Guida all’orientamento sessuale
Cap. 4 – Eterosessuale
Quarto capitolo della guida all’orientamento sessuale: L’eterosessualità è il secondo degli orientamenti sessuali discusso in questa guida ed è definito dalla presenza di desiderio sessuale verso persone riconosciute di sesso alternativo al proprio. In questo capitolo cerchiamo di capire come funziona il riconoscimento dei tratti di genere, i problemi dell’eterosessismo, l’importanza di soffermarsi consapevolmente sui propri gusti e alcuni dubbi sulle statistiche ufficiali in merito alla diffusione dell’eterosessualità.
Eterosessualità e omosessualità sono simili
Procedendo con il principio quantitativo usato per ordinare la guida all’orientamento sessuale, dopo aver dedicato spazio all’asessualità è il turno di eterosessualità e omosessualità. Entrambi gli orientamenti descrivono persone che provano desiderio sessuale verso persone riconoscibili per un sesso specifico uguale o opposto al proprio. Sono orientamenti sessuali simili, seguiti da bisessualità e pansessualità. Non potendoli trattare contemporaneamente, verrà dedicato spazio prima all’orientamento sessuale eterosessuale perché maggiormente diffuso e perché offre l’occasione di spiegare alcuni aspetti culturali che hanno conseguenze sull’omosessualità.
Il quarto capitolo della guida all’orientamento sessuale esplora il gusto nell’eterosessualità, alcune false credenze sull’eterosessualità, prova a descrivere una parte della complessità sottostante il dare per scontato il riconoscersi eterosessuali e ne commenta i dati sulla diffusione. L’orientamento sessuale omosessuale verrà trattato nel quinto capitolo.
I gusti della persona eterosessuale
L’eterosessualità è l’orientamento sessuale che descrive persone che desiderano avere rapporti sessuali esclusivamente con persone di sesso alternativo al proprio. Gli uomini eterosessuali desiderano avere rapporti sessuali con donne, mentre le donne eterosessuali desiderano avere rapporti sessuali con uomini. Detta in questi termini, il discorso potrebbe sembrare molto semplice. Infatti in molte occasioni le persone che si riferiscono all’eterosessualità la descrivono come un argomento su cui non è utile soffermarsi, ribadendo l’idea che sia semplicemente “la normalità”. Ma, diversamente dall’idea fraintendibile di normalità, l’eterosessualità è un orientamento sessuale complesso.
Dire che una persona eterosessuale provi desiderio sessuale per una persona di genere diverso dal proprio è una semplificazione. In realtà il gusto sessuale non si riferisce mai al genere biologico dell’altra persona, ma ai suoi tratti di genere. Come anticipato nel secondo capitolo della guida all’orientamento sessuale, il genere biologico si esprime tramite alcune caratteristiche osservabili che ne permettono il riconoscimento. I “tratti di genere” sono caratteristiche stabili che connotano l’appartenenza a un genere, mentre gli “stati di genere” sono caratteristiche transitorie di genere. Il seno può essere considerato un tratto del genere femminile, mentre il make-up può essere considerato uno stato di genere. La persona eterosessuale può provare desiderio sessuale per persone che riconosce appartenenti a un genere alternativo al proprio. Può trattarsi di una persona biologicamente di sesso alternativo al proprio, come può trattarsi di una persona solo apparentemente riconoscibile di un altro genere.
La moda e i tratti di genere
Ad oggi non esiste una codificazione ordinata e completa dei tratti di genere umani. L’etologia ha studiato il corteggiamento di molte specie animali, ma l’antropologia non è riuscita a fare altrettanto. Se è possibile affermare che la forma e i colori delle piume del pavone maschio sono tra i tratti di genere più evidenti e riconoscibili della loro specie, non possiamo fare altrettanto per gli esseri umani. Esistono alcune caratteristiche distintive del maschile e del femminile, ma tendono ad avere un valore più statistico che identitario. Se le donne sono statisticamente più basse degli uomini, questo non significa che una donna alta sia un uomo o che un uomo basso sia una donna.
I tratti di genere umani sono intensamente influenzati dalla cultura. A seconda della cultura di riferimento è possibile notare maggiore enfasi su parti del corpo, atteggiamenti, abbigliamenti o caratteristiche. Per esempio, il criterio dell’altezza citato precedentemente è un dato statistico. Considerando la media della popolazione, è più probabile che una persona di bassa statura sia identificabile in quanto di sesso femminile. Nonostante questo pregiudizio, è evidente che l’altezza non abbia nulla a che fare con l’essere maschili o femminili. Dato che nel quotidiano nessuno ha a disposizione dei dati statistici reali, la moda acquisisce maggiore efficacia. Quello di moda è un termine statistico che indica il valore più frequente in una distribuzione. Non è tanto il più frequente in assoluto, ma il più disponibile e riconoscibile. Una cultura che propone frequentemente una caratteristica associabile a un genere finisce per insegnare ai suoi membri ad imparare a riconoscerla, rendendola un tratto di genere. Questo non significa che la cultura modifica il gusto. Ma la cultura può semplificare o complicare il riconoscimento dei tratti di genere che permettono l’incontro tra gusto dell’altro e disponibilità, innescando il desiderio sessuale.
Gli stereotipi di genere e le difficoltà di comunicazione
Riconoscere il genere di appartenenza di una persona è un atto complesso. Non si limita esclusivamente al riconoscere se l’altro è maschile o femminile, ma distribuisce questa valutazione personale lungo una linea continua. Il processo di distinzione si basa su criteri personali appresi che tendono a classificare gli uomini come più o meno maschili o le donne come più o meno femminili in base al numero e alla qualità di criteri soddisfatti. Questi processi di analisi e identificazione contengono semplificazioni, generalizzazioni e stereotipi difficilmente evitabili. Quando alcuni criteri sono socialmente condivisi da molte persone, finiscono per contribuire alla formazione di alcune gerarchie sociali. Spesso le persone che desiderano modificare il proprio status sociale provano a modificare gli stati di genere (trucco, abbigliamento, atteggiamento) o investono molte, a volte troppe, energie nel cercare di modificare i propri tratti di genere (diete drastiche, allenamento eccessivo, chirurgia estetica, ecc.).
Finché un criterio di riconoscimento dei tratti di genere si limita a identificare quale persona considerare sessualmente più attraente, potrebbero non esserci controindicazioni. Però questi criteri possono contenere ipotesi discriminatorie prive di fondamento e portare a comportamenti antisociali verso gli altri e verso sé stessi. Infatti, come accennato poco fa, le persone usano gli stessi criteri per valutare la desiderabilità propria e altrui. È frequente che le persone ragionino sulla propria desiderabilità senza avere gli stessi strumenti della persona da cui vogliono essere desiderati. Un aspetto complesso dell’eterosessualità consiste nel modo in cui la seduzione riguardi persone il cui modo di riflettere sulla sessualità è influenzato dalla cultura e che queste cerchino di condividere intimità con persone del sesso opposto a volte educate secondo una cultura diversa. Entrambe provano a farsi apprezzare seguendo i propri criteri ed entrambe possono incappare in molte difficoltà di comunicazione.
Breve parentesi su normalità ed eterosessismo
La tendenza a perdersi nel proprio punto di vista considerandolo l’unico o il migliore può accadere di frequente in tutti gli ambiti. Ragionare sulle relazioni sessuali considerando normale o naturale solo l’eterosessualità è un approccio definito eterosessismo. Questo è una modalità parziale di leggere i rapporti umani senza coglierne la reale complessità. Nonostante la sua frequenza, considerare l’eterosessualità l’orientamento normale o naturale è un errore. Come detto precedentemente, la normalità è soprattutto un concetto statistico e sostenere che la caratteristica più frequente sia l’unica naturale è un concetto che, applicato a qualunque altro ambito, risulta evidentemente privo di fondamento. Chi ha i capelli biondi o rossi non è meno naturale di chi ha i capelli castani. Questa osservazione è utile sia per chi pensa che essere eterosessuali abbia più valore del riconoscersi in altri orientamenti sessuali, sia per chi pensa che vivere da eterosessuali sia necessariamente più facile delle alternative.
La cultura eterosessista tende a ragionare in modo forzatamente inclusivo dando per scontato che tutti appartengano all’orientamento sessuale eterosessuale. Proseguendo con le generalizzazioni, la cultura eterosessista coltiva l’idea che gli uomini o le donne siano tutti tendenzialmente simili o somiglianti agli esempi a disposizione. Per alcune persone è possibile dare per scontato che tutti ragionino come i propri familiari, per altri lo è immaginare che i partner ideali debbano assomigliare esteticamente o moralmente al personaggio famoso di riferimento.
Per quanto le persone non eterosessuali possano subire le peggiori discriminazioni conseguenti l’eterosessismo, anche le persone di orientamento eterosessuale ne sono vittime. Secondo questa cultura il desiderio sessuale è un atto meccanico meccanico, la prestazione sessuale è necessaria e il piacere appare scontato. La semplificazione forzata di eventi complessi è alla base della maggior parte delle disfunzioni sessuali.
Perché l’eterosessismo è così diffuso se è sbagliato?
Gli eventi sociali sono complessi e difficili da prevedere. A volte, purtroppo, l’evento più frequente non è il migliore ma solo il più semplice. Probabilmente la società tende a produrre ideologie eterosessiste per innumerevoli ragioni, ma è possibile che una delle più plausibili sia l’adeguarsi al ragionare sui comportamenti più disponibili. Se le persone osservano prevalentemente interazioni eterosessuali è più probabile che ragionino considerando quell’esempio piuttosto che tenendo in considerazione tutte le alternative possibili. Basti pensare al modo in cui vengono formulate le leggi. Si pensa ai casi ritenuti principali ma esistono sempre innumerevoli situazioni non considerate. Anche per questo motivo le manifestazioni che riguardano i diritti sessuali tendono a puntare soprattutto sulla visibilità. Lo scopo è favorire nel pubblico una riflessione inclusiva che non possa dimenticarsi involontariamente delle alternative.
La tendenza all’eterosessismo non è esclusiva delle persone di orientamento eterosessuale. È possibile osservare questa tendenza errata alla semplificazione in tutte le persone che cadono nell’errore di generalizzare. Per alcune persone asessuali tutti sono asessuali nel profondo, per alcune persone omosessuali in realtà tutti sono omosessuali che fingono di essere altro, per alcune persone bisessuali la vera natura umana è la bisessualità e per alcune persone pansessuali le distinzioni di genere sono una distrazione di cui tutti, un giorno, si renderanno conto. L’eterosessismo è il fenomeno più ampio e noto, ma esiste l’equivalente per ogni altro orientamento sessuale. È un errore per semplificazione in cui può essere facile cadere ed in cui possono cadere tutti.
Il gusto per la transessualità
L’orientamento eterosessuale descrive le persone che provano desiderio sessuale per persone che riconoscono di sesso opposto al proprio interpretando i tratti di genere corrispondenti. Generalmente questo implica una ricerca della propria idea di mascolinità negli uomini e di femminilità nelle donne. Allo stesso tempo, come detto precedentemente, l’interpretazione dei tratti di genere è influenzata dalla cultura, dalla disponibilità, dai modelli di riferimento, ecc. Di conseguenza, non è necessario che l’altra persona sia oggettivamente di sesso opposto al proprio, ma esclusivamente che sia riconoscibile di sesso opposto.
Data l’estensione del fenomeno, è utile sottolineare che le persone eterosessuali possono provare desiderio sessuale per persone transessuali che riconoscono di sesso opposto al proprio. È frequente che uomini di orientamento eterosessuale abbiano relazioni con donne transessuali nate in corpi maschili (MtF) ed altrettanto che donne di orientamento eterosessuale vivano relazioni con uomini transessuali nati in corpi femminili (FtM). Questo comportamento può essere confuso con l’omosessualità soprattutto nel caso di transizioni parziali o di semplice travestitismo, ma invece è compatibile con l’eterosessualità.
Le persone transessuali, probabilmente per motivi collegati alla storia personale, tendono a porre molta enfasi nell’esprimere i tratti di genere acquisiti e a dedicare tempo a coltivare quelli che ritengono essere stati di genere coerenti con il proprio. Le persone che manifestano tratti e stati di genere marcatamente riconoscibili tendono ad incontrare il gusto delle persone di orientamento eterosessuale, omosessuale e bisessuale.
Il comportamento della persona eterosessuale
Il comportamento delle persone eterosessuali, come tutti i comportamenti, non è esclusivo. L’orientamento sessuale non è definito dal comportamento ma piuttosto dal desiderio sessuale. Il comportamento delle persone eterosessuali può essere sovrapponibile al comportamento di persone asessuali, bisessuali o pansessuali. La discriminante non riguarda il comportamento ma le differenze nel desiderio sottostante.
La persona di orientamento sessuale eterosessuale prova desiderio sessuale esclusivamente per persone che riconosce di sesso opposto al proprio. Ne consegue che generalmente le persone eterosessuali hanno rapporti sessuali con persone di sesso opposto al proprio che riconoscono rappresentativi del proprio genere. Gli uomini eterosessuali desiderano donne ritenute femminili e le donne eterosessuali desiderano uomini che ritengono maschili. Nel caso in cui una donna sia ritenuta eccessivamente maschile o un uomo sia considerato eccessivamente femminile, questa percezione tende a non incontrare il gusto eterosessuale e a non suscitare desiderio sessuale.
Una volta stabilita la presenza più o meno intensa di desiderio sessuale, il consenso reciproco, la relazione, il contesto e considerate le differenze individuali, il comportamento sessuale di una persona eterosessuale può essere indistinguibile da quello di una persona asessuale, bisessuale o pansessuale che abbia una relazione di coppia con una persona di sesso opposto al proprio.
Come si riconosce una persona eterosessuale?
Una parte della popolazione si riconosce nell’orientamento sessuale eterosessuale in modo eterosessista senza neanche valutare le alternative. Questo automatismo comporta alcuni rischi. L’eterosessismo tende a favorire una sottovalutazione dell’importanza di esplorare i propri gusti sessuali. In alcuni casi, questa mancata esplorazione può ostacolare o ritardare l’eventuale riconoscimento di gusti non eterosessuali. Ma dare per scontati i propri gusti è un problema anche nel caso in cui si sia effettivamente di orientamento sessuale eterosessuale. La consapevolezza del proprio orientamento sessuale generalmente tende a definirsi entro il termine della tarda adolescenza che termina approssimativamente verso i 25 anni. Dare per scontato il proprio orientamento sessuale senza riflettervi attivamente prima di diventare autonomi può produrre confusione dovuta alla consapevolezza di essere convinti di un’idea che non si è in grado di argomentare. Non sapere come si è riconosciuto il proprio orientamento può favorire comportamenti dimostrativi poco efficaci. In alcuni casi c’è il tentativo di dimostrare agli altri la propria eterosessualità, in altri casi ci si impegna per dimostrare a sé stessi la correttezza dell’orientamento sessuale in cui ci si riconosce.
In generale definire l’orientamento sessuale non è necessario al benessere sessuale. Ma conoscere il proprio orientamento sessuale può essere utile a gestirsi in alcuni momenti di difficoltà sessuale.
Esplorare le proprie idee di mascolinità e femminilità
Per il corretto riconoscimento nell’orientamento eterosessuale risulta di scarsa utilità monitorare i comportamenti quotidiani che possono essere sovrapponibili ai comportamenti di quasi tutti gli altri orientamenti. Invece è utile una calma e sincera esplorazione dei propri gusti sessuali. Comprendere correttamente i propri gusti permette di confrontarli con i gusti tipici dei vari orientamenti sessuali.
Riflettere sui propri gusti significa pensare lucidamente alla propria idea di mascolinità e femminilità e di esplorare il proprio desiderio al riguardo. Spesso accade che questa riflessione porti a test confusi e problematici. Ragionando in modo emotivamente intenso sulla sessualità, alcune persone finiscono per avere difficoltà a distinguere tra le proprie reazioni emotive e il desiderio sessuale. Il desiderio sessuale, in effetti, funziona in modo simile alle emozioni, con la differenza che è sollecitato esclusivamente da pensieri direttamente o indirettamente collegati alla sessualità. Quindi per riflettere lucidamente sui propri gusti serve una buona competenza emotiva che permetta di non finire in confusione.
Nel tentativo di comprendere il proprio orientamento sessuale, molte persone, soprattutto in adolescenza, tendono ad avere comportamenti di sperimentazione più o meno funzionali con persone che non sanno se ritenere sessualmente desiderabili. Questi comportamenti generalmente portano a una maggiore confusione dovuta alla difficile interpretazione della componente relazionale.
Esplorare il proprio desiderio sessuale è utile sia un processo prevalentemente immaginativo. Può coinvolgere l’idea di persone ritenute più o meno coerenti con le proprie idee di genere e, senza forzature, permettersi di esplorare le proprie reazioni nell’immaginare un contenuto sessualizzato. Il problema, spesso, può consistere nell’interpretazione corretta del risultato. Molte persone vivono un rapporto confusionario con la sessualità fruendone in modo mentalmente passivo o attivo e, di conseguenza, avendo difficoltà ad orientarsi nelle risposte volontarie o automatiche a determinati eventi. Per questo è importante essere sufficientemente consapevoli dei propri pensieri per orientarsi in modo efficace.
Quante sono le persone eterosessuali?
Esistono numerosi studi che provano a quantificare quante siano le persone eterosessuali nella popolazione. Indagare questo dato non è semplice. In parte è probabile che molte persone diano per scontato il proprio essere eterosessuale, identificandosi erroneamente in questo orientamento. Altrettanto è possibile che alcuni pensino che chi li intervista si aspetti una risposta eterosessuale, non rispondendo onestamente. Infine è possibile che un buon numero di persone confonda l’avere uno stile di vita eterosessuale con l’essere eterosessuale. Non tutte le persone che sono genitori o partner di persone di sesso opposto sono eterosessuali. Di conseguenza i dati risultanti dalle ricerche possono essere considerati più alti del dato reale.
Secondo le statistiche delle ricerche pubblicate, generalmente tra l’85% e il 95% della popolazione si riconosce nell’orientamento sessuale eterosessuale. Non esistono strumenti affidabili per calcolare quanto sia sovrastimato questo dato. Rimanendo aderenti alle ricerche il numero di persone appartenenti a orientamenti sessuali alternativi all’eterosessualità potrebbe andare dal 5% al 15% della popolazione. Anche se non è dimostrabile e consiste esclusivamente in un’ipotesi basata sulle riflessioni precedenti, è possibile che il numero sommerso possa raddoppiare il numero ufficiale, portandolo al 10-30% della popolazione. Di conseguenza è possibile che una statistica più veritiera sia che il 70-90% della popolazione è di orientamento sessuale eterosessuale.
Definirsi correttamente di orientamento sessuale eterosessuale può essere utile a comprendere eventuali difficoltà sessuali o relazionali in modo meno confusionario. Nonostante possa essere di aiuto, non è necessario definire il proprio orientamento sessuale per avere accesso al benessere sessuale.