Come nasce l’ansia sociale? Tra influenze genitoriali e vulnerabilità individuale


Prendendo spunto da un brillante articolo pubblicato a ottobre 2020 sulla rivista Psicoterapia cognitiva e comportamentale edito da Erickson e scritto dalle dottoresse Caputi, Pesenti, Perego e Scaini, parlo del rapporto tra genitori e figli nella nascita dell’ansia sociale. Questo argomento è ampio e difficilmente riassumibile in un video così breve, ma spero comunque che questo possa offrire uno spunto di riflessione a chi volesse riflettere sul tema dell’ansia sociale e delle sue origini.


Cos’è l’ansia sociale?

L’ansia sociale è uno stato emotivo di intensa preoccupazione al pensiero di affrontare situazioni sociali e relazionali che si pensa possano comportare una valutazione di sé. Generalmente il concetto di ansia sociale è associato a quello di fobia sociale. I due termini sono simili ma non completamente sovrapponibili. L’ansia è un problema principalmente ascrivibile alla paura mentre la fobia comprende un ampio lato di disgusto che rende opaco il pensiero sulla situazione temuta.

Quando nasce l’ansia sociale?

I primi segnali di un funzionamento socialmente ansioso nascono durante il periodo che intercorre tra gli 8 e i 15 anni. Generalmente durante la crescita iniziano a manifestarsi difficoltà nella relazione con gli altri che, successivamente, possono aggravarsi e consolidarsi durante l’adolescenza. Il periodo dell’adolescenza è una fase di sperimentazioni per la costruzione di un’idea stabile ed efficace di sé nel confronto con il mondo. Di conseguenza comprensibilmente chi soffre di ansia sociale finisce per vivere come particolarmente problematico il rapporto con gli altri. Di frequente le persone con ansia sociale preferiscono evitare le situazioni ritenute socialmente difficili, finendo per non fare esperienza e per costruire un’idea di sé come danneggiati, inadeguati o dipendenti.

Il ruolo della famiglia

Dato che i primi sintomi dell’ansia sociale emergono durante l’infanzia e tendono a manifestarsi con isolamento ed evitamento di situazioni relazionali, è frequente che prima o dopo l’insorgere di questa difficoltà le persone tendano a trascorrere molto tempo in famiglia. È probabile che i genitori abbiano un ruolo importante sia nel favorire il possibile esordio di un problema di ansia sociale, sia nel perpetuarlo.

Un modo per schematizzare lo stile genitoriale al fine di classificarlo e comprenderlo consiste nel distinguere due dimensioni principali composte dal comportamento a) esigente o controllante e b) responsivo o caloroso. Date queste due dimensioni, è possibile individuare 4 stili genitoriali principali. Il genitore autorevole che è sia esigente sia responsivo. Lo stile autoritario fondato sull’esigenza senza attenzione per la responsività. L’atteggiamento permissivo basato sul calore ma privo di controllo. E il genitore negligente che non si cura né di essere esigente, né di essere responsivo nei confronti del figlio.

La protezione che diventa controllo

Lo stile del genitore nasce in un’interazione bidirezionale tra genitori e figli. Di conseguenza, un genitore può avere uno stile irremovibile dato alla sua storia personale, ma più di frequente finisce per applicare uno stile all’interno della relazione con il figlio anche per rispondere a quelle che pensa possano essere le esigenze del figlio stesso.

Può succedere che un figlio ipersensibile favorisca la messa in atto di comportamenti protettivi nei suoi confronti, e che quello che nasce come intenzione di proteggere possa finire per diventare un modo di rendere dipendente il figlio. Infatti i figli comprensibilmente possono richiedere aiuto nei momenti di bisogno, ma possono anche sbagliare chiedendo troppo o troppo poco aiuto e finendo per danneggiarsi o innescare cure soffocanti. Genitori ansiosi tendono ad avere figli ansiosi anche per una difficoltà genitoriale nel selezionare efficacemente le situazioni che richiedono aiuto attivo da quelle per cui potrebbe essere sufficiente un blando sostegno.

La prevenzione secondaria ai genitori ansiosi

Comprendere se e quando intervenire nel proteggere un figlio in difficoltà è una decisione estremamente complessa e arbitraria. Genitori autorevoli possono facilmente finire per diventare autoritari o negligenti nel caso in cui fraintendessero l’esigenza dei figli. Una costante che tende a complicare il processo valutativo è l’ansia genitoriale. Tutte le persone, indipendentemente dalla sfida, tendono ad avere difficoltà a valutare una situazione che suscita ansia eccessiva. Allo stesso modo un genitore molto preoccupato tende ad essere poco obiettivo in merito le difficoltà del figlio.

Per questo un intervento utile e spesso sottovalutato riguarda la prevenzione secondaria nei confronti dei genitori ansiosi in gravidanza. È ragionevole pensare che intervenire sull’ansia genitoriale prima della nascita del figlio possa aiutare a prevenire la possibilità che successivamente si ecceda nel vivere con troppa paura il percorso di crescita del figlio, favorendo la probabilità di una genitorialità equilibrata e adatta alle esigenze della famiglia.

Per maggiori informazioni sull’articolo da cui prende ispirazione il video e questo breve testo, consulta il numero di ottobre 2020 della rivista psicoterapia cognitiva e comportamentale pubblicato da Erickson.

Dr. Valerio Celletti