Autenticità
È un valore o una condanna?
L’autenticità è un valore generalmente importante per molte persone, ma non tutte riescono a viverlo in modo sano. Infatti in diversi casi può capitare che il desiderio di essere autentici possa sembrare più una condanna che un valore.
Autenticità vs Desiderabilità
L’importanza dell’autenticità non nasce oggi. Questo argomento ha radici millenarie e probabilmente oggi è maggiormente diffuso soprattutto come conseguenza delle tendenze sociali moderne. I social, tra cui Instagram in primis, forse hanno in parte contribuito ad evidenziare luci ed ombre dell’autenticità. Nella ricerca della popolarità l’uso di una comunicazione per immagini spesso è finito per diventare sinonimo di non autenticità e di superficialità. Il messaggio di sottofondo è: “non importa se la foto non è vera, l’importante è che il risultato sia desiderabile”. A questo messaggio, in modo sempre più diffuso, alcune rispondono sostenendo che “non importa se la foto non è desiderabile, l’importante è che sia vera”.
Privato Vs Pubblico
Nel mondo di internet tutto questo può diventare un problema peggiore del solito. Infatti da sempre è generalmente noto che la dimensione privata delle persone contiene elementi che generalmente le persone non mostrano sempre apertamente, ma i social network hanno contribuito a creare una visibilità del privato che evidenzia ulteriormente come anche il privato mostrato, in realtà, non è davvero il privato. Questo meccanismo, unito al modo in cui l’algoritmo alla base dei social spinge determinati contenuti perché ritenuti più efficaci, finendo per creare un’esposizione ridondante a quello che viene considerato di tendenza; finisce per intensificare il contatto con l’idea che la mancanza di autenticità possa essere considerata un problema grave e disgustoso.
Dal valore all’ossessione
Infatti essere autentici è un valore importante, ma tutti i valori, quando estremizzati, rischiano di mostrare i propri limiti nel modo in cui non aiutano più ad orientarsi rispetto la realtà, ma diventano elementi di giudizio potenzialmente rovinosi per il rapporto con sé stessi e con gli altri. Un valore sano è un valore moderato, coerente ed in grado di contemplare limiti ed eccezioni. Un valore potenzialmente problematico invece tende ad essere eccessivamente rigido, concettualizzato come da applicare sempre senza nessuna ragionevole eccezione ma incoerente in alcune sue applicazioni di cui non si è pienamente consapevoli. In questo senso, un valore rigido porta a comportamenti contraddittori di cui spesso non ci si accorge pienamente finché non vengono fatti notare o finché non ci si accorge dell’eccessiva intensità delle proprie reazioni ad eventi potenzialmente ritenuti innocui da altre persone.
Le persone che vivono l’autenticità come un valore fondamentale tendono a renderla un’ossessione che può provocare meccanismi di intensa rabbia e paura nelle relazioni interpersonali.
Le emozioni tipiche di chi vive l’autenticità come un’ossessione
È frequente che chi è votato all’autenticità si senta maggiormente legittimato ad esprimere la propria rabbia nei confronti dei comportamenti che vengono percepiti come non autentici, sia perché esprimere la propria rabbia è spesso considerato un modo autentico di dire il proprio punto di vista, sia perché esiste spesso la speranza che arrabbiarsi possa aiutare gli altri a comprendere la via dell’autenticità anche grazie alla possibile sofferenza inflitta dalla propria rabbia. Inoltre vivere l’inautenticità come un valore inaccettabile è motivo di profondo disgusto e sofferenza personale; motivo per cui la propria sofferenza spesso diventa giustificazione di comportamenti sgradevoli verso chi non è autentico, perché “non vedo perché debba soffrire solo io se il tuo non essere autentico mi ha provocato sofferenza”. Tale ragionamento ignora completamente il fatto che la propria sofferenza emotiva non sia prodotta dal contenuto inautentico, ma dalla propria idea che il contenuto privo di autenticità sia disgustosamente inaccettabile. Ad opinionem dolemus.
Per chi è meno propenso alla rabbia, spesso investire eccessivamente sul valore dell’autenticità può diventare motivo di profonda paura e ansia nelle relazioni interpersonali. Tutti, chi più chi meno, hanno alcuni limiti nella propria autenticità e le relazioni interpersonali spesso evidenziano tali limiti considerati inaccettabili da chi “deve essere autentico al 100%”. Nel rapporto con gli altri può capitare di avere paura di essere giudicati, di avere paura di non essere convinti al 100% e di essere non autentici anche se si è cercato di esserlo, di contraddire la propria profonda e rigida scala di valori anche senza volerlo o di scoprire che l’altra persona, alla fine, non sia davvero così autentica quanto ha dato da pensare fino a quel momento, andando incontro ad una delusione insostenibile nel momento in cui se ne scopriranno le ombre.
Ognuno può vivere il valore dell’autenticità in modo più o meno doloroso, ma se l’autenticità, in generale, è un valore considerabile positivo, come se ne esce? L’alternativa non è diventare più falsi, ma diventare realmente più autentici.
L’autenticità può essere una cura al desiderio eccessivo di autenticità?
Anche se detta in questi termini può sembrare poco chiaro, l’antidoto al problema di credere troppo nell’autenticità consiste nell’essere realmente più autentici. Infatti il problema principale di desiderare l’autenticità non consiste nel fatto che sia sbagliato esserlo; l’autenticità è un valore positivo, ma nel fatto che si pretenda di esserlo ignorando le complessità del vivere. Essere autentici è importante, ma esserlo non implica non avere dubbi, non avere filtri, essere obbligati ad essere sempre spontanei e dover far vedere tutto quello che spontaneamente emerge del proprio essere. Esistono occasioni, luoghi, persone, relazioni, contesti, momenti, opportuni e utili per condividere parti di sé e non altri aspetti privati e viceversa.
È frequente che le persone che usano attivamente i social siano proprio le più abili nel saper distinguere i diversi livelli di complessità offerti dall’interazione sociale. Una modella/o che pubblica foto modificate può essere molto consapevole e autentica se sceglie attivamente di utilizzare Instagram per veicolare un’immagine professionale distinguendolo dalla persona che è e sa di essere. Allo stesso modo in cui altre persone sceglieranno di promuovere una determinata sfumatura della propria personalità nel corso della propria attività professionale. Per esempio, se lavorassi in banca potrei scegliere che non sia opportuno parlare di pesca alla persona che mi chiede una consulenza in banca solo perché ne sono appassionato. Non sarebbe mentire, sarebbe scegliere e prendermi cura del mio cliente. Allo stesso modo, se vuole la modella/o può scegliere di condividere anche contenuti più personali e autentici, ma forse ritiene opportuno non condividerli con gli utenti di Instagram che non vanno sul suo profilo per conoscere le sue idee politiche. Scegliere dove essere e quanto essere autentici è profondamente reale.
L’autenticità è piena di zone grigie
Avere dubbi, non essere completamente sicuri delle proprie idee o di quanto rimarranno polarizzate nel tempo, non è mentire. Anzi, condividere le proprie idee ed i loro limiti è un elemento importante dell’autenticità della relazione con il prossimo. Pretendere di condividere solo idee e contenuti polarizzati, chiari, privi di ambiguità e complessità non è autenticità. La realtà e le opinioni spesso sono opache e parziali, e come tali un’opinione realmente autentica è colma di imperfezioni. Entro una certa prospettiva, anche la foto modificata su Instagram può essere autentica nel suo essere parziale, filtrata e stereotipata.
Quindi se ci si accorge di star vivendo l’autenticità più come una condanna che come un valore, potrebbe essere utile considerare di rimettere in discussione il proprio punto di vista, orientandosi con l’idea che il modo migliore per difendere i propri valori non consista nel barricarsi sulle proprie convinzioni giudicando tutto e tutti, ma promuoverli attivamente nella complessità delle loro sfumature. Anche il valore migliore del mondo ha dei limiti. Individuarli e ragionarvi può essere utile per rendersi conto di come integrare davvero la propria etica all’interno del proprio quotidiano.
In questo percorso la sofferenza emotiva è il segnale più evidente del modo in cui un valore è appena diventato una condanna. Ascoltare, comprendere e usare le informazioni offerte dalle emozioni è un buon modo di prendersi cura di sé. Nel caso in cui non ci si riuscisse autonomamente, chiedere aiuto è il primo passo per migliorare.
Schema del video – L’autenticità è un valore o una condanna?