Esultare per un gol è espressione di felicità?
In questo periodo di Europei, vedendo la partita Italia Austria del 26/06/2021, è nata spontanea la domanda: Esultare per un gol è espressione di felicità? Infatti i giocatori e i tifosi che esultano per un gol esprimono chiaramente anche felicità per il successo della propria squadra, ma non solo. Infatti se si esegue una moviola decontestualizzata di chi esulta, è possibile osservare che l’espressione principale del tifoso non è la gioia, ma la rabbia.
Esultare alla moviola
Chi festeggia per un gol mostra i propri denti, contrae i muscoli del corpo, grida alzando la voce e stringe occhi e pugni. Nonostante esista una certa variabilità individuale, questi gesti sono principalmente espressione dell’emozione della rabbia.
Possiamo notare questo comportamento anche nei giocatori in campo, che quando esultano lo fanno con stili ampiamente diversi. C’è chi lancia dediche affettuose ad amici e parenti, mentre c’è chi corre verso gli avversari con atteggiamenti provocatori come fare il gesto di zittirli o dire qualche affermazione sconnessa. Sono due modalità estremamente diverse di esultare per un gol. Una è più incentrata sulla condivisione di un risultato desiderabile che è stato conquistato con impegno e fatica, mentre la seconda sul dare forma a un cambiamento fondamentale che si pretende che tutti riconoscano. Nel primo caso c’è sia felicità che rabbia, nel secondo c’è rabbia e ostilità.
La rabbia è un’emozione fondamentale
Non esistono emozioni positive o negative. Esprimere felicità o rabbia è ugualmente importante, utile e sensato. Però è importante che queste emozioni sia distinguibili per evitare confusione. Infatti lo sport è un ambito in cui è molto frequente sentire parlare solo della felicità che, invece, è solo una parte limitata dell’espressione sportiva.
La rabbia è un’emozione fondamentale per l’attività sportiva. Infatti è considerata un’emozione primaria ed ha un ruolo decisivo nel promuovere il cambiamento. La rabbia è un’emozione centrata sull’intervenire per modificare la realtà, ed, in fondo, è questo l’obiettivo di ogni pratica sportiva. Nello sport si fa qualcosa perché una situazione x diventi y grazie al proprio contributo. L’emozione più coerente con questo pensiero è proprio la rabbia.
La rabbia è un’emozione fraintesa spesso
Infatti in molte occasioni la rabbia viene confusa con ostilità, aggressività, violenza, quando questi comportamenti sono solo scorciatoie poco civili per esprimere un’emozione molto più elegante. Non sta scritto da nessuna parte che per sortire un cambiamento la violenza debba essere il modo più efficace o più descrittivo, anzi, spesso la violenza finisce per produrre cambiamenti improvvisi e poco duraturi.
Ma nello sport può capitare di sentire qualcuno che incita un giocatore dicendogli “tira fuori la cattiveria”, sperando che così lui/lei giochi con maggiore passione. Ma questo genere di affermazioni sono conseguenza del fraintendimento che sto spiegando e portano ad una pessima educazione sportiva e umana. Nello sport è importante educare alla competizione ed all’agonismo, così che lo sportivo di oggi possa domani essere un cittadino in grado di sostenere la sana e naturale competizione della vita. L’agonismo e la capacità di essere focalizzati e concentrati sul perseguimento dei propri obiettivi non è un percorso da confondere con qualcosa di distruttivo o violento.
Spesso lo sport, per inciviltà dei partecipanti, finisce per essere una pratica poco civile. Ma questo risultato non è dovuto allo sport, ma alla mancanza di cultura sportiva. In molti ambienti sportivi non promuovere cultura sportiva provoca un imbarbarimento che genera ambienti tossici.
Lo sport e la rabbia
Diversamente, lo sport è uno strumento eccezionalmente potente per veicolare competenza emotiva dove serve. Infatti lo sport parla il linguaggio della rabbia, ed esistono persone o periodi della vita in cui la rabbia è un’emozione complessa ed importante da imparare a vivere e gestire. Questo diventa particolarmente evidente quando lo sport è utilizzato per lavorare con gli adolescenti che, per definizione, hanno quasi sempre un certo grado di difficoltà per eccesso o per difetto nelle modalità con cui gestiscono la rabbia. Infatti l’adolescenza è un periodo della vita in cui ci si confronta con il mondo e si sperimentano i limiti delle proprie visioni, cercando di comprendere se si riesce prima a modificare il mondo o a modificare il proprio modo di parteciparvi. È un processo intrinsecamente incentrato sul cambiamento e, quindi, sulla rabbia.
Quindi esultare per un gol è espressione di felicità, ma soprattutto di rabbia. Se la rabbia è accompagnata da imprecazioni o ostilità, il tifo diventa semplicemente espresso in modo ostile e incivile. Esultare in modo civile significa esprimere felicità e rabbia esaltando il proprio comportamento o il comportamento della propria squadra, condividendo la propria felicità con le persone. Diversamente esultare in modo incivile significa esprimere felicità e rabbia esaltando il proprio valore personale e sminuendo il valore altrui, rivolgendosi agli altri non tanto per condivisione, ma per competizione. Nello sport la competizione è gestita da regole ed avviene sul campo, mentre fuori dal campo e dal regolamento la competizione smette di essere sport.