Come motivarsi in modo sano
Motivarsi in modo sano è un processo emotivo delicato che risulta spesso difficile. Quando si cercano informazioni online spesso si incorre in soluzioni comportamentali che propongono strategie per riuscire a fare le cose nonostante sé stessi. Ma la motivazione, perché sia sana, invece deve fondarsi su un contatto sano con sé stessi, con la propria storia e con le proprie emozioni. Lavorare sulle proprie emozioni è un modo efficace per coltivare e rinnovare la motivazione mantenendola efficace nel tempo.
La motivazione è un concetto poco chiaro
Le lezioni di storia spesso descrivono grandi opere spiegando chi ha fatto cosa e come è riuscito nel suo intento. Meno di frequente è riservato spazio al perché qualcuno si è impegnato per compiere quella determinata impresa. Questa scelta è dovuta principalmente a due ragioni. 1) Raccontare la storia nella maggior parte dei casi equivale a farne un riassunto e l’opera di sintesi comporta inevitabilmente il trascurare qualcosa. 2) Per quanto a grandi linee sia possibile delineare le motivazioni altrui, nessuno conosce mai davvero con quale intensità le persone siano motivate a un obiettivo.
Non è spiegabile dalla forza di volontà
La motivazione solitamente è dedotta dal comportamento. Se uno studente termina gli studi o dedica molto tempo sui libri, allora viene da considerare che è motivato. Mentre chi preferisce fare altro nel tempo in cui poteva studiare viene etichettato come pigro o demotivato. Nel tentativo di quantificare questo concetto, spesso si fa riferimento all’idea di “forza di volontà”. Chi ha forza di volontà riesce a mantenere la concentrazione su un obiettivo, mentre non avere forza di volontà comporta abbandonare i propri progetti prima di averli portati a compimento. Ma fare riferimento alla forza di volontà spiega molto poco della motivazione. Non è chiaro quanta ne serva, dove risieda, come si consumi e come si accumuli. Nella maggior parte dei casi fare riferimento alla forza di volontà sembra un ragionamento tautologico; si ripropone lo stesso pensiero con termini diversi senza aggiungere informazioni realmente esplicative.
Motivarsi è un processo emotivo
Sentirsi motivati è un processo emotivo. Per riuscire a conseguire i traguardi che poi, a posteriori, permetteranno di dire che si è riusciti a minare motivati per tutto il tempo necessario, serve avere e mantenere il giusto assetto emotivo. Infatti per eseguire un compito o trattenersi dal mettere in pratica un comportamento disfunzionale è necessario che la mente ed i suoi pensieri diano direttive coerenti ed efficaci. Se un atleta è distratto dal pensare ad altro che non sia il proprio esercizio, performerà meno di quanto non avrebbe potuto. Così come uno studente non capirà o ricorderà la lezione se è distratto dal pensare ad altro.
Il multitasking è un’abilità rara ed estremamente difficile da coltivare. La maggior parte delle persone ha bisogno di concentrarsi su un tema per volta per ottenere risultati soddisfacenti e per fare questo è necessario che la mente riesca ad essere focalizzata. Questo obiettivo è impossibile se non si tiene conto della gestione delle emozioni.
Riconoscere le distrazioni
Le emozioni sono processi automatici che rispondono a pensieri volontari e involontari. Indipendentemente dalla sua origine, ogni pensiero ha una connotazione emotiva (seppur minima) ed ogni emozione è sempre preceduta da un pensiero. Se per essere e rimanere motivati serve essere focalizzati su un argomento, ne consegue che i pensieri debbano riguardare quel tema e che le emozioni debbano essere tutte coerenti con l’obiettivo. Lo stesso argomento può avere numerose sfumature emotive, ma quando una persona esperisce emozioni incoerenti con il suo obiettivo, significa che è distratta.
Distrarsi è naturale ed accade a tutti, ma non riconoscere la propria distrazione rischia di rendere difficile o impossibile concentrarsi. Anche la più appassionata delle persone può sembrare demotivata se non riconosce la natura della propria distrazione. Per esempio, è frequente che gli studenti si addormentino davanti ai libri di studio. Nella maggior parte dei casi, lo studente assonnato viene etichettato come non motivato, ignorando completamente il suo probabile vissuto di noia e tristezza che probabilmente gli inducono sonno. Non riconoscere il problema impedisce di risolverlo.
Il ruolo della rabbia nella motivazione
Non esiste un unico stato emotivo efficace per mantenere la propria motivazione. Per alcune persone potrebbe essere efficace visualizzare i propri obiettivi favorendo la felicità, mentre per altri può funzionare il contatto con la tristezza relativa alle proprie mancanze e utilizzarle come sprono per impegnarsi. In ogni caso, un minimo comune denominatore tende ad essere l’emozione della rabbia.
La rabbia è un’emozione legata al cambiamento, all’intervenire nelle situazioni e al modificare quello a cui si sta pensando. Spesso viene fraintesa come un’emozione sinonimo di violenza e aggressività, ma quelle sono solo alcune applicazioni specifiche di un’emozione molto più ampia e generale.
Per motivarsi a fare qualcosa è importante riuscire a sentirsi almeno lievemente arrabbiati. I piccoli e grandi eventi della storia sono stati realizzati da persone che desideravano cambiare qualcosa. Di conseguenza, la storia si riferisce a persone che provavano rabbia nei confronti di qualcosa di esterno ed erano determinati a cambiarlo.
La rabbia è un’emozione spesso fraintesa
Però la rabbia verso “il mondo” non è una soluzione pienamente efficace a motivarsi. Generalmente la rabbia è un’emozione frequente nella maggior parte degli adolescenti, ma solo una parte di loro riesce a motivarsi in modo efficace al cambiamento. Questo perché la maggior parte delle sfide non richiede solo motivazione a cambiare l’esterno, ma soprattutto serve essere determinati a cambiare sé stessi per costruire le abilità necessarie a perseguire il proprio obiettivo. La motivazione si fonda su un delicato processo di pensiero costituito dalla convinzione di voler cambiare alcuni aspetti di sé e dalla conseguente rabbia rivolta verso sé stessi. Lo sportivo che desidera migliorare i propri risultati non può motivarsi in modo efficace se nutre rabbia solo verso l’esterno. Deve riuscire a provare una sana rabbia verso sé stesso.
Purtroppo la rabbia è un’emozione spesso fraintesa. Non è raro che la rabbia provata verso sé stessi diventi violenza o discriminazione verso alcune parti di sé. Negarsi il cibo, negarsi il sonno, infliggersi punizioni e screditare e disprezzare la propria identità sono solo alcune delle innumerevoli modalità non sane di provare rabbia verso sé stessi. Verso gli altri, invece, la rabbia fraintesa tende a diventare razzismo, vittimismo, complottismo e numerose altre sfumature.
Ragionare sul senso dei propri obiettivi
Quando si desidera potenziare la propria motivazione è indispensabile soffermarsi sul riflettere attivamente sul senso e le sfumature del proprio obiettivo per inserirlo con cura nelle proprie priorità. Se non si riesce a inquadrare efficacemente i propri obiettivi, esiste il rischio di innescare delle distorsioni di cui non riuscire ad essere pienamente consapevoli. Per esempio, se una persona desidera piacersi esteticamente può essere utile approfondire il senso della piacevolezza estetica per lei e i vantaggi personali e sociali che potrebbero conseguirne prima di investire sul motivarsi al cambiamento. Così facendo, si prova a prevenire il rischio che l’estetica sia fraintesa e diventa possibile perseguirla in modo equilibrato senza perdere di vista il resto. Altrimenti è possibile che la mancanza di piacevolezza estetica sottenda sofferenza per le esperienze vissute precedentemente e che questa provochi delle distorsioni nella motivazione rendendola distruttiva.
Le modalità distruttive di motivarsi possono essere efficaci, ma tendono a diventare controproducenti nel lungo periodo. Numerosi professionisti coltivano idee discriminatorie sul valore della formazione che hanno sviluppato durante gli anni di sacrifici per motivarsi a giustificare i propri sforzi, ma tali idee finiscono spesso per essere anche motivo di comportamenti non flessibili che favoriscono problemi di coppia, di sostanze, legali o di salute.
Costruire un approccio razionale e ragionevole al motivarsi
Per essere motivati non serve investire sul potenziare al massimo la propria determinazione sfruttando idee estreme. Piuttosto è utile favorire idee razionali moderatamente rabbiose e determinate a cambiare le cose nel modo più ragionevole possibile; tenendo a mente la complessità degli eventi e rinegoziando ogni volta che serve le proprie priorità in accordo alle novità ma mantenendo una consapevolezza storica del proprio percorso.
Per motivarsi in modo sano è necessaria una buona competenza emotiva che non nasce contestualmente al compito da svolgere, ma piuttosto emerge da un’attenzione volontaria e ordinata alle proprie esperienze e alla propria storia. Volersi motivare senza conoscere sé stessi espone al rischio di sposare motivazioni impersonali favorendo confusione e finendo per costruire su fondamenta instabili.