Riassunto
L'educazione sessuale e emotiva sono strumenti di prevenzione e cura fondamentali per il benessere sessuale
A cosa serve l’educazione sessuale e emotiva?
Per il 61° appuntamento della rubrica il sessuologo risponde ho scelto di dedicare spazio all’educazione sessuale e emotiva. In questa occasione mi ha scritto un ragazzo alle prese con un problema di disfunzione erettile che lo accompagna da quando, 6 anni fa, ebbe una perdita di erezione durante un rapporto sessuale. Ad oggi, spiega di star perdendo interesse per la sessualità. Tale effetto domino è frequente, ma non è dovuto alla natura del sintomo. Spesso la mancanza degli strumenti necessari a comprendere il problema sessuale porta a fare confusione. E dato che nella maggior parte dei casi i sintomi sessuali sono di natura psicologica, la confusione mentale è il nemico principale del benessere sessuale.
Domanda
Buongiorno, sono un ragazzo di 22 anni.
Con la seconda ragazza con cui ho avuto un rapporto (sui 16 anni), ho avuto un episodio di mancata erezione, e questa cosa ha influenzato tutta la mia sfera sessuale. È successo con tutte le ragazze con cui mi sono trovato di stare per finirci a letto (circa una decina), in cui più volte non sono proprio riuscito ad avere l’erezione, altre sono riuscito ma sempre con ansie, tanti pensieri, difficoltà, e imbarazzo per le mie difficoltà.
I pensieri sono per lo più “speriamo vada bene questa volta” o il sentirmi super controllato nei confronti del mio corpo per sentire se sento qualcosa oppure no, senza riuscire a vivermi il momento.
Dal deficit erettivo al desiderio ipoattivo
Sono arrivato al punto in cui non cerco più di avere rapporti, e vivo la sessualità, soprattutto se è la prima volta con una ragazza, in maniera estremamente ansiosa. Ansia che va in calando le volte successive. Sento di star perdendo gravemente la voglia e il desiderio di avere dei rapporti sessuali.
Il problema ora è che sto frequentando una ragazza e qualche giorno fa (nella nostra prima volta) non sono riuscito, e ho veramente paura di poter rovinare il rapporto per via di questa cosa.
Non è un problema di autostima
Vorrei precisare che mi reputo un bel ragazzo, ho un bel fisico, caratterialmente sono molto estroverso e non ho dubbi sulle mie capacità di letto, solamente sull’erezione…
Secondo lei c’è la possibilità di superare e modificare il modo in cui vivo queste situazioni?
Ha dei consigli?
La ringrazio infinitamente dottore,
per tutto il percorso e il servizio che offre.
Cordialmente.
Il sessuologo risponde #61 – Valerio Celletti
Buongiorno, grazie per aver scelto di condividere con me la sua difficoltà.
Quello che descrive è uno scenario molto più frequente di quanto si tende a pensare. Capita un episodio sessualmente insoddisfacente di cui non si riescono a comprendere chiaramente le cause e, da lì, inizia un percorso di riflessioni disordinate sul passato e sul futuro.
Si rumina su quanto accaduto per tentare di venirne a capo, senza però avere gli strumenti per capire sufficientemente bene l’episodio accaduto, e si rimugina sulle occasioni sessuali future immaginando situazioni complicate e problematiche piuttosto che desiderarle con gusto. Oltre al benessere sessuale, il desiderio sessuale è una vittima frequente di questo processo.
Il fatto che questo scenario sia frequente non significa che sia inevitabile o irrisolvibile. Molte persone finiscono per soffrire di disfunzione erettile e/o di desiderio sessuale ipoattivo vivendo esperienze simili, ma solo perché, purtroppo, si trovano in situazioni simili dotate di strumenti e risorse simili. Le due mancanze principali riguardano a) l’educazione sessuale e b) l’educazione emotiva, da cui conseguono competenza sessuale e emotiva.
A cosa serve l’educazione sessuale?
Essere sessualmente più competenti serve a comprendere meglio quanto accade nel sesso e nella sessualità. Capire cosa succede quando un pene (o i genitali in generale) si eccita e, di conseguenza, quali meccanismi possono impedirne l’attivazione sessuale. Se non ho queste informazioni basilari, vivere l’esperienza di una disfunzione sessuale diventa disorientante. In mancanza di informazioni corrette, le persone non riescono a guardare le cause probabili e finiscono per ragionare su spiegazioni più o meno bizzarre.
Per comprendere la situazione, è come se un giorno, mentre qualcuno guida l’automobile, il mezzo si fermasse improvvisamente e il guidatore si trovasse a ragionare su cosa potrebbe averla bloccata. Probabilmente verrebbe ipotizzata qualche opzione più o meno sensata. Il ragionamento, anche con un confronto con le altre automobili in movimento, riguarderebbe il mezzo di trasporto e il guidatore.
Nelle difficoltà sessuali, quando il corpo non funziona come vorremmo, abbiamo gli stessi protagonisti. Il corpo o la mente.
Nel caso di disturbi sessuali, a volte ne parliamo con gli amici o con i nostri confidenti. È un comportamento sensato. Ma, tornando all’auto, sarebbe come chiedere agli avventori del bar più vicino se sanno riparare l’auto. Strano a dirsi, quasi tutti i presenti avrebbero un’opinione o qualcosa da suggerirmi, anche se nessuno di loro fa il meccanico! Essere sessualmente competenti non significa dover essere sessuologo, ginecologo o andrologo, ma almeno avere un’idea un minimo realistica di quali siano le possibili cause di un problema sessuale.
Cosa fare quando si ha un problema sessuale?
Quando si soffre di una disfunzione sessuale, il problema può essere o meccanico (e quindi medico) o mentale (e quindi psicologico).
Come primo passo è buona prassi chiedere una consulenza ad un medico specializzato in andrologia o ginecologia per valutare se esiste un possibile problema meccanico. Si controlla quello che il medico valuta essere da controllare, e, se esiste un problema medico, lo specialista spiegherà le possibili soluzioni.
Nel caso gli esami medici non rilevassero problemi significativi, si concorda sulla presenza di un problema psicologico su cui lavorare con uno psicoterapeuta specializzato in sessuologia. Questa seconda opzione si scontra con la seconda mancanza che citavo precedentemente, la competenza emotiva.
A cosa serve la competenza emotiva?
Essere emotivamente competenti serve a comprendere meglio la propria mente, i propri pensieri, le emozioni che produce e le conseguenze che le emozioni innescano sul corpo e sui pensieri.
Non avere un’idea chiara di come funzionino questi meccanismi innesca problemi complessi che partono anche dal comprendere cosa significhi avere un problema psicologico. Spesso tale affermazione suona simile ad una condanna alla detenzione in manicomio, ma, in verità, tutte le persone hanno meccanismi psicologici più o meno fragili o problematici. Avere un problema psicologico è un’esperienza frequente e normale. Quello che ci salva dalla follia non è l’assenza di problemi psicologici, ma la consapevolezza di quali siano le nostre specifiche fragilità emotive e la competenza nell’uso di strumenti più o meno efficaci per gestirle.
Nel caso della persona che mi scrive, ha rilevato un problema emotivo relativo all’innesco di paura nella sessualità. Bene essersene accorto. Cosa significa? Come funziona la paura? Quali pensieri la innescano? Quali conseguenze ha la paura sul modo di pensare e sulla funzionalità corporea? Quanto influenza i pensieri e il corpo nel sesso? Come gestisce di solito la paura? Cosa ha già sperimentato? Cosa non ha ancora sperimentato? Cosa potrebbe aver senso sperimentare? Cosa le fa pensare che siano soluzioni sensate?
Iniziare a lavorare sul suo problema
Lavorare sulla propria difficoltà significa iniziare a porsi domande e darsi risposte per costruire la competenza emotiva e sessuale necessaria. Se non ci riesce in autonomia, chiedere aiuto a specialisti è la soluzione migliore. Prima da un medico per valutare il possibile problema biologico e poi da uno psicoterapeuta per lavorare sul probabile problema psicologico. In questo caso, il fatto che il sintomo non sia costante e che si modifichi con il crescere dell’intimità relazionale, rende probabile si tratti di un problema di carattere psicologico.
Per iniziare, è utile porsi alcune delle domande che ho scritto. Così facendo, forse la persona si accorgerà che negli ultimi 6 anni ha vissuto molte situazioni, ma ha fatto poca esperienza. Perché fare esperienza non significa fare delle cose, ma capire quello che si sta facendo. Il primo passo è iniziare a fare esperienza di quanto accade, cercando di capire sia cosa succede quando va male, sia cosa succede quando va bene.
Sono situazioni piene di informazioni in cui l’errore peggiore che è possibile fare è insistere nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.
Non è un problema di autostima?
La persona che racconta il suo problema mi scrive della propria fiducia nella sua estetica, nel proprio modo di relazionarsi e di sapersi comportare nella sessualità. Queste competenze potrebbero, almeno in teoria, andare di pari passo con una buona autostima.
Invece, può capitare che, nonostante queste consapevolezze, le persone abbiano comunque molte ansie e paure nei confronti della sessualità. Una possibile interpretazione potrebbe essere che chi mi scrive si sente esposto ad un pericolo che consiste nel percepire l’erezione come una caratteristica fuori controllo.
Se vuole farsi il fisico, si allena ed ottiene il risultato desiderato. Se vuole imparare ad essere estroverso si butta nelle situazioni sociali e prova ad imparare il più possibile a furia di sperimentare. Se vuole essere “capace a letto”, si applica, studia e dialoga con le sue partner per capire al meglio come divertirsi assieme nella sessualità. Mentre, invece, se ha una difficoltà come quella dell’erezione, finisce per trovarsi in balia di qualcosa su cui non sa dove mettere mano per esercitare un certo grado di controllo.
È un’esperienza frustrante.
Non sapere dove andare ad agire è dovuto alla difficoltà di comprendere cosa produca il sintomo del deficit erettivo.
Essere performante non garantisce una buona autostima
Dal canto suo, chi mi scrive ha più competenze di molte altre persone nel momento in cui ha compreso che le sue paure e ansie hanno avuto un ruolo nel produrre il problema. Benissimo. Ma, purtroppo, non è riuscito ad andare oltre.
Da 6 anni sta avendo difficoltà a capire come funzionano le emozioni e come gestire la propria emotività. Se così non fosse, paure e ansie sarebbero presenti (sono emozioni naturali, è giusto che ci siano), ma avrebbero un’intensità più moderata e non sarebbero di ostacolo.
In un certo senso, è possibile che le qualità del protagonista di questa domanda lo abbiano involontariamente ostacolato. Infatti, avere successo nello sport e nella socialità sono traguardi importanti, ma possono essere fuorvianti.
Il benessere emotivo non è conseguenza del successo, ma del relazionarsi in modo sano, ordinato e ragionevole alla propria vita.
Coltivare il benessere emotivo e sessuale
Se, al netto dei nostri successi e insuccessi, riusciamo a stare bene con noi stessi, allora è probabile che riusciremo anche a smuovere le risorse utili a impegnarci nel conseguire i traguardi che desideriamo.
Ma il benessere emotivo è un traguardo diverso dal successo nel superare le sfide di performance. Avere successo, a volte, può portare a fraintendere questo passaggio.
Diversamente i fallimenti, per quanto dolorosi, possono essere occasione per imparare una lezione preziosa. Anche quando falliamo, esiste comunque la possibilità di stare emotivamente abbastanza bene. Non si tratta di accontentarsi o raccontarsi dolci bugie, ma di vivere con consapevolezza e ottimismo i propri fallimenti.
Qualunque successo o fallimento chiunque abbia vissuto nella sessualità, si tratta solo del passato. Tutto ha un’importanza relativa indiscutibile, ma, per stare bene, serve prendersi cura soprattutto di come si approccia al presente e al futuro.
Spero di esserle stato di aiuto con questa breve riflessione.
Mi scriva per ulteriori dubbi.
Il sessuologo risponde #61 – A cosa serve l’educazione sessuale e emotiva? – Valerio Celletti