Riassunto

La psicoterapia è un'esperienza narrativa. In tal senso, i libri e tutte le esperienze narrative hanno il potenziale per essere terapeutiche.

I libri sono terapeutici e la psicoterapia è una narrazione


I libri possono essere un’esperienza terapeutica. Altrettanto può esserlo un film, un video, una canzone, un’opera d’arte o un’esperienza significativa. Tutto ciò che dà accesso ad una narrazione, spiegata o suggerita, può essere terapeutico. Infatti, la psicoterapia è una narrazione.


I libri sono terapeutici e la psicoterapia è una narrazione - Valerio Celletti

Così nacque lo storytelling

La psicoterapia è una tecnica per la cura delle difficoltà mentali ed emotive che agisce su processi di pensiero. Aprirsi a nuovi pensieri offre occasioni per ragionare in modo diverso e gestire le emozioni secondo percorsi alternativi a quelli sviluppati nella propria storia personale.

I libri, l’esperienza della lettura, stimolano ed interagiscono con i pensieri del lettore. Avere accesso a pensieri originali può essere un’esperienza terapeutica. Chiaramente esistono differenze evidenti tra una psicoterapia ed un libro. La psicoterapia è un’esperienza interattiva, personalizzata e partecipata di lavoro tra psicoterapeuta e cliente. La lettura è un’esperienza intima e personale in cui coinvolgimento, trasporto e complessità della riflessione sono ampiamente a discrezione della volontà e delle capacità del lettore.

Gli autori generalmente sono consapevoli di quanto leggere possa essere complesso. Per questo esistono delle modalità con cui gli scrittori cercano di stimolare l’interesse della loro utenza. Così nacque lo storytelling, l’arte di comunicare il proprio messaggio per cercare di renderlo il più efficace possibile. Lo storytelling sono riflessioni più o meno strutturate su come è utile organizzare i contenuti per renderli fruibili ed interessanti a chi ne usufruirà. È utile che sia profondamente adattato agli strumenti usati per comunicare, ma fondamentalmente esistono alcune riflessioni abbastanza ricorrenti. Una struttura classica è quella del racconto in 5 atti.

Lo schema in 5 atti

La maggior parte delle storie raccontate dalla letteratura narrativa tende a seguire lo schema in 5 atti. Questo schema, che non desidero spiegare in modo esaustivo ma solo accennare, è un classico che trova le sue prime formulazioni più di 2000 anni fa e che è ampiamente utilizzato nelle produzioni moderne. Fondamentalmente lo schema potrebbe essere riassunto in vari modi. Sinteticamente provo a descriverlo così:

1) Introduzione dei personaggi, delle loro risorse e capacità.

2) Presentazione del contesto o del pretesto della storia.

3) Avviene un cambiamento, un cambio di rotta rispetto le premesse iniziali che porta a rivalutazioni e decisioni.

4) Le scelte portano a conseguenze.

5) Avviene una decisione conclusiva che conferma, smentisce o riformula le valutazioni compiute.

Questa sequenza può essere intrecciata, moltiplicata e modificata in infiniti modi. Potrebbe seguire un personaggio come può seguirne innumerevoli paralleli di cui introdurre novità rivoluzionarie a trama già iniziata (1). Può spostare l’azione tra ambienti con premesse diverse (2) o cambiare più volte le decisioni prese o usare più protagonisti per esplorare percorsi logici alternativi (3). Oppure potrebbe proporre conseguenze non palesi che si svelano solo in parte o non vengono proprio spiegate (4) ed è possibile concludere con finali aperti in cui le decisioni prese non esauriscono il racconto, portando a supporre che la storia abbia ancora altro da raccontare (5).

Lo schema in 5 atti è la descrizione più o meno didattica di una sequenza di decisioni che, quando sono messe in sequenza, compongono una storia. La narrativa è l’ambito di elezione per l’uso dello schema a 5 atti. Ma anche la saggistica funziona in modo simile, sviluppando la narrazione in modo più o meno verticale o orizzontale.

Lo schema in 5 atti nella saggistica

Se un manuale è scritto in modo efficace, l’autore probabilmente ha provveduto a dividere l’argomento trattato in capitoli e paragrafi. I capitoli non dovrebbero essere scelti in modo casuale. Come nello schema a 5 atti, si tratta di storie intrecciate. Nella saggistica un autore può adattare lo schema in 5 atti in molti modi. Un esempio potrebbe essere:

1) Presentazione dei postulati necessari a capire la materia.

2) Entrare nel vivo dell’argomento comprendendone i collegamenti.

3) Storie, esperimenti, esempi di approccio più o meno efficace al tema.

4) Comprendere pregi e difetti, cause e conseguenze.

5) Spiegazione di una possibile chiave di lettura efficace o di apertura alla complessità.

Alla fine, rimaneggiata e adattata, è sempre la stessa struttura.

In un modo o nell’altro, narrativo, saggistico, teatrale o musicale, lo schema in 5 atti è un buon modo di veicolare un messaggio. Questo è vero anche in psicoterapia.

Storytelling e psicoterapia

Chi si rivolge ad uno psicoterapeuta, lo fa portando uno o più problemi psicologici più o meno definiti su cui desidera lavorare insieme. Quindi collaborando con lo psicoterapeuta si approccerà ad un “percorso di psicoterapia” che, in modo più o meno vario, segue lo schema in 5 atti.

Inizialmente (1) la collaborazione sarà incentrata sul conoscersi e definire al meglio il problema su cui si intende lavorare. Il lavoro di psicoterapia consiste nel dialogo e (2) nell’acquisire consapevolezze e competenze sul funzionamento psicologico personale e generale per diventare più competenti nella lettura dell’ambiente e delle modalità in cui avviene il problema. In accordo a quanto definito, (3) la psicoterapia procede con lo sperimentare cambiamenti concordati che si ritiene possano essere utili per la soluzione delle difficoltà su cui si è deciso di lavorare. I cambiamenti (4) hanno pregi e difetti di cui è importante essere consapevoli, come ne avevano le soluzioni passate e ne avranno quelle future. Di conseguenza (5) si lavora sulla scelta consapevole della propria strategia e del proprio stile, e degli obiettivi che si decide di confermare o riformulare in accordo a quanto si sa di sé stessi.

Sono sempre gli stessi 5 punti.

La differenza sostanziale tra quanto possa essere terapeutica una psicoterapia e altre forme di esperienza narrativa non sta nella varietà della sequenza, ma nei contenuti. Per ottenere un risultato psicoterapico è comprensibilmente preferibile usufruire di una psicoterapia, ma questo non toglie che anche altre esperienze possano avere la possibilità di aiutare a superare difficoltà psicologiche.

Storytelling e comunicazione

Lo storytelling insegna l’efficacia comunicativa del trasmettere la genesi di un modo di pensare. Come ragiona il protagonista all’inizio del libro, come evolve nella storia ed a quali conclusioni giunge al termine della sua avventura. All’inizio di un lavoro di psicoterapia spesso le persone hanno difficoltà nel formulare efficacemente il problema su cui lavoreranno. Questo accade perché è difficile valutare il peso del proprio modo di ragionare. Si tratti di un problema emotivo, psicosomatico, relazionale, sessuale o sociale, un problema psicologico è sempre originato da un elemento del pensiero.

Riconoscere il peso e le conseguenze dei propri pensieri è difficile per due ragioni principali.

Primo, siamo immersi nei nostri pensieri. È difficile distinguere tra i pensieri che formuliamo volontariamente con coscienza ed i pensieri che la mente produce costantemente nell’interazione con l’ambiente. Non riuscire a distinguerli rende difficile analizzarli consapevolmente e capire quanto margine di cambiamento è alla nostra portata.

Secondo, comprendere pensieri ed emozioni richiede un certo grado di competenza tecnica. Il diffondersi dell’idea dell’irrazionalità delle emozioni ha creato generazioni di persone che vivono le emozioni come se fossero casuali, ma non lo sono. Tranne rarissimi casi, le emozioni sono perfettamente logiche e razionali. A scanso di equivoci, i casi rari sono esperienze etichettabili come “psicotiche” che sono rare anche per chi soffre di disturbi psicotici. Per la quasi totalità della popolazione le emozioni rispondono a logiche razionali, ragionevoli e prevedibili.

Il viaggio dell’eroe

Quindi se è vero che i libri possono essere terapeutici, altrettanto è vero che esistono parallelismi tra psicoterapia e storytelling, e che una buona psicoterapia, a percorso concluso, può suonare molto simile al racconto del classico viaggio dell’eroe.

Entrambi iniziano con determinate premesse, più o meno definite. Il protagonista impara a conoscersi ed a farsi conoscere, mostrando quelli che in narrativa a volte sono chiamati “difetti sacri”, cioè caratteristiche specifiche che ne definiscono il profilo e di cui il protagonista è profondamente convinto. Si mette in gioco all’interno di sfide che affronta prendendo decisioni e sperimentando su sé stesso. Nel farlo, acquisisce consapevolezze di sé e delle proprie risorse, ed arriva ad un punto di arrivo in cui sceglie di essere in un modo che probabilmente non è quello che pensava all’inizio, ma è quello che ha costruito durante le sue esperienze.

La mente eroica

Esistono molte modalità per scrivere un personaggio. Un concetto che credo abbia molte affinità con quanto osservabile in psicoterapia si chiama “mente eroica”.

La mente eroica è una modalità con cui i personaggi delle storie tendono ad essere orgogliosi dei loro difetti. Si tratti di difetti opinabili o evidenti, ognuno di essi tenderà a compensarsi con la percezione di altre qualità o prospettive. Per intendersi, Zio Paperone non è convinto di essere avaro, ma di essere parsimonioso ed orgoglioso di essersi fatto da solo. La mente eroica. Il confine tra pregi e difetti spesso consiste solo nelle gradazioni di intensità.

Allo stesso modo, chi ha un problema psicologico spesso ha difficoltà a riconoscere la rigidità di alcuni suoi pensieri. Vivendoli in prima persona, molte persone finiscono per vedere spesso solo un lato della propria personalità, perdendo di vista lo scenario complessivo. Di conseguenza imparare invece a vedersi in modo più ampio permette una visione maggiormente realistica di sé ed apre alla possibilità di riflessioni più moderate. Pensieri più flessibili permettono di affrontare le sfide emotive in modo più agile ed efficace. Si tratta di essere sempre sé stessi, ma di esserlo in modo più completo, imparando a fare pace con alcune parti di sé poco integrate.

I libri sono terapeutici? Si, e la psicoterapia è narrativa

Concludendo, si, tutte le esperienze narrative possono essere terapeutiche. La psicoterapia stessa è una forma di storytelling in cui imparare a raccontare e vivere attivamente la propria storia. I libri possono essere terapeutici, come può esserlo la musica, i film, una vacanza o una relazione. Tutto può essere terapeutico. La differenza sta nel fatto che la psicoterapia è fatta apposta per essere terapeutica ed è guidata e monitorata da un professionista. Tutte le altre alternative, invece, possono essere terapeutiche come possono anche essere fonte di problemi psicologici. Dal racconto di avventura alla tragedia il passo è breve. Nel caso in cui si avesse il dubbio di essere in difficoltà, chiedere aiuto è il primo passo per migliorare.

Dr. Valerio Celletti

Schema del video – I libri sono terapeutici e la psicoterapia è una narrazione

Schema del video - I libri sono terapeutici e la psicoterapia è una narrazione - Valerio Celletti