Riassunto

Riconoscere la fusione cognitiva per imparare a praticare la defusione

Fusione cognitiva, quando i pensieri diventano un pericolo per la salute


La fusione cognitiva è un processo mentale importante da conoscere per capire come alcuni pensieri possano diventare pericolosi per la salute. Infatti, i pensieri non sono pericolosi di per sé. È possibile pensare qualunque cosa senza subirne conseguenze emotivamente dolorose. Eppure, in alcuni casi, i pensieri possono diventare pericolosi per la salute mentale, innescando esperienze dolorose e confusionarie.


Fusione cognitiva - Quando i pensieri diventano un pericolo per la salute - Valerio Celletti

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La mente funziona quasi sempre bene

Il cervello è l’organo deputato alla raccolta delle informazioni sensoriali ed all’analisi del mondo circostante. Nel suo incessante lavoro, la mente produce etichette e teorie con cui catalogare la realtà e spiegare gli eventi che le si presentano. Tendenzialmente, la mente fa un ottimo lavoro. Sono rari i casi in cui la mente interpreta una versione alterata e artificiale della realtà. Nella quasi totalità della popolazione la mente legge e interpreta il mondo in modo corretto.

Tale affidabilità incrollabile ha delle conseguenze nel rapporto che spontaneamente le persone costruiscono con la propria mente. Dato che è sempre affidabile, le persone tendono ad avere una fiducia cieca nei pensieri prodotti dalla propria mente. Il momento in cui una persona si convince di star facendo esperienza della realtà e non della propria percezione della realtà, cioè il momento in cui si sta fidando ciecamente del prodotto della propria mente, è detto “fusione cognitiva”.

Cos’è la fusione cognitiva?

La fusione cognitiva è un processo naturale, spontaneo e non necessariamente patologico. Anzi. Non riuscire mai a fidarsi dei propri pensieri sarebbe un problema ancora più grave della fiducia cieca nella propria mente. Fidarsi dei propri pensieri è una strategia economica per semplificare l’esperienza. È quello che generalmente le persone intendono quando usano i termini spontaneità, semplicità, fluidità, ecc… Nella maggioranza delle situazioni, riuscire a fidarsi della propria mente senza porsi particolari domande è un’esperienza che le persone tendono a vivere in modo piacevole.

Il problema nasce quando la mente inizia ad interpretare concetti più astratti della semplice realtà oggettiva. Legge le situazioni ed i comportamenti traendone interpretazioni più o meno flessibili. Quindi un comportamento diventa buono o cattivo, una persona può essere ritenuta simpatica o antipatica, una situazione pericolosa o desiderabile. È giusto e utile avere opinioni su quanto accade, ma fidarsi ciecamente delle proprie interpretazioni rischia di innescare problemi emotivi. Infatti, le emozioni sono conseguenza dei pensieri, e pensieri ritenuti oggettivi sono pensieri che si ritiene non avere gli strumenti per modificarli. Di conseguenza, pensieri che innescano emozioni dolorose potrebbero essere ritenuti non modificabili, provocando l’impossibilità di modificare le emozioni dolorose conseguenti.

La cabina di pilotaggio

Un’immagine che può essere di aiuto nel ragionare sull’interpretazione della realtà è quella del pilota di aereo mentre vola ad alta quota. I piloti basano quasi tutta la loro percezione dell’ambiente leggendo la strumentazione di bordo. Altitudine, pressione, velocità, venti, carburante, ostacoli, ecc… Generalmente è opportuno che un pilota si fidi della propria strumentazione. Altrettanto, un pilota professionista non si fida ciecamente della propria strumentazione. Valuta di volta in volta cosa ritiene più affidabile. In situazioni fortunatamente rare può capitare che la strumentazione abbia qualche problema. Tempeste, interferenze, incidenti di vario genere.

In tale situazione, cosa fare? Un pilota ha diverse alternative. Potrebbe reagire alle informazioni della strumentazione, finendo probabilmente per commettere degli errori. Oppure, in alternativa, potrebbe cercare altre fonti di informazione, se disponibili. Sistemi di backup, guardare fuori dal finestrino, chiamare aiuto via radio. Sono tutte possibilità da valutare di volta in volta, non sempre disponibili o risolutrici.

Alcune volte, la cosa migliore da fare, è “continuare a volare finché l’aereo non si ferma”. Non reagire a nulla, e proseguire per la propria strada ignorando le informazioni non attendibili. Sono tutte possibili strategie.

Fusione cognitiva e defusione cognitiva

Nel relazionarsi con la propria mente è utile che le persone imparino ad essere consapevoli di quanto la mente, nonostante sia uno strumento affidabile, non sia infallibile. Quando si inizia a dubitare in modo più o meno strutturato delle informazioni provenienti dalla mente, si inizia ad allenare il processo di defusione cognitiva. La defusione cognitiva è l’esatto opposto della fusione cognitiva. Nella fusione ci si fida ciecamente dei propri pensieri, mentre nella defusione cognitiva si impara a costruire una lieve ma fondamentale distanza critica dai propri pensieri. Lieve, ma fondamentale. Non serve dubitare di tutto, ma neanche non saper esercitare il dubbio quando è necessario.

Soluzioni meccaniche e eleganti

Esistono soluzioni più o meno meccaniche per allenare la defusione cognitiva. Le soluzioni più meccaniche riguardano la riformulazione dei pensieri, l’uso di tecniche per disinnescare parte della spontaneità del pensiero, la pratica di esperienze mentali e corporee che permettano di esperire involontariamente le variazioni possibili nel rapporto tra una persona e il suo cervello, cioè tra la coscienza e la mente.

Queste tecniche possono essere molto utili per muovere i primi passi nella direzione di avere un rapporto più sano con la propria mente e le proprie emozioni. In alternativa alle soluzioni meccaniche, esistono soluzioni che in psicoterapia razionale, emotiva e comportamentale (rebt) sono definite “eleganti”. Le soluzioni eleganti non riguardano l’uso di una specifica tecnica, ma la comprensione più o meno approfondita di come funzionano determinati processi.

Dato che la mente produce pensieri generalmente ripetitivi provenienti dal passato, imparare a riconoscere come alcuni pensieri emotivamente dolorosi non siano in chiara relazione con il presente, ma siano profondamente ancorati nell’interpretazione di situazioni passate, è un passaggio che può essere molto utile per imparare a praticare la defusione cognitiva. Quando si impara a conoscersi, si impara a distinguere determinati processi e di apre la possibilità di iniziare ad avere un rapporto attivo e volontario con i propri pensieri.

Gestire la fusione cognitiva q.b.

Tale processo di defusione non è automatico né economico, e quindi non va applicato a tutta l’esperienza quotidiana. Ma, quando si è emotivamente in difficoltà, imparare a riconoscere che la tempesta (emotiva) potrebbe star rendendo la strumentazione di bordo inattendibile è fondamentale per porsi il vero problema, che non è “cosa faccio leggendo queste informazioni”, ma, piuttosto, “cosa faccio quando ho solo informazioni inattendibili?”.

In alcuni casi, può essere utile continuare a volare finché non si ferma. E, trattandosi di emozioni, se si riesce a trovare spazio, capacità, strumenti e motivazione per non reagire alla sofferenza emotiva, questa spesso si ferma spontaneamente dopo una decina di minuti. Questo non significa che tutte le emozioni debbano essere affrontate ignorando la sofferenza, ma che di alcune difficoltà emotive è utile ragionarvi durante i momenti di lucidità, non quando si prova dolore. Si trattasse di un aereo, prima è opportuno pensare ad atterrare, e poi una volta a terra in aeroporto, con calma, si procederà a fare la manutenzione necessaria.

Dr. Valerio Celletti

Fusione cognitiva