a raggiungere l’orgasmo. Gli ho chiesto se questo lo frustra e mi ha detto di sì. Gli ho chiesto se capita anche quando è da solo e si masturba è mi ha detto di sì.

È un problema medico o psicosomatico?

Attualmente direi che questo non ha significativi effetti sul nostro benessere sessuale, perché riusciamo comunque a darci piacere e siamo entrambi soddisfatti. Per usare una sua distinzione, direi che il problema è più relativo al mio compagno che alla relazione. Personalmente, infatti, non mi sento frustrata, traggo molta soddisfazione dai rapporti e sono anche fiduciosa nel fatto che possiamo trovare molte soluzioni creative per il benessere sessuale anche in futuro. Mi chiedo solo come gestire al meglio la situazione, emotivamente e sessualmente.

La cosa che forse mi dà più pensiero è che il mio compagno ha una sua narrazione sul problema che temo possa nuocergli nel caso in cui invece sia un problema di natura fisica e nasconda altri problemi di salute (so che ha una sorta di ispessimento del tessuto cardiaco che non ha però portato i medici a prescrivere farmaci o interventi finora).  I problemi di erezione sono sorti circa tre anni fa a seguito di un ricovero per uretrorragia dovuta a un’infezione. Questo evento è coinciso con la scoperta che sua moglie lo tradiva da molto tempo. Tutto questo ha portato il mio compagno a dirsi che il problema era di natura psicosomatica.

Il fatto che ora abbia una relazione con me e che abbiamo rapporti lo porta a dire che io lo sto guarendo. Come avrà capito è il genere di persona che predilige la medicina alternativa al parere di un medico.

Come aiutarlo senza ferirlo?

Mi chiedo come impostare il discorso con lui, cosa sia meglio fare per lui e per la nostra relazione. Vorrei aiutarlo, ma temo anche che intromettendomi in un problema che per ora è solo suo lui possa fraintendere e sentirsi insicuro sulla soddisfazione che dà a me sessualmente.

Ho anche letto che una grande percentuale di uomini sopra i 60 anni ha problemi di erezione; quindi, mi chiedo se sia più giusto affrontare il problema o ragionare sul fatto che prima o poi tutte le coppie si trovano davanti a un problema di erezione e quindi concentrarci sul benessere sessuale data questa variabile.

Sono fiduciosa nei suoi consigli.

Grazie

Risposta di Valerio Celletti

Gentile lettrice, grazie di aver scelto di condividere la sua esperienza.

Non nuocere

Trovo molto preziosa l’idea di voler aiutare il suo compagno cercando la modalità più efficace e, contemporaneamente, evitando di urtarlo su argomenti su cui le sue fragilità potrebbero indurlo a vivere l’essere aiutato come una possibile aggressione. Perseguire questo obiettivo è importante e difficile.

Non credo esista in senso assoluto una modalità che permetta di aiutare eliminando il rischio di ferire. Ogni volta che interveniamo, anche fosse con le migliori modalità ed intenzioni, danneggiamo sempre almeno in minima parte qualcosa. Danneggiare il meno possibile mentre si aiuta il più possibile è uno dei principi cardine delle professioni sanitarie. Non è facile, e a volte può capitare, purtroppo, di non essere efficaci quanto si vorrebbe.

Le scrivo questa premessa per aiutare a leggere la mia risposta tenendo in considerazione questa chiave di lettura. Si, cercheremo di non ferire nessuno più del necessario. No, non è possibile evitare di correre il rischio di ferire chi desideriamo aiutare. Poniamoci il problema di non ferire, dedichiamo tempo ed energie a questo scopo, ma affrontiamo questa eventualità con consapevolezza e coraggio.

Sovrastimare o sottostimare?

È frequente che le persone abbiano la tendenza a sovrastimare le componenti mediche sottovalutando gli aspetti psicologici. In questo caso, invece, è possibile che si stia parlando di un meccanismo opposto. Come è possibile sottostimare l’impatto della mente sul corpo e sul suo funzionamento, altrettanto a volte è possibile sottovalutare le componenti mediche dei propri problemi.

Questa tendenza, di solito, non è generalizzata a tutte le difficoltà. È raro che qualcuno sottovaluti le implicazioni mediche di una gamba rotta. Diversamente, esistono molte funzioni corporee complesse che tendono ad essere difficili da comprendere e presentano vulnerabilità psicologiche. Per esempio, la digestione, la circolazione sanguigna, la muscolatura implicata nella postura, il riposo, la respirazione e, spesso, la sessualità.

La sessualità è frequentemente danneggiata da meccanismi psicologici. Al punto che ogni volta che si ha un problema sessuale è utile interrogarsi sul proprio funzionamento emotivo. Questo però non implica che non possa trattarsi di un problema da risolvere su un piano medico o anche medico. Trattare un problema medico con soluzioni psicologiche rischia di essere terribilmente inefficace e frustrante.

Nella sessualità, soprattutto oltre i 50 anni, tendono spesso ad esserci alcune componenti mediche. Questo non significa non ci siano anche componenti psicologiche precedenti o conseguenti. Ma è opportuno distinguere le cause per trattarle ognuna secondo la modalità più efficace.

Il bravo paziente partecipa attivamente alla terapia

Tutti i pazienti hanno le loro preferenze su chi consultare. Sia quando ci si rivolge ad un medico “tradizionale”, sia quando ci si rivolge ad un medico “alternativo”, è utile fidarsi dei professionisti senza delegare completamente la responsabilità di curare il problema.

Fidarsi di un medico tradizionale senza cercare di capire il problema o la soluzione espone al rischio di sbagliare. Altrettanto è importante cercare di capire il problema e le spiegazioni dei medici alternativi. Lo stesso discorso vale per la psicoterapia e per tutte le altre professioni di aiuto.

In generale il paziente non è tenuto a capire tutto quello che si fa nel suo percorso di cura, ma è opportuno cerchi, nei limiti delle sue risorse e capacità, di capire il senso delle cure che gli vengono proposte.

Il professionista ha il dovere di cercare di rendere comprensibile il problema complesso, ed il paziente è utile provi a sforzarsi di avere una partecipazione attiva e collaborativa nella risoluzione della sua difficoltà.

Questo significa che tutti i pazienti, in modo più o meno esplicito, hanno delle preferenze per una modalità di trattamento. È naturale sia così. Serve capire se la modalità preferita è anche la più efficace per risolvere il proprio problema. Consultare più specialisti, massimo 3, aiuta a farsi un’idea su quali sono gli approcci consigliati. Poi è sempre responsabilità del paziente scegliere come procedere. In fondo, si tratta della sua salute.

I problemi sessuali dopo i 50 anni

Con l’aumentare dell’età, il corpo tende ad avere un numero sempre maggiore di problemi di natura medica. È naturale. Succede altrettanto con qualunque oggetto. Più viene usato, più passa il tempo, più richiede manutenzione e diventa probabile si possa rompere qualcosa.

Dopo i 50 anni è statisticamente sempre più probabile che un problema sessuale abbia una causa o una componente medica. Per questo motivo, nonostante i problemi sessuali tendono ad avere sempre una componente psicologica che causa o consegue al problema, generalmente è prassi che dopo una certa età chi ha un problema sessuologico faccia una visita sessuologica e una visita andrologica o ginecologica. Mi raccomando, è utile cercare un medico che si occupi esplicitamente di tematiche collegate alla sessualità.

Enzimi e tessuto connettivo

Esistono alcune ragioni per cui oltre i 50 anni aumentano le probabilità di cause mediche. Con l’avanzare dell’età il corpo perde alcuni enzimi e la loro capacità di sintetizzare efficacemente alcuni elementi essenziali. Di conseguenza si modifica il modo con cui vengono assimilati gli alimenti e la loro disponibilità per il corpo. Le conseguenze possono essere varie e risolvibili con l’assunzione di farmaci o integratori prescritti dal medico.

Le conseguenze fisiche dell’invecchiamento sono percepibili in tutto il corpo, ma nella sessualità tendono ad essere particolarmente frequenti. Questo è dovuto al fatto che i tessuti che compongono i genitali sono composti da cellule molto vitali che richiedono un sostentamento specifico. Nei genitali sono molto presenti i “tessuti connettivi”. Con questo termine si includono tutta una serie di tessuti biologici con delle funzioni nutritive particolari e fondamentali. La mancanza di alcuni nutrimenti essenziali può produrre danni progressivi ai tessuti connettivi e conseguenze varie sulla sessualità. A seconda del problema in corso, il medico può suggerire la terapia più adeguata.

Ognuno è massimo esperto di sé stesso

Nel caso in questione non è chiaro se le difficoltà sessuali siano causate da problemi psicologici o medici. Il fatto che queste difficoltà accadano sia nella sessualità di coppia che durante la masturbazione è un indizio a favore delle difficoltà mediche. Infatti, i problemi medici tendono (generalmente) ad avere un andamento generalizzato e stabile nel tempo, indipendentemente dalla situazione o dalle persone coinvolte. Altrettanto l’età (58 anni) rientra in una fascia d’età che è sensibile ai problemi medici. Queste due informazioni ritengo siano sufficienti per suggerire una visita andrologica con un medico sessuologo che sappia aiutarvi con esami adatti a definire al meglio se esistono cause mediche e come trattarle.

Altrettanto è vero che ognuno è sempre il massimo esperto di sé stesso. Qui è possibile esista una componente medica che credo vada approfondita, anche solo per essere esclusa. Però se lui sostiene che il problema è psicologico, forse lo ritiene anche perché è consapevole del modo con cui emotivamente vive la sessualità, sia quando è da solo che quando è in coppia. Inoltre, anche lei nota come spesso, scrive “quasi la metà delle volte”, riusciate ad avere esperienze sessuali soddisfacenti. Questo significa che il sintomo ha alcuni aspetti generalizzati, ma anche alcune componenti situazionali tipiche delle difficoltà psicologiche. Per capirsi, una gamba rotta è rotta sempre finché non guarisce. Qui, invece, il pene a volte riesce ad avere un’erezione soddisfacente mentre altre no.

Bio – Psico – Sociale

Quindi è possibile che effettivamente il problema sessuale sia causato da una componente psicologica, come altrettanto è possibile che esistano delle cause mediche più o meno significative che può valere la pena non trascurare.

Sottovalutare la componente medica rischia di danneggiare il lavoro emotivo personale che lui sta facendo su sé stesso, rischiando di far sembrare inefficaci delle modalità sane di gestirsi che curano l’aspetto emotivo ma eventualmente non sortiscono effetto a causa del problema medico sottostante. Altrettanto insistere eccessivamente sulla componente medica nel momento in cui lui è convinto di avere una difficoltà prodotta da cause psicologiche sarebbe un errore. È possibile che effettivamente il problema sia esclusivamente o soprattutto psicologico e che andare ad esplorare le componenti fisiche al momento sia percepito come una soluzione che produce solo confusione.

In generale, i problemi sessuali spesso hanno delle cause multifattoriali che coinvolgono aspetti biologici, psicologici e sociali. Altrettanto è frequente che una di queste aree abbia un peso determinante nell’insorgere o nel mantenimento del problema. In generale, avere più informazioni possibili è un vantaggio. Scegliere di non acquisire delle informazioni potrebbe essere una scelta poco scientifica. Riempirsi di informazioni non pertinenti potrebbe confondere più che aiutare. È complicato.

Per prima cosa, non nuocere

Nella sua domanda, mi spiegava di avere paura di essere fraintesa. Esiste la possibilità che parlare del problema sessuale possa indurre a pensare che lei sia insoddisfatta sessualmente e che stia facendo pressioni per migliorare la situazione perché sta avendo difficoltà a sopportare l’eventuale insoddisfazione attuale. Non esiste un modo per evitare con certezza di essere fraintesa.

Che lei ne parli, come che lei non ne parli, in entrambi i casi lui si farà un’idea di lei e del suo sentire. È inevitabile. Comunicando può apparire come una compagna che si lamenta. Come non comunicando può sembrare una partner disinteressata ed arresa. È possibile fraintendere qualunque scenario.

Però non sono tutti ugualmente fraintendibili. Se non dice nulla, lui ha lo spazio per immaginarsi qualunque cosa. Invece se dice qualcosa ha la possibilità di provare a suggerire una prospettiva. Se ha paura di essere fraintesa su una parte del suo messaggio, può esplicitare questa sua paura nella speranza di essere maggiormente compresa nel suo intento. Se poi l’altra persona sceglie di fraintendere comunque una comunicazione esaustiva, a quel punto il fraintendimento non descrive più lei, ma lui. E se lui la fraintende quando si spiega, è possibile solo immaginare fino a che punto possa fraintendere quando lei non si spiega.

Non parlarne in alcun modo aumenta il rischio di nuocervi.

Chiedere aiuto

Parlate, collaborate, fidatevi ed ascoltatevi. E datevi delle scadenze. Se certe cose non diventano più chiare entro qualche mese, sentire un professionista che possa aiutare può smuovere la situazione. Un medico sessuologo per l’ipotesi biologica, o uno psicologo sessuologo per migliorare la gestione emotiva e la comprensione del problema.

Se il dialogo fosse difficile o impossibile, una psicoterapia di coppia con uno psicoterapeuta sessuologo potrebbe essere un contesto sicuro in cui affrontare certi argomenti delicati. Lo spazio di psicoterapia è un’occasione per farsi accompagnare nell’esplicitare certi pensieri cercando di esprimerli nel modo migliore possibile e di ragionare insieme sulle eventuali conseguenze che potrebbero derivarne.

A volte l’impossibilità di parlare di alcuni argomenti o di collaborare su alcune cose sottende delle regole implicite che i partner portano nella coppia. “Solitamente si fa x o y”, “gli uomini sono tutti…”, o “le donne quando dicono x intendono sempre y”. Rendersi conto della teoria usata a volte aiuta a partecipare realmente ed autenticamente al dialogo senza arroccarsi su pregiudizi che non tengono realmente conto dell’esperienza condivisa in coppia.

Spero di esserle stato di aiuto, mi scriva per ulteriori dubbi.

Dr. Valerio Celletti

Aiutarlo senza fraintendimenti

Il sessuologo risponde #53

Schema del video - Aiutarlo senza fraintendimenti - il sessuologo risponde 53 - Valerio Celletti