Riassunto

Il sessuologo risponde #62 - In cosa consiste il lutto di chi perde l'amante?

Il lutto di chi tradisce

Per il 62° appuntamento della rubrica “il sessuologo risponde”, mi scrive una persona che si interroga su “quello che vive dentro di sé il traditore una volta che chiude una relazione con l’amante con cui ha condiviso molto”. La domanda credo sia molto interessante, perché tocca una sfumatura del lutto che spesso è poco rappresentata perché messa in ombra dal giudizio nei confronti di chi viola la fiducia altrui. Proviamo a dedicare una riflessione al lutto di chi tradisce

Il lutto di chi tradisce - Il sessuologo risponde #62 - Valerio Celletti

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Il sessuologo risponde #62

Recentemente ho ricevuto una richiesta di approfondire il tema del lutto di chi tradisce. Nello specifico, la richiesta era di approfondire “quello che vive dentro di sé il traditore una volta che chiude la relazione con l’amante con cui ha sicuramente condiviso molto. Un lutto che si gestisce da solo, mentre deve occuparsi del dolore della persona tradita e cerca di fare gli aggiustamenti alla relazione da cui in precedenza di era distaccato.

Un momento che non è proprio una passeggiata nel parco nemmeno per lui/lei.

Come vive la mancanza dell’ex amante? Sarà per questo che i contatti tra mio marito e l’ex amante continuano a distanza di anni? Come fa a capire di aver fatto la scelta giusta per lui?”

Risposta di Valerio Celletti

È frequente che ragionare sul tema del tradimento possa attivare ricordi e fantasie personali che rendono difficile affrontare con lucidità questo argomento.

Spesso si ragiona sulla persona che tradisce privandola della sua umanità. Il traditore è il carnefice che ha violato la fedeltà e provocato sofferenza al tradito, una vittima candida che non si meritava di essere calpestata nella propria buona fede.

Quindi, per provare a condividere un ragionamento più costruttivo di questo, iniziamo da una premessa formale.

La forma è sostanza

Chi tradisce non è solo un traditore. Non esiste “il traditore”, ma esistono persone che tradiscono. Chi mette in atto un tradimento, solitamente non lo fa con l’obiettivo di infliggere dolore ma, piuttosto, per limitare o gestire il proprio dolore o promuovere il proprio piacere.

Questa distinzione formale può avere un sapore pedante nel distinguere tra un soggetto e un aggettivo, ma è profondamente utile quando si desidera lavorare su argomenti emotivamente intensi dove è facile essere preda di ragionamenti sintetici e fuorvianti.

Chiunque può subire un tradimento. Non esiste “il tradito”. Chi è in una relazione con una persona che tradisce finisce per vedere disconfermata la fedeltà nella coppia. Ma la persona che subisce il tradimento non è descritta in nessun modo da quanto accade, perché non è partecipe dell’azione del tradire.

La persona che subisce il tradimento può essere vittima, carnefice, complice o molto altro. Nessuno è automaticamente descritto dal comportamento altrui, e dimenticarselo rischia di allontanare dal comprendere realmente il modo in cui la specifica persona fa esperienza del tradimento altrui.

Le relazioni possono finire per innumerevoli motivi

Chi sceglie di tradire può anche scegliere di smettere di farlo. Spesso tale decisione avviene dopo essere stati scoperti dal partner ufficiale, ma altrettanto spesso capita che le relazioni clandestine si interrompano per i motivi più disparati senza nessun coinvolgimento del partner ufficiale.

Come avviene in tutte le relazioni, con il passare del tempo cambiano le situazioni e gli obiettivi delle persone coinvolte. Una persona può scegliere di lasciare la partner clandestina o subire la scelta altrui di non voler proseguire nella relazione segreta. In ogni caso, la fine di una relazione, ufficiale o ufficiosa che sia, è un’esperienza di lutto più o meno intensa.

Elaborare un lutto

Vivere un lutto è un’esperienza che le persone possono affrontare in modi radicalmente diversi a seconda delle proprie competenze emotive. Elaborare un lutto significa vivere con consapevolezza e accettazione l’esperienza di una perdita e parteciparvi in modo coerente con sé stessi. Minori sono le competenze emotive, peggiore sarà il processo di elaborazione.

Nell’affrontare la fine di una relazione è possibile arrivare a comportamenti diversi a seconda di costellazioni complesse di emozioni che ruotano intorno al tema dell’autostima e dell’identità.

Nel caso del lutto dovuto alla fine di una relazione clandestina, emergono alcune fragilità collegate al processo di scelta di tradire che affondano le proprie radici nell’autostima e nell’identità, ostacolando ulteriormente il processo di elaborazione della perdita.

Perdere una relazione nata per limitare o gestire dolori esistenziali, comporta il dover tornare a fare i conti con il problema che si stava gestendo e compensando con la relazione ufficiosa. C’è la consapevolezza del proprio star male, o non abbastanza bene, e di aver perso quella che si riteneva essere la soluzione alla propria difficoltà.

1) Crisi e adattamento nel lutto

Le modalità per elaborare un lutto sono molteplici. Quella preferibile potrebbe essere sintetizzata nei concetti di crisi e adattamento. Alcune persone riescono a prendere l’esperienza del lutto come occasione per rimettersi in discussione scoprendo soluzioni più eleganti per gestire la propria sofferenza emotiva, ottenendo la capacità di stare sufficientemente bene senza bisogno di ricorrere a comportamenti opachi.

2) Perseverare

Altre persone, invece, scelgono di cercare una nuova relazione che sostituisca la precedente o, se scottati dal coinvolgimento emotivo o dalla complessità di mantenere il segreto nei confronti della persona ufficiale, scelgono di tamponare con servizi sessuali a pagamento. Tale modalità non elabora il lutto, ma piuttosto lo colma mettendo nuovamente in pratica i comportamenti precedenti.

3) Disperarsi

Un processo di elaborazione parziale del lutto può portare a scegliere di non fare niente. La disperazione è il momento in cui una persona perde le speranze nel futuro. Non riesce ad immaginare un futuro migliore e pensa di essere intrinsecamente danneggiato e privo di motivazione a sperare di prendersi cura del proprio benessere. Entro tale scenario risulterebbe privo di senso provare a tradire nuovamente, come è considerato impossibile migliorare la vita di coppia ufficiale. Le persone che si sentono disperate possono agire comportamenti bizzarri nel momento i cui ritengono siano gli unici comportamenti a loro disposizione.

Tradimento e identità

Il realizzarsi di uno o l’altro scenario è tendenzialmente dovuto al grado di integrazione dell’identità della persona che tenta di elaborare il lutto di chi tradisce. Un’identità frammentata e divisa in parti incoerenti di sé è altamente compatibile con la scelta di vivere in modo frammentato il rapporto con gli altri, permettendosi di esprimere solo alcune parti di sé nei rapporti interpersonali.

Elaborare un lutto richiede di essere consapevoli del senso che la persona persa ricopre nella propria vita. Una persona che ritiene che tale senso si limiti al divertimento o al produrre alcune esperienze emotivamente intense non riesce ad essere consapevole di come, invece, il fulcro della questione risieda nel motivo per cui si sente di aver bisogno di divertirsi di nascosto e di non riuscire ad avere un coinvolgimento emotivo autentico ed intenso con le persone con cui si condivide un progetto di vita.

Chi persevera nei propri comportamenti e chi si dispera prefigurandosi una sopravvivenza dolorosa non ha gli strumenti per riuscire a comprendere l’utilità di fermarsi a riconoscersi come realmente protagonisti della propria esistenza, scevri da ragionamenti che giustificano ogni azione personale come naturale conseguenza del comportamento altrui.

Elaborare un lutto è un’azione di adattamento, non una reazione. Non si sceglie (di solito) di perdere qualcuno, e non essere abituati a vedersi protagonisti delle proprie azioni rende impossibile elaborare un lutto e iniziare a costruire una narrativa più coerente e lungimirante per il proprio percorso di vita.

Come capire di aver fatto la scelta giusta?

Dopo un tradimento, scegliere di proseguire la relazione ufficiale è un’esperienza complessa che contiene diverse sfide. Generalmente la principale consiste nel riuscire a capire che coltivare la relazione di coppia non consiste nel recuperare la relazione passata, ma nel costruire nel presente una relazione con l’altra persona al netto di quanto si conosce già per il passato condiviso.

Quando si sceglie tra partner ufficiale e ufficioso, si affronta una decisione che contiene alcuni elementi simili allo scegliere se tradire o non tradire. È l’occasione per uniformare la propria idea di sé in un’unica narrazione coerente e scegliere, nel bene e nel male, con sicurezza e consapevolezza di poter sbagliare, con quale o quali persone si desidera continuare ad avere una relazione di coppia ed a quale livello di trasparenza.

Esistono molteplici scenari. Da chi torna con il partner ufficiale ma diventa disperatamente depresso/a, a chi sceglie il partner ufficioso ma finisce per boicottare la relazione in quanto perennemente nostalgico della vita relazionale e sociale costruita precedentemente. C’è chi finge un mutamento di intenti per proseguire nei propri comportamenti e chi non riesce a capire come integrare le diverse parti di sé.

Fare la scelta giusta per sé stessi

Per quanto questi scenari riguardino il rapporto con un’altra persona, il fulcro del discorso è individuale. Cosa desidero per me stesso? Quali sono i miei valori? Di cosa penso di aver bisogno? Cosa sono disposto a perdere? La scelta giusta, può essere giusta solo quando è la propria scelta.

Ogni volta che sarà vissuta come la scelta fatta “perché lui o lei altrimenti…” sarà sempre una decisione traballante.

Dr. Valerio Celletti

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