Riassunto
Il sessuologo risponde #57
Blocco psicologico al piacere
Per il 57° appuntamento della rubrica il sessuologo risponde, mi scrive una donna alle prese con un blocco psicologico al piacere sessuale. Questa volta ho scelto di non condividere tutto lo scambio di mail, dato che sarebbe stato difficile rendere fruibile il contenuto dei messaggi che richiedevano una certa riformulazione per essere anonimizzati. Piuttosto ho scelto di condividere un riassunto.
Elemento centrale di questa domanda è l’importanza di riformulare in modo ordinato le proprie difficoltà. Spesso tendiamo a fare confusione sul peso che hanno gli elementi coinvolti nel produrre un problema. Riordinare il tutto, invece, permette di arrivare più facilmente a riconoscere il percorso per arrivare alla soluzione.
Il sessuologo risponde #57 – Blocco psicologico al piacere
Chi mi scrive, è una donna che ha una relazione in corso da due mesi e sta vivendo delle difficoltà nel vivere il piacere sessuale. All’inizio della frequentazione il sesso ha funzionato bene e riusciva a provare un buon piacere fisico. Successivamente, invece, ha iniziato a non sentire più piacere percependo un blocco.
Mi spiega di non essere nuova a queste difficoltà. Già un anno fa era successo di bloccarsi in un’altra relazione e si era rivolta ad un mental coach online che l’aveva aiutata tramite l’ipnosi. Mi spiega di aver tratto molto aiuto da quell’intervento, ma solo per un incontro sessuale. Infatti, spiega che il primo rapporto sessuale avuto dopo l’ipnosi è stato molto eccitante, ma successivamente è tornata a bloccare tutto per qualche meccanismo logico.
Al che, si chiede se rimarrà così per sempre, non riuscendo a capire perché a volte riesce mentre altre no.
Integrazione con alcune domande
Dato che la questione è complessa, ho avuto bisogno di chiedere alcune informazioni per cercare di rispondere in modo più efficace. Quindi le ho chiesto cosa intendesse per piacere sessuale bloccato, di spiegare meglio come funziona la sua eccitazione fisica ed il modo in cui funziona in generale il suo desiderio sessuale. Infine, dato l’impatto del lavoro ipnotico svolto, le ho chiesto di spiegarmi se avesse capito in quale modo il lavoro svolto l’avesse aiutata a sbloccarsi nell’episodio sessuale di un anno fa.
Mi ha risposto che l’orgasmo, forse, non lo ha mai provato. Infatti, chi mi scrive compie una distinzione tra orgasmo clitorideo e fisico, e qualcos’altro che forse non si è mai innescato davvero. Tale distinzione è espressa in modo un po’ confuso, ma comprensibile nelle idee sottostanti. Spiega di essere “bloccata mentalmente” e che l’eccitazione sessuale funziona senza l’innesco di particolari pensieri.
Nella relazione attuale ha funzionato prendersi tempo per esplorarsi, e riconosce di sentirsi molto eccitata quando il suo partner le dice che frasi d’amore durante il sesso. Però spiega anche che questa lentezza sia qualcosa difficile da autorizzarsi. Dopo due mesi, il sesso è diventato più spontaneo e la maggiore confidenza ha disinnescato qualcosa. Lei gli ha chiesto di parlare di più nella sessualità, nella speranza di attivare quelle reazioni che percepiva al sentirsi dire frasi amorevoli durante la sessualità, ma nonostante i suoi tentativi, le stesse frasi non sortiscono più lo stesso effetto.
In riferimento al lavoro ipnotico, spiega che quell’esperienza “ha sbloccato un’emozione”, ma non sa come abbia funzionato, quale emozione sia, e come replicare il risultato. Solo riconosce che esistono delle tensioni muscolari nelle sue risposte genitali che hanno un ruolo nel provocarle piacere, ma non capisce se e come attivarle.
Risposta di Valerio Celletti
Orgasmo clitorideo e vaginale
Gentile, la distinzione tra orgasmo “vero” e clitorideo non è una distinzione efficace. Tutti gli orgasmi rispondono allo stesso meccanismo.
La clitoride è un organo molto ampio. C’è la parte esposta, ma anche un corpo interno e diramazioni nel bacino. Di conseguenza, ogni orgasmo è un orgasmo clitorideo a diverse intensità e profondità.
Quindi si, prova l’orgasmo, ma non sempre e non è molto consapevole di come attivarlo nel sesso con un’altra persona. Un pezzo su cui lavorare potrebbe essere proprio quello, la consapevolezza della propria muscolatura interna (pavimento pelvico) per imparare a riconoscere cosa fa di diverso quanto è sola e quando è in coppia. Lo riprendiamo nelle conclusioni.
Un desiderio sessuale seppellito sotto al blocco
L’eccitazione è conseguenza del desiderio sessuale. Prima questo meccanismo le veniva più spontaneo, ora no. Forse questo è dovuto ad una modalità con cui pensava alla sessualità o alle proprie sensazioni corporee che si è modificata in qualche modo. Ma, per fortuna, nella mente le cose non si perdono.
Spesso si seppelliscono sotto altro. In questo caso, nel blocco forse si è aggiunto un ragionamento che ha cambiato il senso del rapporto con il sesso e con il corpo. Capirlo e gestirlo può permettere di recuperare il pezzo precedente.
Però l’obiettivo non deve essere “tornare a prima del blocco”. Quell’approccio, per quanto piacevole e spontaneo, era vulnerabile al rompersi alla prima difficoltà. Meglio un approccio più consapevole, volontario che sappia reggere nel tempo.
L’eccitazione sessuale nei primi momenti della relazione
Ho il dubbio che anche lì, forse, stia descrivendo un momento composto da più passaggi.
La lentezza iniziale le risultava eccitante, e forse il motivo è dato da una commistione di emozioni che lì erano in un equilibrio delicato ed efficace, e poi lo stesso meccanismo si è rotto quando si è sbilanciato nell’essere spento o eccessivamente attivato.
Una cosa che a volte succede è che l’incontro con una persona possa dare adito ad emozioni contrastanti che riconosciamo come piacevoli anche se solitamente siamo (erroneamente) abituati ad etichettarle negativamente. Quindi forse l’incontro con l’altra persona dava adito a “paura” nell’incontro, per pensieri su aspettative, sulla sessualità, su anche un certo grado di vergogna, che però lì era efficace. La aiutava a sentire il corpo lievemente teso e si mescolava ad un certo grado di felicità per la desiderabilità della situazione.
Successivamente, forse, si è passati a non riuscire più a mescolare paura e felicità, finendo per sentirsi solo felice quando è tranquilla e troppo spaventata e con vergogna quando è nell’intimità.
Ritrovare un mix più equilibrato e consapevole forse può fare la differenza.
Tensione genitale e piacere
La tensione del pavimento pelvico è proprio quello di cui accennavo prima. Non è un processo giusto o sbagliato, ma una cosa su cui ragionare e diventare più consapevoli.
Nel sesso è giusto che la muscolatura interna si contragga, ma non deve stringere e basta. Il sesso ed il piacere sessuale sono dati da un ritmico e graduale alternarsi di tensione e rilassamento interno. Quindi, se non lo attiva volontariamente, rischia di essere troppo poco intenso e non provare piacere. Se invece contrae troppo, non prova piacere e rischia anche di farsi male nel rapporto o nel rimanere troppo tesa.
La cosa buona è che nella masturbazione riesce già a fare bene questi passaggi. Serve diventare più consapevole di quello che riesce a fare da sola per imparare a coltivarlo anche in coppia.
L’emozione sbloccata e il piacere sessuale
Il pezzo che ha citato è pienamente condivisibile. Parla del modo in cui pensieri ed emozioni partecipano e creano la disfunzione sessuale. Imparare a gestire più volontariamente i pensieri permette di gestire le emozioni che ne conseguono. Questo non serve necessariamente farlo in modo meccanico “facendosele risolvere da qualcun altro” come nell’ipnosi.
Impari a dialogare meglio con la sua mente. È un rapporto da coltivare per tutta la vita.
Dal piacere del dialogo, al dialogo senza piacere
Forse è possibile che l’episodio del guardarvi sia proprio un momento in cui è passata da, semplifico, “paura eccitante del fare l’amore” a “vergogna per la propria sensualità”.
La vergogna, come emozione, non contiene solo la paura, ma anche il disgusto. Nello specifico, disgusto per sé stessi.
Quindi è possibile che esistano alcune convinzioni negative che lei ha verso il proprio essere sensuale/sessuata che la portano a vergognarsi, come quando a inizio mail descriveva il suo masturbarsi.
Vivere il proprio corpo in modo piacevole nel rispetto di sé e degli altri è un comportamento sensato che sarebbe ragionevole fosse una buona abitudine della maggior parte delle persone.
Riformulazione del problema
Quindi, tirando le somme, è possibile che ci sia una modalità poco consapevole del modo in cui si relaziona con il proprio corpo.
Prima riusciva a provare piacere grazie ad uno specifico mix di emozioni che però non riconosceva. Poi queste si sono modificate quando si è intensificata la vergogna per la propria sessualità. Quindi ha iniziato ad usare il corpo in modo diverso ed a vivere il sesso con significati diversi senza rendersi bene conto del cambiamento, dato che non era ben consapevole dell’approccio precedente al blocco.
Per lavorarci su è utile diventare più competente nell’aspetto corporeo, sentire meglio il corpo e le sue sensazioni, capire meglio come funziona, e diventare più consapevole del ruolo di pensieri ed emozioni imparando a distinguerle ed a relazionarcisi per, eventualmente, gestire quelle che le provocano conseguenze meno gradevoli.
Un passo alla volta, si fa tutto.
Se non ci riesce da sola, provi a farsi aiutare in psicoterapia con un sessuologo. In entrambi i casi, lavorare in psicoterapia non significa che “qualcuno le risolve il problema”, ma solo che qualcuno la accompagna nel risolverlo da sola.
Quindi il primo passo è sempre mettercisi con autonomia e iniziativa. Se ha bisogno di qualche suggerimento o chiarimento, ci sono.
Buona giornata
Scaletta del video – Il sessuologo risponde #57 – Blocco psicologico al piacere – Valerio Celletti