Bullismo. Come riconoscerlo e come difendersi.

Il bullismo è una delle molteplici manifestazioni della violenza. Vediamo insieme come riconoscere i bulli e come difendersi dalla loro particolare forma di violenza.

Cos'è il bullismo? Come riconoscerlo e come difendersi - Valerio Celletti

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La violenza è un concetto complesso

Scrivere di violenza richiede una premessa breve ma fondamentale. La violenza è un concetto complesso. Nonostante la maggior parte delle persone siano favorevoli all’idea che la violenza sia qualcosa di tendenzialmente negativo, non è possibile immaginare una realtà priva di violenza. È normale che la vicinanza tra esseri viventi inneschi meccanismi di regolazione reciproca più o meno intensi. Quando il confronto supera un limite ritenuto ragionevole, emerge quella che riconosciamo come violenza. Ma non esiste un consenso assoluto in merito a cosa sia ragionevole o no. Prospettive diverse portano a conclusioni diverse.

Una carezza diventa uno schiaffo quando supera una certa intensità. A seconda del contesto, schiaffo o carezza possono essere entrambi desiderabili o inopportuni. Contesto, prospettive, ragionevolezza, sono tutti elementi che concorrono al riconoscimento di cosa sia la violenza.

Data la complessità di questo tema, in questo articolo non desidero essere esaustivo. Ma spero di offrire spunti di riflessione che possano essere utili. Desidero essere utile a chi è vittima di bullismo, così che possa riconoscerlo e difendersi dalla violenza che riceve. E desidero essere utile a chi si comporta da bullo, nella speranza possa riconoscere meglio il senso del proprio comportamento violento e possa valutare soluzioni migliori per soddisfare le proprie necessità. Tutti possono trarre vantaggio dal ricevere aiuto e tutti beneficiamo direttamente e indirettamente dal convivere con una popolazione mentalmente più sana.

Cos’è il bullismo?

Il bullismo è una forma specifica di violenza. Non tutti i comportamenti violenti possono essere etichettati come bullismo. Esistono 3 criteri generalmente accettati che serve siano soddisfatti perché un comportamento sia considerato bullismo.

Intenzionalità, Asimmetria e Reiterazione.

Un comportamento violento è considerabile bullismo quando è agito in modo intenzionale tra due entità (singoli individui o gruppi) di forza asimmetrica, cioè uno dei due è evidentemente più forte dell’altro, e tale comportamento viene ripetuto nel tempo diventando abitudinario e portando entrambe le controparti a considerare probabile che possa accadere in futuro.

Approfondiamo questi criteri singolarmente.

1)   Il bullismo è un comportamento intenzionale

Il bullo esercita una violenza intenzionale verso la sua vittima. Una persona non consapevole degli effetti della propria violenza è considerabile violento, ma non bullo.

Esistono varie motivazioni per cui una persona potrebbe non essere capace di riconoscere l’intenzionalità della propria violenza. Le due principali riguardano l’hardware e il software della persona violenta.

Neurodivergenza e bullismo

Partendo da ragioni hardware, una persona violenta potrebbe non comprendere gli effetti del proprio comportamento a causa di una neurodivergenza. Le persone neurodivergenti hanno un cervello con peculiarità etichettabili in innumerevoli modi a seconda della caratteristica divergente. Alcune forme di neurodivergenza sono l’autismo, i disturbi dell’apprendimento, la sindrome di Tourette, le disabilità intellettive e molte altre. Per valutare l’intenzionalità di una persona neurodivergente serve ragionare caso per caso.

Non esistono neurodivergenze che impediscono di avere comportamenti da bullo, ma è una caratteristica che richiede di porre maggiore attenzione sull’interpretazione della possibile intenzionalità di chi si comporta in modo violento. Non rendersi conto di agire comportamenti violenti non rende meno dolorose le conseguenze della violenza. Ma è importante distinguere tra persona violenta e bullo perché permette di trovare soluzioni più efficaci per risolvere il comportamento problematico.

La normalizzazione della violenza e il bullismo

Una persona violenta potrebbe non essere consapevole delle conseguenze della propria violenza a causa di uno standard personale poco ragionevole. Tale standard è conseguenza di un percorso di apprendimento che culturalmente ha influenzato il software della persona violenta. Persone cresciute in contesti violenti, esposte alla violenza ed educate alla violenza tendono a non riconoscere come violenti scenari che, invece, sono oggettivamente tali. È un fenomeno che prende il nome di “normalizzazione della violenza”.

Nella normalizzazione della violenza le persone inserite in ambienti che contengono comportamenti violenti finiscono per abituarsi a tali situazioni, finendo per considerarle normali. Per alcune persone è normale essere derise, colpite, escluse e sottomesse. Il fatto che lo percepiscano come normale non significa che non subiscano le conseguenze della violenza, ma altera la loro capacità di percepire correttamente le conseguenze di tali comportamenti. Persone che considerano normale la violenza minimizzano sia su di sé che sugli altri gli effetti di alcuni comportamenti, finendo per non comprendere alcuni aspetti sia di sé, sia del modo in cui rispondono le persone con cui interagiscono.

Il nonnismo è un fenomeno in cui i membri più anziani di un gruppo esercitano violenza sui più giovani. Tra le persone che agiscono il nonnismo è frequente trovare dei bulli. Alcuni più consapevoli del loro comportamento, altri meno. Accade con frequenza che i violenti che agiscono il nonnismo stiano replicando dei comportamenti che precedentemente hanno subito anche loro.

Distinguere tra bullo e violento aiuta a ragionare meglio sulle motivazioni e sulle soluzioni.

2)   Il bullismo è un comportamento asimmetrico

La seconda caratteristica fondamentale per distinguere il bullismo dalla “sola” violenza è l’asimmetria. Il bullo si confronta con un avversario che riconosce chiaramente non essere pericoloso per lui o per il suo gruppo.

Nei conflitti è frequente che aggressore e vittima si rispondano a vicenda alimentando faide infinite, personali o persino intergenerazionali. Alcuni conflitti possono durare così tanto tempo da rendere difficile o opinabile distinguere ancora la vittima dal carnefice. Nel bullismo, invece, lo squilibro tra i poteri è evidente. I bulli spesso creano gruppi per prendersela con poche persone, o anche con una sola.

L’asimmetria è una delle caratteristiche più meschine che caratterizzano il bullismo. E, forse, è anche una delle caratteristiche che permettono di comprendere meglio con quale tipologia di bullo si ha a che fare. Infatti, una volta assodato che si sta interagendo con una persona violenta che è etichettabile come bullo, è utile ragionare sul capire di quale tipo di bullo si tratti; così da provare a difendersi nel modo più efficace possibile.

3)   Il bullismo è un comportamento reiterato

Il terzo criterio fondamentale del bullismo è la reiterazione. Un singolo comportamento violento non può essere etichettato come bullismo. È e rimane un comportamento violento, ma assume un significato diverso. Perché sia bullismo, il comportamento violento deve essere ripetuto più volte in occasioni diverse.

L’elemento della continuità nel tempo è importante perché permette la creazione di elementi sistematici che superano le conseguenze del singolo evento traumatico. È frequente che le persone riconoscano con più facilità la gravità di un singolo evento violento, sottovalutando le conseguenze di eventi lievi e ripetuti. Ma la ripetizione di un trauma lieve crea conseguenze emergenti che possono essere dirompenti.

Repetita nocent

La normalizzazione della violenza precedentemente citata è un buon esempio di conseguenza prodotta dalla ridondanza di un comportamento violento. Il singolo evento, per quanto grave, sarà sempre percepito come una situazione eccezionale. Mentre un evento ripetuto, invece, viene elevato a filosofia di vita e generalizzato ad altre situazioni. Il gesto violento, seppur lieve, finisce per permeare il significato che vittima e aggressore attribuiscono all’ambiente in cui sono immersi. Repetita nocent.

La generalizzazione della violenza influenza la scala di valori della vittima che, quando se ne lascia influenzare, è esposta al rischio di diventare a sua volta una persona che agisce la violenza o di peggiorare il suo modo di relazionarsi. Le vittime della violenza che percepiscono il mondo come eccessivamente ostile di solito finiscono per mettere in atto strategie sbilanciate che espongono al pericolo di tornare a essere vittime.

Il bullo è diverso dal bullismo

Per riconoscere un comportamento di bullismo serve riconoscere le 3 caratteristiche del bullismo. Quindi serve saper riconoscere la violenza e, se disponibili, individuare l’intenzionalità, l’asimmetria e la reiterazione del comportamento. Ma quello del bullismo è un concetto astratto e impersonale. È utile in teoria, ma rimane poco utile se non viene calato ulteriormente nella realtà. Per completare l’osservazione del bullismo serve ragionare sulla persona che lo mette in atto, cioè sul bullo.

Come riconoscere un bullo

Un bullo è sia una persona che agisce il bullismo, sia una persona che ha una sua personale motivazione per comportarsi da bullo. Lo fa in modo intenzionale, perché sceglie di usare la violenza per perseguire i suoi obiettivi. Ne guadagna qualcosa di più o meno consapevole e concreto. Lo fa scegliendo persone che ritiene non si possano difendere, ma che possono offrirgli qualcosa per quello che sono o per quello che diventano dopo aver subito il bullismo. E non si tratta di qualcosa soddisfacente in un singolo confronto. Serve coltivare il proprio rapporto di dominanza per ottenere o continuare a ottenere quello di cui il bullo ha bisogno. Spesso il bullo pregusta il prossimo momento di bullismo e ripensa con gioia alla violenza che ha dispensato.

Cosa guadagna il bullo che agisce il bullismo? Tipologie diverse di bullo hanno motivazioni differenti.

Riconoscere il bullo, perché sia utile, implica quindi capirne il movente. Le persone, generalmente, sono spinte ad agire partendo da un numero limitato di motivazioni. Secondo la teoria dei sistemi motivazionali, le principali sono generalmente 5; quindi proveremo a riflettere su 5 tipologie di bullo. Agonismo, Cooperazione, Attaccamento, Sessualità e Esplorazione. Guardiamo questi 5 tipi di bullo uno per uno. Il bullo agonista, il bullo cooperativo, il bullo insicuro, il bullo sensuale e il bullo esploratore.

L’agonismo è il movente principale della violenza

Il sistema motivazionale agonistico è il movente basato sul desiderio di dominare e sottomettere gli altri. È un sistema motivazionale basato sul desiderio di sentirsi speciali, migliori e unici nel confronto con gli altri. Nel caso in cui si è vittime di una persona violenta che non soddisfa i criteri del bullismo, è probabile che l’aggressore stia perseguendo un obiettivo di dominanza. Desidera sottomettere la sua vittima per ottenere qualcosa. Il movente è generalmente economico o passionale e caratterizza la stragrande maggioranza dei comportamenti criminali. L’agonismo è una delle principali motivazioni alla violenza.

In quanto frequenti, queste forme di violenza sono generalmente normate dalla legge e la legge è lo strumento con cui proteggersi. Contattare le forze dell’ordine e andare in presenza in questura per interagire con gli agenti è la soluzione migliore per ricevere indicazioni da persone che si occupano professionalmente di regolamentare la violenza.

È raro che il bullo “classico” sia mosso da ragioni agonistiche, dato che generalmente si relaziona con vittime che ritiene asimmetricamente deboli e da cui non ottiene nulla di valore esplicito. Un bullo che estorce denaro o ruba smartphone può comportarsi generalmente da bullo, ma nel momento del furto si sta comportando semplicemente da ladro, esercitando una violenza generica. Nonostante non sia la rappresentazione classica del bullo, è abbastanza frequente che l’agonismo muova i bulli.

Nella maggior parte dei casi i bulli hanno motivazioni miste e sono mossi da più sistemi motivazionali a cui attribuiscono priorità diverse.

Il bullo agonista

Il bullo agonista sceglie obiettivi che ritiene abbiano delle qualità che desidera combattere. È un’idealista che desidera affermare la propria visione del mondo. Se la prende con gli intelligenti, con i belli, con i disciplinati, con i ricchi, ma anche con le persone che ritiene stupide, brutte o antipatiche, con chi ha idee diverse dalle sue e con le persone appartenenti a gruppi opposti al suo.

Il bullo agonista sceglie le sue vittime per le loro qualità o difetti, agendo l’asimmetria in gruppo e cercando una giustificazione “politica” al proprio comportamento. È un leader. Non desidera dominare l’altra persona, ma piuttosto desidera dominare la categoria a cui appartengono le sue vittime, scelte per qualità se sono caratteristiche che invidia, o per difetti se sono caratteristiche che vorrebbe cancellare.

Come per la violenza generica, la legge è sempre al centro dei meccanismi agonistici. Le leggi sono sistemi di regole volti a ordinare il caos dei rapporti interpersonali. Il bullo agonista promuove il suo personale codice d’onore, il suo sistema di leggi. Spesso è un codice d’onore appreso in famiglia, ma in alcuni casi sono idee acquisite da altri contesti, amicali o online. Aspetto peculiare del bullo agonista è l’idea di sé stesso. È frequente che il bullo agonista si consideri contemporaneamente giustiziere e vittima, mettendo in atto richieste di aiuto disorientanti quando viene ripreso per i comportamenti agiti. Quando è giovane, la famiglia spesso favorisce involontariamente il bullismo sostenendo la narrazione vittimistica.

Difendersi da un bullo agonista

Difendersi da un bullo agonista è complicato, perché si tratta di una persona che agisce una battaglia politica contro le sue vittime. È una persona che lo fa per principio, giusto o sbagliato che sia il principio che lo muove. Ed è proprio sui principi che si trova il luogo della competizione con il bullo agonista.

Per affrontare un bullo mosso da motivazioni agonistiche serve comprendere quale prospettiva del mondo lo fa sentire giustificato nel proprio comportamento. Non è detto che sia possibile trovare un punto d’incontro, ma è impossibile trovarlo se non si capisce quale obiettivo stia perseguendo il bullo agonista. Tendenzialmente il bullo agonista non fa particolare mistero della sua filosofia di vita, sbandierandola ai quattro venti con orgoglio e declamandola ad ogni occasione disponibile. È utile ascoltarlo.

A seconda della filosofia promossa, in alcuni casi potrebbe essere utile lasciar vincere il bullo, ottenendo la sua soddisfazione personale senza che questo comporti altre conseguenze reali. Il bullo agonista tende a perdere interesse per la competizione quando pensa di aver vinto.

Nel caso in cui una vittima di bullismo agonistico volesse entrare in competizione, può concentrarsi nell’eccellere nelle discipline di proprio interesse, ricercando un successo personale che adombri il bullo. Tale approccio non disinnescherebbe il bullismo che, anzi, potrebbe persino peggiorare dato che il bullo negherebbe il successo della sua vittima proseguendo la propria narrazione vittimistica; ma almeno permetterebbe alla vittima di ottenere successi che ne migliorino sia il senso di autoefficacia, sia il progetto di vita.

Spostare lo scontro

Entrare in scontro simmetrico con una persona agonista è sconsigliato perché tende a dare origine a faide infinite. Il bullo agonista, se messo alle strette, tende a fare la vittima e ad accusare di bullismo chi lo contrasta. È un confronto deleterio e inefficace. Piuttosto che confrontarsi direttamente con il bullo, è più opportuno, se necessario, spostare la sfida sul perseguimento degli obiettivi. Il successo sportivo, scolastico, sentimentale, professionale, amicale, spirituale, sono tutti successi che è possibile perseguire indipendentemente dall’altra persona, anche solo frequentando ambienti diversi.

Dato che si tratta di una competizione, i contesti migliori verso cui spostare il confronto sono i contesti strutturati dotati di un regolamento. La scuola, lo sport, il lavoro, ecc. Portare il bullo agonista in un contesto strutturato di cui riconosce il valore permette di creare una competizione onesta e bilanciata, regolamentando la violenza e disinnescando il bullismo. Il fatto che il bullo ne riconosca il valore è un elemento fondamentale. Il dialogo si basa su una narrazione condivisa, e se il bullo fosse capace di ragionare razionalmente non avrebbe mai iniziato ad agire i comportamenti di bullismo per cui lo stiamo descrivendo.

Il valore dello sport

Gli sport, in particolare quelli di combattimento, offrono spesso uno spazio adeguato a regolare i ragionamenti competitivi del bullo agonista. Questo risultato è merito del fatto che lo sport, per quanto viziato da infinite disparità genetiche, è un contesto dove è facile quantificare i risultati ottenuti e come sono stati raggiunti. Questo aspetto appiattisce le complessità della narrazione e permette al bullo di avere la possibilità di accettare le eventuali sconfitte in modo più semplice di altri contesti, nei quali, invece, sosterrà ragionamenti fantasiosi per giustificare ogni suo risultato insoddisfacente.

Chiaramente non è possibile portare volontariamente un’altra persona a praticare uno sport che non è interessato a praticare, ma, nel caso di un bullo minorenne, è un’iniziativa che è utile prendano le persone che accudiscono il bullo.

Il bullo cooperativo

È frequente che il movente dei bulli sia attribuibile a un tema cooperativo. La cooperazione è l’area della motivazione che riguarda il desiderio di appartenere a un gruppo e di sentirsi normali, “come gli altri”. Solitamente il bullo cooperativo è quello a cui si fa riferimento quando viene descritto lo stereotipo del bullo. Il bullismo spesso è un tentativo di mostrarsi meritevoli di appartenere a un gruppo, cercando di compiacerlo o mostrando di avere le qualità per farne parte. Per essere accettati da un gruppo di persone che apprezzano la forza, è necessario dimostrare di essere capaci di esprimere forza o distinguersi dalle persone deboli.

Per un bullo cooperativo, una vittima ritenuta debole è l’occasione perfetta per sembrare competenti. È un ragionamento per contrapposizione. Se me la prendo con loro, dimostro di esserne diverso e di essere simile al gruppo di persone a cui voglio appartenere. Individuare quali sono le caratteristiche che portano la vittima a essere identificata come tale è un passaggio fondamentale per la comprensione del bullo cooperativo. Infatti, esiste una narrazione irrazionale che fa sentire giustificato il bullo. Comprendere tale narrativa permette di estrapolarne la struttura e muovere i passi necessari per modificarla.

Creare un dialogo con il gruppo

Il bullo cooperativo non è l’interlocutore migliore quando si desidera difendersi dal suo disperato bisogno di appartenere a un gruppo. Il gruppo del bullo è l’interlocutore più importante. Infatti, il bullo sta cercando di farsi accettare dai suoi possibili amici, e il successo della sua strategia dipende da quale etichetta otterrà bullizzando la sua vittima.

Se la prendono con un portatore di disabilità perché loro invece pensano di essere particolarmente abili? Con una persona di orientamento sessuale omosessuale perché pensano di essere notevolmente eterosessuali? Con uno straniero invasore perché loro invece sono gli autoctoni invasi? Con una persona esteticamente brutta perché loro pensano di essere particolarmente belli? Con un povero perché sono ricchi? Ecc…

Difendersi dal bullo cooperativo

Le vittime sono scelte per favorire l’identità del gruppo. Di conseguenza, è frequente che tra le potenziali vittime ci sia chi cerca di nascondere quelle che ritiene essere le proprie fragilità, così da evitare di essere preso di mira. Ma, per quanto in alcuni momenti della vita le cose possano sembrare chiare e riconoscibili, la realtà è invece complessa e sfumata. Non esiste davvero nessun gruppo. Né degli abili, né dei disabili. Non esiste il gruppo degli omosessuali, né quello degli eterosessuali. Come non esistono tutti gli altri. Ogni gruppo è composto da persone diverse che hanno qualche somiglianza e infinite differenze. Ogni individuo è unico. E, se si cerca la giusta combinazione, tutti possono essere messi in gruppo con tutti.

Per rispondere a un bullo cooperativo serve analizzare il modo in cui funziona il processo di categorizzazione del suo gruppo e promuovere nuove categorizzazioni che avvicinino al resto del gruppo. Non serve negare le proprie caratteristiche palesi, sarebbe una forzatura insalubre. Invece, è efficace promuovere i punti in comune. Sorprenderebbe scoprire a quante persone non interessa nulla dello sport, ma lo seguono regolarmente solo per avere un argomento in comune con chi ne è davvero appassionato.

Il bullo insicuro

Un genere diverso di bullo è quello della persona mossa al bullismo per una motivazione dovuta al suo sistema di attaccamento. Il sistema di attaccamento regola il senso di sicurezza personale ed ha un ruolo fondamentale nel permettere all’individuo di sentirsi al sicuro con il soddisfacimento di determinate condizioni relazionali.

In maniera simile al bullo cooperativo, il bullo insicuro desidera esclusivamente stare in gruppo. Questa volta, però, l’obiettivo non è sentirsi normale come i membri del gruppo, ma piuttosto scomparire all’interno del gruppo. Il bullo insicuro non vuole dimostrare di essere la perfetta incarnazione dei valori del gruppo, ma desidera solo giustificare la propria presenza per sentirsi rassicurato. Con queste premesse, il bullo insicuro è una persona che si comporta da bullo ma tende ad avere un ruolo da gregario. Non prende mai iniziative autonome e fa solo il minimo indispensabile.

Difendersi da un bullo insicuro

I bulli insicuri sono persone violente e insicure che sono consapevoli del dolore che infliggono alle proprie vittime, ma che giustificano le proprie azioni come se fossero funzionali alla loro protezione. Mors tua, vita mea.

Nel relazionarsi con i bulli insicuri è frequente scoprire quanto siano diametralmente diversi quando sono lontani dal gruppo che cercano di compiacere. Sono persone con cui può essere efficace creare un legame personale, così da diventare il loro nuovo punto di riferimento. Essendo persone dipendenti dagli altri, i bulli insicuri possono persino diventare buoni amici se vengono indirizzati in contesti abitati da persone con valori sufficientemente civili.

Trovare l’occasione per trascorrere tempo esclusivo insieme è un buon modo per difendersi da un bullo insicuro.

Il bullo sensuale

Alcune persone che agiscono il bullismo sono attivate da motivazioni che rispondono al sistema motivazionale della sessualità. Tali persone sono prevalentemente alla ricerca di sensazioni intense e corporee che non richiedono necessariamente un interlocutore specifico. Alcune di queste persone commettono reati sessuali, ma è un profilo che è possibile osservare in molestatori che possono anche rispettare i limiti della legge. Predatori sessuali che seducono serialmente le proprie vittime cercando partner in cui riconoscono delle fragilità da poter sfruttare. Il bullo sensuale può muoversi in gruppo, ma non è il suo ambiente principale e i gruppi non sono il suo obiettivo. È una persona che si muove volentieri da sola.

La violenza del bullo sensuale non è necessariamente una violenza sessuale. Si tratta di persone che agiscono la violenza in modo intenzionale, asimmetrico e reiterato, ma la violenza non deve emergere necessariamente nel sesso. Scelgono partner manipolabili e controllabili che pensano possano essere strutturalmente dominate. È una forma di violenza che è possibile trovare sia al maschile che al femminile.

È frequente che nel dialogo sul bullismo questo genere di violenza non sia immediatamente riconosciuta come bullismo, ascrivendola a violenza generica, nonostante ne rispetti la totalità dei requisiti.

Difendersi da un bullo sensuale

Nel caso in cui si venisse presi di mira da un bullo mosso da motivazioni sensuali, il comportamento migliore da tenere consiste nell’evitare di offrire occasioni di interazione. Queste persone generalmente usano quello che hanno a disposizione e, nel caso in cui non trovino rapidamente quello che cercano, tendono a spostare le proprie attenzioni altrove.

Se possibile, è meglio evitare di rimanere da soli con loro e evitare di cercare di convincerli a essere più ragionevoli. Il dialogo tende a essere percepito come un’occasione di relazione ed a diventare una leva su cui insistere per ottenere quello che desiderano. Salvo le situazioni eccezionali, generalmente il bullo sensuale cerca di rispettare i limiti imposti dalla legge. Altrimenti avrebbe maggiore difficoltà a reiterare i propri comportamenti. Di conseguenza, rivolgersi alle forze dell’ordine è un buon modo per proteggersi dai bulli mossi da motivazioni sensuali. Ad oggi, le leggi riconoscono l’esistenza di numerosi comportamenti per tutelare dai bulli sensuali, quali lo stalking, la violenza domestica, la violenza economica, le molestie, la pubblica decenza, ecc…

Il bullo esploratore

Infine, l’ultimo, più pericoloso e (fortunatamente) più raro genere di bullo è il bullo mosso da ragioni esplorative. Il sistema motivazionale esplorativo è quello attivato dalla ricerca di stimoli e novità. I bulli che desiderano esplorare possono essere molto pericolosi e, se riconosciuti, vanno evitati il più possibile.

Si tratta di persone che esplorano tramite l’uso sistematico della violenza, e possono arrivare a comportamenti gravemente illegali.

Nel caso in cui si entri in contatto con una persona che si ha il sospetto stia mettendo in atto comportamenti illegali come la violenza su animali o su persone (spesso anziani o bambini), incendi, danneggiamento di proprietà private o pubbliche, segnalarla alle forze dell’ordine può aiutare a limitare una persona che, altrimenti, se lasciata libera di esplorare può proseguire un’escalation che conduce a situazioni tragiche.

È poco utile soffermarsi su come difendersi da un bullo esploratore. È utile considerarlo una persona violenta da cui difendersi indipendentemente dalle sue motivazioni, limitandosi a riconoscerne la pericolosità. È frequente che alcuni comportamenti violenti vengano minimizzati a “ragazzate”, finendo per sottovalutarne le conseguenze. Il trattamento e la cura delle cause che portano al bullismo sensuale o esplorativo è un argomento importante che è possibile trattare solo nella riabilitazione penitenziaria. Le persone appartenenti a queste categorie di bullismo non riconoscono spontaneamente di avere un problema, e quindi tendenzialmente non cercano aiuto in psicoterapia.

Il bullismo è un tema complesso

Come detto a inizio articolo, la violenza è un tema complesso e il bullismo è una delle molteplici manifestazioni della violenza. È difficile condividere una riflessione esaustiva su questo tema, quindi non è stato l’obiettivo di questo articolo. Piuttosto, spero che la riflessione condivisa possa essere uno spunto di riflessione per riconoscere diverse forme di bullismo. Riassumo i punti principali di questa riflessione.

Cos’è il bullismo?

È un comportamento violento agito in modo intenzionale, asimmetrico e reiterato.

Esiste un unico prototipo di bullo?

No. Ogni bullo agisce per motivazioni molto personali e spesso è mosso da molteplici moventi. Il bullo “classico” tende a essere mosso da moventi cooperativi e di attaccamento. È una persona insicura che desidera sia essere protetta da un gruppo, sia colmare la propria fragilità identitaria appartenendo a un gruppo.

Qual è il movente principale della violenza?

L’agonismo è il movente principale dei comportamenti violenti. Le persone che mettono in atto comportamenti violenti sono spesso mosse dal desiderio di dominanza, e chi lo fa in modo sistematico tende a essere un bullo mosso da ragioni agonistiche. I bulli agonistici sono spesso leader e tendono a non essere identificati come bulli.

Quali sono i bulli più pericolosi?

Le motivazioni sensuali e esplorative sono quelle potenzialmente più pericolose. La sensualità è associata al tema del sentire, del corporeo, mentre l’esplorazione è un sistema motivazionale basato sulla curiosità e la ricerca di novità. Violenza, corporeità e curiosità tendono a essere una combinazione che può portare a situazioni pericolose.

Come difendersi dal bullismo?

Ogni forma di bullismo ha le sue possibili strategie per difendersi. Ma difendersi dalla violenza è sempre pericoloso. È opportuno sia ragionare su come difendersi, sia evitare di esporsi a pericoli evitabili. Chiedere aiuto, è la strategia migliore sia per essere obiettivamente aiutati, sia per essere aiutati nel tentativo di leggere in modo obiettivo quello che sta succedendo nel proprio personale caso di bullismo.

Dr. Valerio Celletti

Scaletta del video Cos’è il bullismo? Come riconoscerlo e come difendersi – Valerio Celletti

Scaletta del video sul bullismo
Video sul Bullismo in formato Instagam