Riassunto
Il sessuologo risponde #58 su Maternità e calo desiderio
Maternità e calo del desiderio
Nel 58° capitolo della rubrica il sessuologo risponde, mi scrive una donna alle prese con la maternità e un blackout del proprio desiderio sessuale. Aveva già vissuto questa esperienza durante la prima gravidanza, ma dopo 5 anni la seconda gravidanza innesca nuovamente un problema di calo del desiderio. Da dove iniziare?
Il sessuologo risponde #58
Gentile dott. Celletti,
Le scrivo per avere un confronto su una progressiva riduzione del desiderio collegata all’essere diventata madre.
Da quando ho scoperto la prima volta (5 anni fa) di essere incinta, è come se dall’oggi al domani il mio desiderio fosse scomparso. Mi spiego meglio: con il mio compagno avevamo sempre avuto un forte desiderio sessuale reciproco che alimentava una perfetta intesa sotto le lenzuola; i rapporti erano frequenti, ma soprattutto io mi sentivo libera, bella e desiderabile, e credo che fosse questa percezione, più di ogni altra cosa, ad alimentare il mio desiderio e a rendere il mio corpo estremamente ricettivo. Mi sentivo in sintonia con il mio corpo e a mio agio con la mia sessualità, libera di viverla al meglio, giocando e sperimentando. Peraltro, questa era anche una condizione raggiunta da non troppo tempo, una tra le conquiste di un lungo e faticoso percorso di psicoterapia che mi aveva fatto riacquistare tanta fiducia in me stessa.
Il blackout
Tuttavia, come le accennavo, una volta iniziata la gravidanza, è come se nella mia mente si fosse spento un interruttore, e la mia sessualità avesse subito un blackout. Ho smesso di vedermi come desiderabile, e a dispetto dei valori in cui credo, mi sono vista sempre più solo mamma e sempre meno donna. Dopo la gravidanza è anche andata peggio, e probabilmente questo è in parte normale cambiando completamente i ritmi e avendo pochissimo tempo a disposizione per sé. In breve, il solo pensiero del sesso era diventato come l’ennesima cosa a cui pensare, e mi suscitava lo stesso “brivido” che poteva darmi l’andare a fare la spesa. Il mio compagno è stato paziente e non ha mai smesso di rassicurarmi sul fatto che mi vedeva sempre bella, forse anche di più, e desiderabile. Non che non riuscissi ad avere alla fine degli orgasmi, ma tutto ciò che viene prima, il desiderio, la voglia, il coinvolgimento erano andati in standby…
La seconda gravidanza
Piano piano la situazione è leggermente migliorata, ma sempre lontana dal costituire una vita sessuale soddisfacente e pienamente appagante. Adesso che sono di nuovo incinta sono punto e accapo, sia a livello mentale sia a livello fisico, tanto da avere sia dolore durante i pochissimi rapporti che provo ad avere (la lubrificazione è pressoché inesistente) sia fastidio quando per esempio faccio una visita ginecologica o devo inserire, poiché è stato necessario, degli ovuli. E ancora una volta quello che registro è il cambio repentino nella percezione della mia sessualità all’indomani della scoperta di essere incinta. Sono preoccupata, vorrei recuperare una vita sessuale appagante e sentirmi donna oltre che mamma, e mi chiedo come affrontare al meglio questa problematica, se ci siano strade percorribili e quali.
Grazie per la sua attenzione
Risposta di Valerio Celletti
Gentile, grazie per aver scelto di condividere il suo problema.
Normalizziamo la difficoltà, diventare genitori è complicato
La sua esperienza, per quanto unica e specifica della sua personale storia individuale e di coppia, incontra difficoltà che possono accadere con frequenza a molte persone.
Con la gravidanza è successo che il suo desiderio sessuale ed il suo approccio alla sessualità sono cambiati drasticamente. È normale.
Come ha avuto occasione di sperimentare in prima persona, avere un figlio cambia significativamente gli equilibri nelle proprie priorità. Questi equilibri iniziano a modificarsi durante la gravidanza e vengono completamente alterati dopo il parto e per almeno i due anni successivi. Serve cambiare significativamente le proprie abitudini per stare dietro a tutte le necessità del nuovo arrivato. È un cambio di priorità più drastico di qualunque altro lavoro. Si è assunti a tempo indeterminato per un lavoro che richiede quasi tutta la giornata, a seconda delle esigenze specifiche e delle risorse disponibili.
Maternità e cambiamenti corporei
Durante la gravidanza il corpo inizia un processo di trasformazione che molte persone vivono con sentimenti contrastanti. Da un lato l’arrivo di un nuovo membro della famiglia, dall’altro la perdita di controllo e di contatto con il proprio corpo. La sessualità è un momento intimo in cui si usa con pienezza il corpo ed il proprio modo di viverlo e condividerlo. Lo aveva notato con i cambiamenti successivi al percorso di psicoterapia svolto prima della gravidanza. Era riuscita ad acquisire fiducia in sé stessa ed a vivere con più coinvolgimento, desiderio e piacere la sessualità. Poi il rapporto con il corpo è cambiato e coinvolgimento, desiderio e piacere sono cambiati altrettanto.
Quindi la prima cosa che è opportuno che lei realizzi è che quello che le sta succedendo ha perfettamente senso. Succede a molte persone ed a molte coppie. La differenza risiede nel modo in cui decidete di affrontare i cambiamenti.
Scegliere tra istinto e metodo
Le opzioni principali sono due. Una, spesso molto desiderabile ma poco efficace, che prevede di “seguire il suo istinto”. Secondo questa opzione, è utile fare quello che si sente. Seguire le priorità che le viene spontaneo seguire. Ascoltare il corpo e farsi guidare. Dedicare il tempo a quello che ritiene contestualmente e spontaneamente più sensato. Lasciarsi guidare passivamente dalle emozioni e dalle sensazioni che vive.
Come credo sia facilmente comprensibile dal tono usato, non è la scelta migliore. Ma credo sia una lezione già appresa nel lavoro di psicoterapia che ha svolto in passato. L’obiettivo di una psicoterapia non è mai la spontaneità. La spontaneità è il motivo che ci porta in psicoterapia. Lavorare sul proprio benessere emotivo, invece, consiste nell’imparare a conoscere i propri schemi spontanei ed a promuovere approcci alternativi più efficaci e sani nel prendersi cura di sé e delle proprie necessità. In questo caso, diventare madre è possibile abbia innescato innumerevoli approcci molto spontanei nel modo di prendersi cura di sé e di vostro figlio, ma non tutti sono salutari. è frequente eccedere nel controllo, non delegare e collaborare a sufficienza e non riconoscere bene dove porre i limiti utili a prendersi cura di sé e della coppia oltre che dei figli.
Capire il problema
La seconda opzione, invece, è meno spontanea. Cercare di comprendere meglio quale funzionamento stia creando il problema, ed attuare cambiamenti emotivi e pratici utili a promuovere uno stile di vita più sano.
Nel lavoro di psicoterapia passato aveva imparato a riconoscere alcuni aspetti di sé che ha modificato. Quel processo è stato un successo personale, e può esserlo ancora di più se è riuscita a capire cosa ha funzionato di quel lavoro su di sé. è un lavoro che spesso si fa nella chiusura dei percorsi di psicoterapia, e che riguarda la promozione dell’autonomia. Capire come si è lavorato, cosa si è fatto, e cosa è utile continuare a fare da soli per prendersi cura di sé con costanza e nell’affrontare le inevitabili difficoltà che il futuro ha in serbo per noi. Se riesce a riprendere le redini del lavoro svolto, forse può avere accesso ad alcuni aspetti che erano delicati del suo modo di stare in contatto con sé stessa e può ricostruire il modo in cui la gravidanza ha portato ad un cambiamento spontaneo ma inefficace. Quindi ricontattare la persona con cui ha lavorato in psicoterapia potrebbe essere un ottimo modo per riprendere le redini del problema e lavorarci nuovamente, da sola o accompagnata dal professionista che l’ha già aiutata in passato.
Prendersi cura della coppia o ignorarla?
Lavorando su sé stessa, probabilmente emergeranno alcuni meccanismi molto personali su cui non è possibile entrare per le informazioni a mia disposizione. Facendo invece riferimento ai comportamenti in coppia, quello che probabilmente troverà è che il desiderio sessuale al momento è approcciato in modo spontaneamente disinteressato. L’intimità condivisa con il suo partner è considerata allo stesso modo degli altri impegni. Stare insieme in intimità equivale ad un altro impegno, come fosse il fare la spesa. è un paragone ardito e molto significativo che descrive in modo deciso i suoi desideri attuali. è probabile che da anni lei si sia addestrata a fare la “risolutrice dei problemi” per stare dietro alle infinite richieste di vostro figlio. Questo, eventualmente, porta il tempo intimo in coppia ad essere “solo” questo, un ennesimo problema da risolvere. Ed esiste una soluzione facile e disponibile per risolverlo. Ignorarlo. Tanto lui è paziente, voi avete una progettualità condivisa, e la famiglia si è spostata completamente sull’essere i genitori dei vostri figli.
Questa soluzione è disponibile, ma è possibile che basti esplicitarla per rendersi conto di quanto poco sia davvero una soluzione. Essere uniti da un progetto è molto importante e prezioso. Ma anche il progetto più importante è sempre vissuto, promosso e protetto da persone con desideri e bisogni. Molte coppie perdono di vista la propria individualità quando arrivano i figli perché i neonati hanno necessità, non bisogni. Le esigenze dei figli sono più urgenti e fondamentali, dato che sono piccoli, indifesi e dipendenti dalla vostra cura. È giusto. Ma occuparsi di loro non deve corrispondere al non prendervi cura di voi. E l’intimità può essere un buon modo di prendervi cura della coppia.
Prendersi cura dell’intimità
Intimità non deve necessariamente significare fare sesso e puntare a chissà quanto piacere. Consiglio sia utile sia tempo con un connotato adulto e anche sessualizzato, ma sta a voi capire quando e quanto spingere sul piano della sessualità. È un percorso da recuperare e riscoprire, nella consapevolezza che il suo corpo, dopo la gravidanza ed il parto, probabilmente è anche cambiato in alcune sue funzionalità. I genitali ed il seno a volte sono parti su cui tendono spontaneamente a crearsi idee ed interpretazioni più o meno realistiche dopo essere state usate per la gravidanza e l’allattamento. Riprenda tutto in mano, ed inizi a lavorarci per costruire volontariamente e con costanza una modalità più efficace per vivere la sessualità personalmente e in coppia.
Tutto parte dal recuperare gli strumenti che già possiede ed iniziare a lavorarci. E, nel caso in cui da sola non riuscisse, riprendere a lavorarci in un contesto professionale, prima da sola e poi anche eventualmente in coppia.
Spero di esserle stato di aiuto ed averle suggerito qualche spunto di riflessione utile.
Scaletta del video – Maternità e calo del desiderio – Il sessuologo risponde #58