Riassunto
Non rispondere a un messaggio può essere una violenza
Ghosting: Può essere un comportamento corretto?
Il termine ghosting è entrato nel vocabolario quotidiano. Si dice “mi ha ghostato” quando non si ottiene risposta a un messaggio. Ma usare questo termine con leggerezza comporta il rischio di normalizzarlo, mentre fare ghosting non è un comportamento normale. Cerchiamo di capire cos’è il ghosting e se esistono occasioni in cui può essere un comportamento corretto.
Cos’è il ghosting?
Il ghosting è l’interruzione improvvisa, brusca e unilaterale delle comunicazioni con una persona con cui era aperta una relazione o un canale comunicativo.
Fare ghosting non consiste solo nel non rispondere a un messaggio. Infatti, non rispondere a messaggi di persone sconosciute o a persone con cui non si intrattengono conversazioni da tempo (mesi o anni) non è ghosting. È considerabile ghosting quando si interrompono bruscamente le comunicazioni con persone con cui si hanno interazioni frequenti come partner, familiari, amici, colleghi, vicini di casa, ecc…
Perché un’interruzione sia considerabile brusca, serve che sia rapida e senza preavvisi o spiegazioni. Diversamente, quando una persona esprime il proprio desiderio a non proseguire una conversazione, le mancate risposte non sono ghosting. Tutti hanno diritto a esprimere un confine nella comunicazione con gli altri senza doverlo concordare. Altrettanto, interrompere una conversazione senza avvisare l’interlocutore potrebbe innescare sofferenza per il modo in cui sono disattese le aspettative altrui.
Il ghosting è una violenza
Quindi, è sbagliato descrivere ogni mancata risposta a un messaggio come fosse sempre ghosting. Il ghosting è una violenza. Quando una persona fa ghosting non sta solamente evitando di rispondere a un messaggio, ma sta, invece, tagliando un rapporto definendo un confine con un’altra persona. La violenza consiste nel negare una risposta a chi è ragionevole possa attenderla.
È ragionevole che quando due persone si conoscono possano considerarsi autorizzate a comunicare reciprocamente. Tanto maggiore è la conoscenza e l’intimità del rapporto, tanto più è ragionevole che le persone possano aspettarsi di ricevere una risposta ai loro messaggi.
La violenza del ghosting consiste nel violare l’aspettativa altrui forzando una rivalutazione del rapporto tramite una comunicazione aggressiva in cui, tramite la mancata risposta, chi fa ghosting afferma che nei confronti di chi si è messo in contatto non esiste un rapporto sufficientemente importante da meritare una risposta.
Perché le persone fanno ghosting?
Fare ghosting per incapacità relazionale
È frequente che le persone ricorrano al ghosting come conseguenza di un problema di incapacità relazionale. Quando le persone hanno difficoltà a esprimersi apertamente, è possibile che scelgano di interrompere le comunicazioni invece che esprimere un messaggio critico verso l’interlocutore.
Non dire nulla offre un vantaggio che compensa l’incapacità relazionale. L’interlocutore rinuncia a scegliere come esprimersi e quali parole utilizzare, sgravandosi dal pericolo di utilizzare parole che ritiene potrebbero essere considerate sbagliate.
La speranza di chi sceglie di non rispondere per incapacità relazionale è che l’interlocutore capisca il punto di vista critico che desidera esprimere. Ma il risultato è più frequentemente lasciare l’interlocutore a interrogarsi sul possibile significato del silenzio altrui, finendo per attribuirvi molteplici significati che sono spesso peggiori di quanto si sarebbe desiderato esprimere.
Ghostare con intento manipolativo
In alcuni casi chi mette in pratica il ghosting sceglie di farlo in modo intermittente per manipolare il proprio interlocutore. Questo comportamento violento risulta particolarmente efficace quando la persona è consapevole di un’asimmetria di potere nei confronti dell’interlocutore e desidera indurre emozioni di paura e rabbia nell’altra persona.
Data l’asimmetria, chi subisce il silenzio altrui avrà difficoltà a comprendere la violenza e l’ostilità dell’interlocutore e potrebbe finire per dubitare di sé e del proprio modo di partecipare alla conversazione. “Avrò detto qualcosa di sbagliato?”. “Non sono stato abbastanza divertente?”. “Ho ecceduto in qualcosa?”. Chi subisce la manipolazione diventa confuso dalla paura di perdere la persona con cui stava interagendo ed inizia ad arrabbiarsi con sé stesso.
Un interlocutore normale risponderebbe con chiarezza al messaggio ricevuto spiegando l’eventuale inopportunità di un’affermazione, mentre il manipolatore, invece, potrebbe ritrarsi dalla conversazione e ripresentarsi dopo più tempo del previsto, nella speranza di rendere più fragile l’autostima altrui e accentuare l’asimmetria del rapporto.
Usare il ghosting per mandare un messaggio
Infine, il ghosting a volte è un modo per mandare un messaggio verso un interlocutore ostile.
Dato che “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, se si arriva alla conclusione che il proprio interlocutore non è collaborativo ma è, invece, ostile; sforzarsi di spiegare con chiarezza il proprio messaggio può diventare una violenza verso sé stessi. L’altra persona potrebbe far finta di non capire cosa le si sta cercando di dire, o potrebbe distorcerla attivamente per il proprio comodo, o, purtroppo, potrebbe non riuscire realmente a comprendere il senso del messaggio condiviso.
È importante però ricordare che il ghosting è una violenza. Se una persona interrompe senza nessun preavviso la comunicazione con una persona che ha espresso un messaggio ostile, sta facendo ghosting. Per non essere eccessivamente violenti serve esplicitare preventivamente la propria decisione di interrompere la conversazione.
Per non cadere nel ghosting è sufficiente comunicare una singola volta la propria decisione di non voler rispondere. Continuare a ribadire la propria decisione di interrompere la conversazione con un interlocutore ostile è una scelta inefficace. La scelta di interrompere una conversazione è una affermazione, non una negoziazione. L’interlocutore può essere in disaccordo, ma è ragionevole non interessarsi eccessivamente di concordare con una persona ostile.
Il mutismo (s)elettivo
Il ghosting è una versione adulta e spesso digitale di un comportamento che è possibile osservare a quasi tutte le età nell’interazione sociale, il mutismo, facendo chiaramente riferimento a quando non è causato da una condizione medica. Il mutismo elettivo o selettivo è una difficoltà emotiva che provoca un’interruzione delle comunicazioni in determinati contesti o con specifici interlocutori. Le due etichette elettivo o selettivo fanno riferimento alla complessità di stabilire se la persona che smette di esprimersi stia agendo un comportamento volontario, elettivo, o involontario, selettivo.
Spesso è impossibile distinguere l’intenzionalità oltre ogni ragionevole dubbio.
Il mutismo (s)elettivo può emergere nei primi anni del linguaggio e, come il ghosting, può violentemente provocare l’attivazione della rete sociale con cui il bambino è in relazione. Indipendentemente dalla motivazione del mutismo del bambino, gli adulti possono interrogarsi sul proprio ruolo e andare in confusione, come nei rapporti asimmetrici in cui l’interlocutore scompare in modo intermittente.
Incapacità relazionale, manipolazione e mandare un messaggio
Nei bambini lo scenario più frequente e coerente con l’età consiste nell’incapacità relazionale pienamente comprensibile per un bambino che sta muovendo i suoi primi passi nelle interazioni sociali. I bambini con mutismo selettivo hanno spesso profondi vissuti d’ansia sociale ed agiscono numerosi comportamenti di evitamento.
In alcuni casi, i bambini più oppositivi possono avere l’intenzione manipolativa di provocare e controllare l’umore degli adulti, ma è uno scenario raro e poco probabile, eventualmente motivato da situazioni molto particolari.
È frequente, soprattutto tra gli adolescenti, che si scelga di chiudersi in un mutismo elettivo per delineare un confine. Tale demarcazione è frequente riguardi i rapporti più intimi, come il rapporto con i genitori che spesso si trovano a convivere con le conseguenze del comportamento silenziosamente violento dei figli.
Quando è giusto non rispondere a un messaggio?
Non esiste un contesto in cui sia giusto fare ghosting. È possibile che alcune situazioni comunicative molto particolari possano richiedere di abbandonare una conversazione in modo brusco e improvviso senza preavviso, ma generalmente il ghosting è un comportamento violento che è sbagliato agire.
Diversamente, non rispondere ad alcune comunicazioni è un diritto ed un modo per tutelarsi da alcune situazioni. Quando si interagisce con un interlocutore ostile e manipolativo è opportuno evitare di rispondere ai messaggi. Non è ghosting se si anticipa la chiusura della comunicazione con un messaggio di commiato, perché viene a mancare il criterio di chiusura brusca e improvvisa.
Se non si risponde a interlocutori occasionali, disturbatori telefonici o mail di spam, non si sta agendo il ghosting perché non esiste un rapporto con l’interlocutore. Il ghosting è la rottura improvvisa di un rapporto; se non c’è un rapporto non può esserci ghosting.
Fingere nella relazione di coppia
Un comportamento frequente nelle relazioni di coppia è l’evitamento di una conversazione per paura di innescare conflitti o di esprimere in modo inefficace il proprio punto di vista. Tale scelta comunicativa è conseguenza di un’incompetenza relazionale che porta a fingere non esistano difficoltà, danneggiando apertamente la comunicazione di coppia e innescando possibili fraintendimenti.
Comunicare la presenza di un problema e di volerlo affrontare in modo costruttivo può essere una scelta complessa che richiede una certa competenza relazionale, ma che disinnesca il pericolo di fare ghosting alla persona con cui si vorrebbe risolvere un problema. I problemi di coppia si risolvono insieme.
Prendersi una pausa
Altrettanto è lecito prendersi delle pause nella comunicazione di coppia in cui chiedere un momento per raccogliere le idee interrompendo la comunicazione. Se tale comportamento è anticipato dal comunicare il bisogno di prendersi una pausa, è un comportamento lecito e funzionale. Diversamente, interrompere la comunicazione in coppia senza preavviso e scomparire per momenti più o meno prolungati è una violenza.
Il ghosting verso la persona con cui si ha una relazione in corso rientra nei comportamenti manipolativi che, in modo volontario, elettivo, o involontario, selettivo, corrono il rischio di danneggiare l’autostima del partner che subisce il ghosting.
Chiudere una relazione
È frequente che alcune persone abbiano difficoltà a non rispondere a ex partner ostili, manipolatori o predatori, nonostante siano consapevoli dell’ostilità e della cattiva fede altrui. Questa difficoltà spesso è conseguenza del rapporto sentimentale precedentemente condiviso che mantiene aperto il canale comunicativo nonostante i trascorsi eventualmente negativi.
Non rispondere a ex molesti con cui non si hanno interazioni da mesi o con cui si è espresso il desiderio di non voler proseguire la relazione non è una violenza psicologica; piuttosto è buonsenso ed è un modo per comunicare ulteriormente un messaggio in merito alla rottura del rapporto che, invece, l’altra persona non ha accettato potesse essere chiuso. Non accettare la chiusura di una relazione non è un segno di amore, ma di violenza.