Riassunto

I pensieri, anche poco consapevoli, spesso ci influenzano in modi evidenti

Cambiare atteggiamento da fidanzati

Per il 63° appuntamento della rubrica “il sessuologo risponde”, mi scrive una persona che si interroga su una differenza di genere che ha notato.

Secondo la sua esperienza, le donne impegnate in una relazione di coppia tendono ad essere più a proprio agio nel socializzare, mentre le donne single hanno comportamenti più conservativi. Quindi, si chiede se questo possa essere un comportamento istintivo del genere femminile.

Ho scelto di rispondere anche in video perché ritengo possa essere utile a tutti provare ad essere più consapevoli del proprio modo di socializzare e di come, spesso, tendiamo a cambiare atteggiamento da fidanzati.

Cambiare atteggiamento da fidanzati - il sessuologo risponde #63 - Valerio Celletti

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Il sessuologo risponde 63

Gentile dott. Celletti, volevo porle una domanda.

Ho notato che la donna, quando è single, mette barriere quando viene approcciata.

Poi, quando la donna è fidanzata, è più facile che ceda a conoscere altre persone.

La domanda è questa.

Questi avvenimenti sono innati nella donna?

Risposta di Valerio Celletti

Gentile lettore, grazie per la sua domanda interessante che tocca il tema dell’innato, cioè di quanto le persone sono o non sono consapevoli dei propri processi mentali.

Proverò a risponderle su due aree distinte che rilevo nella sua domanda. La distinzione di genere, se si tratti di una tendenza maschile o femminile, e il processo specifico che ha riconosciuto, cambiare atteggiamento da fidanzati.

È prerogativa femminile?

Infatti, interrogarsi su quanto solo le donne possono avere un cambio di atteggiamento poco consapevole quando fidanzate potrebbe presupporre una distinzione di genere tutta da dimostrare.

Le persone, uomini e donne, a volte cambiano atteggiamento da fidanzate. In certi casi questo cambiamento si traduce nell’essere maggiormente ben disposte a conoscere persone nuove. Altre, invece, corrisponde ad un comportamento esattamente opposto.

Socialità e competizione sessuale

Indipendentemente dal genere, è frequente che le persone vivano l’incontro con potenziali partner sessuali con un approccio competitivo.

Gli altri possono essere percepiti come potenziali predatori sessuali pronti a sedurre, manipolare e intrudere nella propria intimità impegnandosi più di quanto opportuno o ricorrendo a scorrettezze o falsità disorientanti. Questi comportamenti possono essere esercitati da tutti.

È ragionevole avere paura dell’aggressività altrui.

Altrettanto, molte persone provano paura per l’esatto opposto dell’intrusività altrui.

Una prospettiva altrettanto competitiva riguarda l’idea di doversi impegnare a convincere partner sessuali potenzialmente ostili, respingenti e schizzinosi, facilmente propensi al giudizio e ritenuti detentori di un’opinione valida. Questa convinzione può essere ad appannaggio di tutti.

Quando l’incontro con gli altri diventa la partecipazione a un esame a cui si pensa di partecipare partendo da una posizione di inferiorità, è comprensibile essere ambivalenti nel proprio desiderio di avvicinarsi e, contemporaneamente, di prendere le distanze.

Prima l’uovo o la gallina?

Le due prospettive appena descritte sono molto frequenti e spesso tendono ad alimentarsi. Prima se ne esperisce una e, successivamente, si può passare al punto di vista opposto a seconda della persona con cui si sta interagendo.

A volte subire l’incontro con persone competitive stimola riflessioni altrettanto aggressive.

Una donna può essere agguerrita nel sedurre chi è di suo gradimento, tanto quanto può essere fragile nel mostrarsi a una persona da cui pensa di poter subire un giudizio che le per prima condivide.

In modo identico, un uomo può essere motivato e aggressivo nel sedurre ed essere altrettanto fragile quando esposto a giudizi che per primo agisce su sé stesso.

Tutti, indipendentemente dal genere, possono vivere l’incontro con gli altri come una competizione di cui aver paura.

Cambiare atteggiamento da fidanzati

Come conseguenza di tali riflessioni, è frequente che persone che vivono la seduzione in modo competitivo possano cambiare atteggiamento nel socializzare quando fidanzate.

Dentro il ragionamento condiviso precedentemente, la consapevolezza di essere coinvolti in una relazione stabile può modificare in modo significativo l’intensità della paura provata dalla persona fidanzata.

Sapere di essere fidanzati può far sentire protetti dall’intrusività altrui, nella consapevolezza, più o meno realistica, di essere al sicuro dai tentativi più o meno molesti o onesti di seduzione altrui e, di conseguenza, permettendo una socializzazione più sicura e semplice.

In modo diametralmente opposto, essere fidanzati per alcune persone è il motivo per troncare ogni possibile interazione per evitare di mancare di rispetto alla persona con cui si ha una relazione o, prendendo un ragionamento molto diverso, per iniziare a sedurre.

Entro tale prospettiva, la persona vive normalmente con paura il confronto sociale, ma allevia il giudizio altrui diluendolo con la consapevolezza di essere già apprezzata da un’altra persona. È un comportamento frequente in traditori seriali che spesso arrivano anche ad avere due o più relazioni parallele e non reciprocamente consensuali.

Quanto siamo consapevoli di cambiare da fidanzati?

Il termine innato è usato in modo colloquiale con un significato diverso da quello riconosciutogli in ambito scientifico. Per rispondere alla domanda che mi è stata inviata, credo sia più corretto fare riferimento alla consapevolezza del proprio cambiamento.

Molta parte dell’esperienza umana avviene ai confini della consapevolezza. La coscienza partecipa a supervisionare e scegliere molti processi, ma la mente elabora una moltitudine di informazioni senza rallentare per stare ai tempi della coscienza.

Non essere consapevoli del proprio modo di pensare comporta difficoltà nel capire le proprie emozioni e porta a confusione nel riconoscere il proprio atteggiamento.

È frequente che le persone cambino atteggiamento da fidanzate senza esserne pienamente consapevoli. A volte questo si traduce in una socialità più piacevole e leggera, mentre altre in comportamenti opachi, evitanti o controllanti, motivati sotto l’egida della spontaneità.

Esplorare lo spazio liminale

Quello che viene al di fuori della piena coscienza ed è elaborato in automatico dalla mente è posizionato in quello che può essere definito lo spazio liminale.

La maggior parte dei contenuti liminali sono poco importanti e non stimolano l’interesse della coscienza.

Il modo in cui spontaneamente si cammina, alcune espressioni del proprio parlare, la presenza o assenza di alcune parole e gesti. Ma anche la coerenza o incoerenza con la situazione, il proprio aspetto e infinite altre caratteristiche che hanno un forte impatto relazionale ma di cui non è possibile essere sempre consapevoli.

Tutto quello di cui non si è consapevoli, rientra nello spazio liminale. Esiste. Può essere processato dalla mente secondo modalità apprese nella propria storia personale. Se processato, influenza l’emotività e le opinioni proprie e altrui. Ma è possibile capirlo e ragionarvi consapevolmente solo quando vi si ferma l’attenzione volontariamente.

Un buon esercizio per le feste invernali 2023

Nella speranza che le feste invernali e l’arrivo dell’anno nuovo diano un momento di respiro a tutti dagli impegni dell’anno che si conclude, un esercizio che consiglio è di prendersi un momento per esplorare il proprio spazio liminale relativo alla socialità.

Pensando all’anno appena trascorso, come ho vissuto i miei rapporti sociali?

Quanto mi sono impegnato per socializzare?

Fino a che punto ho sentito il bisogno di insistere con gli altri?

In quali occasioni ho avuto paura dell’interazione con gli altri?

È stato per un pericolo concreto o un’idea astratta?

Se è successo, in quali occasioni ho temuto il giudizio altrui?

Dato che è una mia emozione, quanto condivido quel giudizio?

Fino a quale punto ne sono consapevole?

Per il futuro, secondo quale criterio vorrei imparare a ragionare su me stesso?

Buone feste

Dr. Valerio Celletti

Cambiare atteggiamento da fidanzati