Riassunto

Essere deboli va bene? Per rispondere, serve avere chiaro cosa significa accettazione e framing. Perché si, essere deboli va bene. Ma spesso questa affermazione finisce per essere completamente travisata.

Essere deboli va bene?


Recentemente mi è capitato di sentire una persona esprimere supporto in un gruppo minoritario affermando che “essere deboli va bene”. Ma cosa implica sostenere che essere deboli va bene?


Essere deboli va bene? - Valerio Celletti

Forza e debolezza

Per quanto a volte alcune persone possono sembrare irraggiungibili per le loro qualità o, viceversa, completamente prive di valore per i loro difetti, gli esseri viventi giocano tutti lo stesso complesso gioco. In alcuni casi vincono, in altri perdono. A volte mostrano forza, altre debolezza. C’è chi è più spesso su, e chi è più spesso giù.

A volte le cose cambiano rapidamente e spesso non si riesce ad avere una percezione realistica della propria situazione. Essere deboli o fragili è una condizione comune e naturale, come lo è l’essere forti o resistenti. Nessuno è sempre una o l’altra cosa, tutti sono a volte forti, altre deboli. L’impermanenza è una caratteristica fondamentale di tutto. Tutto cambia ed è in continuo mutamento. Alcune variazioni sono così minime da essere impercettibili, ma nulla rimane davvero identico a sé stesso. Così le persone, le loro qualità, i loro difetti, i loro ruoli, le loro possibilità e le loro risorse, tutto è in continuo cambiamento.

Quindi essere deboli è una realtà. Non è una cosa giusta o sbagliata, è semplicemente una conseguenza inevitabile dell’esistenza. A volte siamo la versione più forte di noi stessi, altre la più debole. Nessuno è mai sempre forte, come nessuno è mai davvero sempre debole.

Quindi essere deboli va bene?

Si nell’ottica che “è importante accettare la debolezza come inevitabile e naturale espressione dell’esistenza, a volte tutti sono deboli”.

No se inteso nella prospettiva discutibile che “c’è valore nella debolezza, è meglio essere deboli che forti”.

L’elogio della debolezza

È peculiare come un tema importante e delicato come quello dell’accettazione e del supporto a persone in difficoltà perché sono o si sentono deboli a volte sia contaminato da ideologie contraddittorie.

Queste opinioni, a volte frettolose e confusionarie, spesso trovano terreno fertile all’interno di piccoli gruppi di persone alla ricerca di un’identità e/o una comunità. Uno dei principi fondanti la costruzione di un gruppo è la scelta di idee semplici ed originali che possano aiutare a distinguersi dagli altri. Le coppie usano nomignoli e parole inventate. I gruppi inventano battute e saluti. Le comunità fondano modi di dire e tradizioni. Alcuni gruppi, a volte, promuovono concetti discutibili.

Alcune prospettive religiose promuovono la sofferenza ed il dolore, sostenendo che tale esperienza avvicini al divino. Certi gruppi sostengono che l’istinto ed il fare la prima cosa che passa per la mente sia meglio di una scelta ragionata ed educata. Allo stesso modo, è possibile trovare chi sostiene che essere deboli sia meglio che essere forti o possa essere desiderabile. Nella giusta prospettiva è possibile sostenere quasi qualsiasi cosa.

In questo senso l’elogio del dolore può avere un senso come elogio della vita nonostante il dolore. Agire seguendo l’istinto può essere preferibile al non agire per un ragionamento interminabile o può essere valorizzato interpretando l’educazione come uno strumento per forzare l’obbedienza sociale. È frequente che questi ragionamenti si fondino su associazioni si significati che diventano ragionevoli quando inserite nella corretta cornice interpretativa.

Allo stesso modo, chi considera la debolezza migliore della forza sta parlando di altro.

Le cornici interpretative della debolezza

Il concetto di debolezza spesso è utilizzato come sinonimo di altre idee.

Per alcune persone la debolezza è questione di rango e confronto. A seconda delle persone o delle sfide con cui ci si confronta, cambiano i parametri di debolezza e ci si sente più o meno forti. In questa cornice, essere deboli significa considerarsi peggiori di qualcun altro. Tutto dipende dal metro di paragone. Va bene riconoscere di essere peggiori di qualcun altro.

A volte la debolezza è intesa come fragilità. A seconda degli esiti, quando ci si percepisce come rotti o danneggiati, significa essere troppo fragili. In questa cornice, essere deboli implica aver affrontato una sfida superiore alla propria capacità di gestirla. Tutto dipende da quale sfida è capitata. Va bene riconoscere le proprie fragilità ed i propri limiti.

In certi casi un segno che alcune persone considerano debolezza è la perdita del controllo. Alcune persone sono ossessionate dal controllare tutto perché pensano che la vita fuori dal loro orizzonte previsionale sia un fallimento esistenziale. In questa cornice, essere deboli significa non avere avuto abbastanza risorse per controllare la realtà. Tutto dipende da quanto si è disposti ad essere ostili e quante risorse si ha a disposizione. Va bene se capita di perdere il controllo, in realtà non lo abbiamo quasi mai.

Debolezza ed espressione emotiva

Competere, resistere, controllare, sono tutti argomenti complessi spesso sintetizzati in modo improprio con la debolezza.

Altrettanto un argomento spesso bistrattato è l’espressione emotiva. È frequente che le persone associno l’espressione emotiva alla debolezza.

Esprimere le emozioni senza filtrarle o non saperle gestire può dare accesso ad aspetti intimi che non si desidera condividere. L’esperienza di sentirsi esposti può finire per essere vissuta come una sconfitta nei confronti di altri che, coerentemente a sé stessi, in quel momento stanno esprimendo altre emozioni.

L’espressione emotiva può essere considerata debolezza quando viene vissuta come l’esperienza di essere sopraffatti da qualcosa di più forte a cui non si è saputo resistere. In questi termini è possibile pensare che un buon modo di gestire le emozioni possa essere combatterle ed essere più forti di loro. Tale processo porta generalmente a risultati insoddisfacenti, dato che combattere le proprie emozioni significa combattere sé stessi, quindi ci può essere solo una vittima.

Ed altrettanto esprimere un’emozione quando non lo si desidera o quando non si riesce a prevedere cosa comporterà è una perdita di controllo che alcune persone vivono come un pericolo terribile. All’interno di un’esistenza percepita come sicura solo quando è programmata e programmabile, l’emozione è un bagno di realtà che viola l’illusione del controllo.

Tutte queste cornici di riferimento sono discutibili.

Un piccolo sondaggio Instagram

Sondaggio instagram in cui chiedo se essere deboli va bene

Ho provato un semplice esperimento su Instagram. In un sondaggio ho posto la domanda “essere deboli va bene?”. C’erano 4 possibili alternative. A) Si, c’è valore nella debolezza. B) Si, la debolezza è naturale. C) No, la debolezza è inaccettabile. D) No, serve combattere per diventare forti.

Il pubblico che segue il mio profilo @drvaleriocelletti probabilmente non è statisticamente rappresentativo né per dimensioni né per composizione; sono poche persone e tutte probabilmente interessate ad argomenti psicologici. Eppure le risposte sono state sorprendenti.

La risposta più selezionata è stata la (A) Si, c’è valore nella debolezza. A seguire (B) Si, la debolezza è naturale. Poi la (D) No, serve combattere per diventare forti. Ed infine (C) No, la debolezza è inaccettabile. Probabilmente con un campione ed una ricerca davvero rappresentativi si otterrebbero risultati diversi, ed è possibile che la domanda e le risposte non fossero formulate nel modo più efficace e chiaro possibile, ma la risposta che penso si possa ritenere più corretta è la (B), cioè si, la debolezza è naturale.

Esiti sondaggio instagram di Essere deboli va bene

Diversamente la risposta, (A) Si, c’è valore nella debolezza, è stata la preferita di chi ha risposto al sondaggio. Coerentemente a quanto affermato nelle premesse, suggerisco che la maggior parte delle persone non rispondono parlando della debolezza, ma riferendosi a concetti che associano alla debolezza. Quindi non credo che volessero davvero rispondere “c’è valore nella debolezza”, ma che abbiano risposto “c’è valore nella fragilità”, “c’è valore nel perdere una competizione”, “c’è valore nel perdere il controllo”, “c’è valore nell’esprimere le emozioni”, ecc… Forse è possibile che in molti abbiano voluto intendere “C’è valore nonostante quella specifica debolezza”. Servirebbe provare riformulando meglio le domande o approfondendo le risposte.

Essere deboli va bene, ma è importante provare a migliorarsi

È molto importante e sano che le persone sappiano accettare la debolezza. Non accettare la debolezza implica negare una parte naturale dell’esistenza, finendo per negare aspetti fondamentali di sé che invece richiedono di essere visti, gestiti, accuditi, protetti o valorizzati e migliorati.

Vedere le proprie debolezze è uno strumento importante per capire come gestirle. Alcune debolezze richiedono di essere gestite e contenute per evitare che provochino più danni del necessario. Altre possono richiedere cure ed accudimento perché sia possibile superare ostacoli altrimenti ritenuti erroneamente impossibili. Certi punti deboli può essere utile rinforzarli con le dovute protezioni così da lasciare campo libero perché si possano esprimere i propri punti di forza. In alcuni casi, quello che inizialmente consideriamo debolezza può essere riletto e rivisto in una cornice che, invece, ne valorizza le qualità e ne cambia completamente il significato. Infine alcune debolezze, che debolezze sono e debolezze rimangono, è importante capire se e come migliorarle, educarle, perfezionarle, così da colmarle o, quantomeno, da renderle meno gravi.

Lavorare in modo sano sulla debolezza

Ogni individuo ha diritto a raggiungere il massimo livello di benessere possibile in accordo alle proprie risorse, potenzialità, desideri e occasioni. Migliorare i propri punti di forza è un’ottima idea per farsi strada nelle difficoltà quotidiane. È estremamente utile anche migliorare, per quanto possibile, le proprie debolezze. Ma serve lavorarci in modo sano, senza inventare teorie fantasiose o senza ribaltare la realtà. Alcune caratteristiche a volte sembrano debolezze ma non lo sono, come a volte consideriamo debolezze delle qualità che non comprendiamo e non usiamo in modo efficace. In alcuni casi consideriamo insormontabili delle debolezze che richiedono solo un po’ di fiducia in più in sé stessi e un metodo diverso.

In ogni caso è importante accettare sé stessi e volersi bene per quello che si è, mentre si prova a fare il meglio che si riesce.

Dr. Valerio Celletti

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