Esame di stato di psicologia, come prepararsi? Dove e quanto studiare?
In Italia la professione dello psicologo è regolamentata dalla legge n. 56 del 18 febbraio 1989. Quindi tutti i laureati in psicologia che desiderano diventare psicologi devono superare un esame di stato composto da quattro prove, tre scritte e una orale.
Superare l’esame di stato permette di iscriversi all’Ordine degli Psicologi della propria regione e di essere così legalmente abilitati all’esercizio della professione dello psicologo su tutto il territorio nazionale.
Nella maggior parte dei paesi al mondo la psicologia non è regolamentata in ordini professionali, quindi questa procedura é descrittiva soprattutto della realtà italiana.
Vorrei dare alcuni suggerimenti ai colleghi che si apprestano a questa prova, rispondendo ad alcune domande che hanno accompagnato il mio esame di stato e quello dei colleghi con cui ho avuto modo di confrontarmi.
Per l’esame di stato di psicologia dove e quanto si deve studiare?
Esistono numerosi libri di testo per la preparazione all’esame di stato. Alcuni forniscono riassunti del programma minimo che un laureato di psicologia dovrebbe aver affrontato nel suo percorso di studi, ma non penso che questa sia la strada più efficace per affrontare l’esame.
Se da un lato “se so tutto, non può andarmi male”, principio non sempre veritiero ma molto popolare tra gli studenti, questo modo di affrontare l’esame di stato non rispetta la legge della parsimonia. Secondo la legge della parsimonia (o Rasoio di Occam), a parità di risultati è da preferire il percorso più semplice. Tradotto sull’esame di stato di psicologia, se entrambe le strade portano alla promozione, è da preferire la strada più breve.
Ripetere tutto il programma universitario richiederebbe di dedicare molte ore a ripassare teoria già vista in Università in un periodo occupato anche dal tirocinio post-laurea, dal lavoro o da altri impegni formativi.
Suggerisco di prepararsi in modo più strategico, dividendo la preparazione in base alla struttura delle prove di esame e preparandosi di conseguenza.
Per prepararsi alle tre prove scritte esistono dispense di riassunti disponibili online o nelle librerie specializzate che non pretendono di essere esaustive, ma richiamano le informazioni studiate durante il corso di laurea e offrono una varietà di contenuti adatta a trattare la maggior parte degli argomenti.
La prima prova, per esempio, è una prova teorica. La psicologia è una disciplina ampia, quindi la prima prova teorica è strutturata in modo sufficientemente ampio da tenere conto di tutte le aree psicologiche (cliniche, lavorative, neuropsicologiche, dello sviluppo, ecc…). Piuttosto che studiare tutte le aree psicologiche esistenti, ha senso irrobustire la propria professionalità su alcuni argomenti, usando un approccio più leggero per “il resto del programma universitario”.
C’è un modo in cui è preferibile rispondere alle domande?
Durante una sessione dell’esame di stato, un presidente della commissione di esame ha ripreso buona parte dei candidati per i contenuti del proprio elaborato. In quella sessione, studiando a memoria, molte persone interrogate su un tema generico avevano risposto facendo tutte riferimento allo stesso esempio specifico citato su un libro di testo per la preparazione dell’esame di stato. Questo non va bene, perché fa sospettare che i candidati abbiano risposto ripetendo a memoria quello che avevano studiato.
Nel rispondere alle domande dell’esame di stato di psicologia i contenuti sono molto importanti, ma è ancora più importante evitare di mostrare una preparazione nozionistica. Le competenze nozionistiche sono già certificate dal diploma di laurea, non serve ribadirle eccessivamente. È importante che lo psicologo, in tutte le sue molteplici professionalità, sappia mostrare capacità di ragionamento autonomo e critico su ogni tema, interpretandolo sempre in chiave psicologica.
Ad ogni domanda è importante rispondere ragionando sul senso della domanda e provando a spiegare il proprio ragionamento all’interno della risposta. Le conoscenze sono solo la base della risposta e del ragionamento. L’esposizione pulita e comprensibile del proprio ragionamento è la risposta alla domanda di esame, qualunque essa sia.
In quanti vengono promossi all’esame?
Dipende, non esiste un numero fisso di promossi né un numero minimo di persone che la commissione deve necessariamente bocciare. In alcune sessioni si è registrato il 100% dei promossi e in altre ci sono state parecchie bocciature. In generale, la maggior parte delle persone che non superano l’esame di stato al primo tentativo, lo superano riprovando l’esame una seconda volta.
Probabilmente non esiste un’unica spiegazione a questo fatto. Credo che il risultato non sia dovuto al rendersi conto delle proprie lacune e al ripararvi studiando in modo più approfondito. Piuttosto, credo che il successo al secondo tentativo sia dovuto a una maggiore comprensione del senso delle domande e all’esperienza maturata dal confronto con i colleghi prima e dopo l’esame. Parlare con colleghi che sostengono o hanno sostenuto l’esame è un’ottima occasione per farsi un’idea più realistica dell’esame e delle sue richieste.
Potrebbe essere utile informarsi parlando con chi ha sostenuto l’esame nella sessione precedente o muoversi con 6 mesi di anticipo e parlare con i colleghi che stanno sostenendo l’esame mentre si è ancora impegnati con l’anno di tirocinio dopo la laurea.
Qual’é l’ostacolo più grande nel superare l’esame di stato?
Nel gruppo di colleghi con cui ho avuto l’occasione di confrontarmi, l’ostacolo più grande è stato sempre il fattore emotivo.
Durante l’esame di stato la maggior parte dei colleghi sta muovendo i primi passi fuori dall’ambiente universitario. In questo percorso di autonomia, per molti l’esame di stato rappresenta l’ultimo grande ostacolo prima dell’agognato traguardo: diventare psicologo. Questo pensiero, unito all’imprevedibilità della sessione d’esame e al fatto che non si stanno sostenendo esami da almeno un anno, contribuiscono ad aumentare l’ansia e la paura.
Paradossalmente, l’ostacolo maggiore dell’esame di stato di psicologia è un fattore psicologico. In questo senso, provare a osservarsi e ad affrontare l’esame usando le proprie competenze per gestire anche il fattore umano può essere la chiave sia per superare l’esame, sia per diventare concretamente un po’ più psicologi di quanto non si fosse prima dell’esame di stato di psicologia, indipendentemente dal suo risultato.
Qual è la sede migliore per l’esame di stato di psicologia?
L’esame di stato è organizzato da tutte le Università che hanno una facoltà di psicologia. Ogni laureato di psicologia può scegliere liberamente di sostenere l’esame in una qualunque università italiana che lo organizzi.
Ma come scegliere la sede più adatta alle proprie esigenze? Dipende tutto dalle proprie esigenze.
Mi sento di sostenere che, diversamente da quanto si sente dire, la difficoltà dell’esame è uguale in ogni sede. Quindi la percentuale di promossi e bocciati delle sessioni precedenti non credo sia il criterio secondo cui scegliere la sede di esame.
Quando ho scelto dove sostenere l’esame di stato di psicologia nel 2011 le mie esigenze principali erano la vicinanza da casa e tempi di attesa ragionevoli tra una prova e l’altra, con preferenza per questo secondo fattore. Nel 2011 alcune Università organizzavano le quattro prove a cadenza mensile, facendo durare l’esame quattro mesi, mentre altre le strutturavano in quattro settimane.
Il mio consiglio è scegliere le Università che permettono di rimanere meno tempo in attesa, condensando le prove di esame il più possibile. La cadenza settimanale è ottima per prepararsi adeguatamente.
In bocca al lupo ai futuri colleghi che si approcciano all’esame di stato di psicologia.