Cos’è la pigrizia? Esiste davvero il demone del mezzogiorno?
In passato alcune persone vittime della pigrizia affermavano di essere prede del demone del mezzogiorno. Un’entità malvagia che imponeva un comportamento afinalistico e le spogliava di tutte le loro energie. Ad oggi, parte di quella mentalità prosegue in forma più laica nell’idea della pigrizia. Forse è tutto un modo confusionario di parlare di alcuni processi interni fondamentali.
La pigrizia è un comportamento spesso considerato criticabile. Quando osservando il comportamento proprio o altrui si considera sia troppo lento, inefficace, privo di orientamento, allora è frequentemente utilizzata l’etichetta “pigro”. A volte, in modo altrettanto soggettivo, capita che gli animali vengano considerati anche loro pigri. Il gatto che dorme 18 ore al giorno, la tartaruga che cammina con lentezza o l’orso che trascorre diversi mesi in letargo.
Quando il termine pigrizia è rivolto agli animali è più facile che qualcuno si accorga di quanto l’aggettivo sia usato in modo improprio. L’orso non dorme per mesi a causa della pigrizia, ma perché risponde ad un suo personale e fondamentale approccio all’interno e agli ostacoli ambientali. Quello che per altri può sembrare pigrizia, è una strategia sviluppata in secoli di adattamento.
La consapevolezza fa la differenza
Non sappiamo quanto l’orso sia consapevole della propria strategia. La esegue e non abbiamo gli strumenti per conoscere la sua opinione in merito. Sappiamo invece che accade spesso che le persone si giudichino pigre non sappiano il motivo del proprio rallentamento. Non sapere le cause di un fenomeno spesso lo rende più difficile da gestire. Anche per questo chi non riesce a comprendere il proprio comportamento finisce spesso per giudicarsi pigro, criticandosi e dando inizio a una personale guerra contro una parte di sé non compresa che si vorrebbe modificare. Spesso questa ostilità lascia ferite evidenti nel proprio rapporto con sé stessi.
Quali sono le cause della pigrizia?
Ma quali sono le cause della pigrizia? Il comportamento afinalistico, indolente ed esausto delle persone considerate pigre spesso è la manifestazione di un malessere emotivo. Accade in modo frequente che le persone profondamente annoiate siano poco attive e risultino pigre. La noia è un’emozione intimamente connessa alla tristezza e descrive un punto di vista lontano dalla realtà. La persona annoiata non trova quello che sta cercando e, coerentemente, non interagisce con una realtà priva di quello che invece affolla i suoi pensieri. Di conseguenza la persona ferma e considerata vittima della pigrizia spesso non sta interagendo non tanto perché travolta dal demone del mezzogiorno, l’accidia, ma piuttosto perché bloccata in un ragionamento distante dalla realtà. La strategia della persona pigra non permetterà di superare l’inverno, né permetterà di conseguire risultati ambiziosi. Ma chi è preda della pigrizia non lo capisce, e si arrabbia con la pigrizia quasi come se i suoi risultati dipendessero da qualcun altro.
Non esiste un demone del mezzogiorno
L’immagine del demone della pigrizia è una leggenda medioevale che dà sostanza a questa confusione. La pigrizia in realtà non è il prodotto di un’influenza esterna, ma un meccanismo personale altamente interno che va compreso perché diventi gestibile e superabile. Tutti gli esseri viventi hanno comportamenti che potrebbero essere descritti come pigri. Ma contemporaneamente è possibile che definire pigri i comportamenti sia ogni volta un errore dovuto alla mancata comprensione dei processi sottostanti.