Kidding, il fantastico mondo di Mr. Pickles, e la gestione della rabbia
Kidding, il fantastico mondo di Mr. Pickles, è una serie tv trasmessa in Italia da novembre 2018. Protagonista di Kidding è Jim Carrey, insieme a Catherine Keener, Franck Lagella e Judy Breener. Il risultato è un prodotto tra il comico e il drammatico che intrattiene e stimola la riflessione durante 10 puntate molto coinvolgenti.

Locandina di Kidding
La storia, evitando spoiler, racconta di Jeff Piccirillo (interpretato da Jim Carrey) alle prese con le complicate conseguenze dell’elaborazione del lutto di suo figlio, morto esattamente 1 anno prima dell’inizio della prima puntata. Jeff è una persona che recita da molti anni il ruolo di Mr. Pickles, presentatore di un programma televisivo di pupazzi rivolto ai bambini. In Kidding il programma di Mr. Pickles viene raccontato come se fosse in onda da più di una generazione, coinvolgendo ed appassionando tutti. Quindi Jeff e la sua famiglia sono personaggi molto famosi e benestanti.
Ho apprezzato molto la prima stagione per numerose ragioni, di cui voglio condividere un aspetto che ritengo particolarmente di interesse. Infatti anche se forse non è l’argomento centrale della serie, ho seguito con molto interesse il modo in cui viene raccontato il rapporto del protagonista con l’emozione della rabbia. In questa prospettiva, Kidding può essere guardato come un telefilm sul tema della gestione della rabbia e, più nello specifico, sull’elaborazione del lutto.
La felicità al primo posto
Durante lo svolgimento della storia, Mr. Pickles stupisce per il suo modo di interagire nelle conversazioni. Infatti Jeff riesce spesso a esprimere apertamente la propria idea di come ritiene che gli altri dovrebbero vivere la propria vita. Questa sua opinione non è invadente per i suoi contenuti, ma si fa sentire. La sua filosofia è riconducibile essenzialmente a un’idea vicina a quella dell’eudemonia, cioè l’idea che la felicità debba essere sempre lo scopo ultimo di ogni azione. Per Jeff, tutti dovrebbero essere felici e poter aspirare alla felicità. È un concetto ampio e fondante della cultura degli Stati Uniti, che in effetti sono i produttori di Kidding e il paese in cui sono ambientate le vicende raccontate.
L’approccio propositivo e ottimista di Jeff ha un grande impatto nel rapporto con gli altri. In Kidding, Mr. Pickles è un personaggio quasi “magico” per la quantità di affetto e sostegno che riceve da tutti. In alcuni casi, viene paragonato a Babbo Natale per quanto possa essere un personaggio quasi irreale. Tutti amano Mr. Pickles.
Il lato sano della rabbia
Questa corsa constante verso la felicità non arriva in modo spontaneo. Jeff si dedica completamente al suo obiettivo e al rapporto con gli altri, tanto che a volte interviene in modo netto nelle conversazioni cambiandone completamente la prospettiva. Tale capacità assertiva di esprimere apertamente la propria opinione sapendo gestire volontariamente quanta importanza dare all’opinione altrui, è un’abilità complessa. Tra le altre cose, richiede di saper ascoltare gli altri e se stessi, di saper gestire apertamente le proprie priorità e di saper dare voce alle proprie idee. Saper essere assertivi, richiede una certa dose di rabbia e aggressività. In questo contesto, saper vivere in modo sano il rapporto con la propria rabbia è fondamentale. Non saperlo fare, a volte può relegare nel ruolo di interlocutore, senza poter incidere nelle conversazioni.
Mr. Pickles sa esprimere la propria rabbia, anche se la esprime sempre con lo scopo di aiutare e questo lo tutela da critiche e, anzi, alimenta l’affetto che riceve. Nonostante questo, ha un problema con la gestione della rabbia. Più nello specifico, Jeff Piccirillo ha un problema nella comprensione, nell’espressione e nella modulazione della rabbia ogni volta che riguarda se stesso.
Nel quotidiano questa emozione si presenta spesso, nascosta dietro sorrisi, gentilezza e ideali positivi. Come detto precedentemente, Jeff spiazza i presenti in più occasioni e per questo gli altri, tenendoci a lui, a volte si arrabbiano al suo posto. Quando si tratta di esprimere il proprio desiderio ad essere felice come vorrebbe che fossero tutti, Jeff si blocca ed evita.
Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani…
Non entro nel merito di tutte le volte in cui Jeff va in confusione, spesso senza neanche rendersi conto della propria aggressività (come per la questione della casa…), ma avere un problema e trascurarlo può portare a conseguenze catastrofiche.

In “la haine” il mondo viene descritto con colori diametralmente opposti a Kidding, ma complementari
In la haine (l’odio), nel 1995, Hubert raccontava “questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.”
Non voglio entrare nel merito di come si sviluppa la storia di Kidding, anche perché, come accade in tutte le serie recenti, questa serie tv non racconta solo una trama ma piuttosto un intreccio di vicende più o meno sviluppate. La storia principale però è quella che vede Jeff protagonista e che ne racconta una caduta che, purtroppo, sembra inarrestabile. Davanti a questa inesorabile discesa, viene difficile pensare che non si potessero prendere altre decisioni per cambiare percorso. Diversamente dal film la haine, qui gli eventi non sono immersi nel dramma dell’esclusione e della povertà. Anzi, quando ce n’è l’occasione, Kidding racconta una storia diametralmente opposta, che descrive le persone non come determinate dagli eventi, ma piuttosto come libere di sbagliare o migliorare nonostante le premesse. La premessa di Jeff sono i suoi ideali, e l’incapacità di adattarli alla complessità del mondo che lo circonda.
L’incapacità di gestire ed esprimere i propri desideri in parte in contrasto con alcuni suoi ideali, finisce per creare un cortocircuito.
In vista della seconda stagione di Kidding
Dato che la serie è stata confermata per la seconda stagione, condivido una riflessione sul come si potrebbe sviluppare coerentemente alla prima.
Come detto precedentemente, Jeff riesce a catalizzare il meglio dalle altre persone. Il suo programma è molto seguito e riceve affetto e denaro dalla maggior parte delle persone. Eppure la trama di Deirdre Piccirillo, sorella di Jeff e personaggio complesso ma poco sviluppato nella prima stagione, forse svela un indizio sul modo in cui si proseguirà la trama. Senza entrare nel merito delle vicende, succede un evento che forse spiega un segreto riguardante la “magia” del successo di Mr. Pickles. Chi contraddice i propri ideali perde la capacità di comunicare e farsi capire con le altre persone. È successo al padre, Sebastian Piccirillo, è successo a Deirdre Piccirillo, è successo a Will Piccirillo e forse succederà anche a Jeff Piccirillo.
Dato che la storia ruota tutta intorno a Jeff, mi aspetto che nella seconda stagione questo prosegua togliendo l’alone di magia dal protagonista, per calarlo in una realtà familiare più variegata che dia più spazio agli altri familiari, tra cui in particolare la sorella, che è quella che potrebbe aver maturato una maggiore consapevolezza dei propri limiti. Mi aspetto che la seconda stagione avrà tonalità più scure della prima, esplorando ulteriormente alcuni aspetti interessanti dei rapporti umani.
La seducente semplicità del senno di poi
Quando le cose accadono, a posteriori è facile cadere nella tentazione del senno di poi. Dire “te l’avevo detto”, “ci voleva poco”, “era semplice” è una tentazione in cui possono cadere tutti, ma a cui è importante resistere. Quindi sarebbe troppo facile dire che “se i protagonisti di Kidding avessero avuto un sostegno psicologico professionale, forse le cose sarebbero andate meglio”.
Però è altrettanto vero che questa serie tv tratta di situazioni complesse. Il lutto viene affrontato secondo numerose sfumature e punti di vista. I gusti, la ricerca della felicità, il confronto, tutto si sviluppa secondo percorsi non banali. Ma proprio per questo, di fronte a tale complessità, piuttosto che chiedermi se un sostegno psicologico avrebbe cambiato le cose, mi sorge spontaneo chiedermi se sia possibile pensare di approcciare temi tanto complessi senza sostegno professionale. Non tanto per prevenire qualcosa, ma proprio per favorire l’idea stessa della ricerca di felicità che, se perseguita ciecamente, può essere molto peggio di una leve e matura tristezza che costituisca le fondamenta di una nuova e rinnovata progettualità che permetta di superare i propri ideali, senza infrangerli.
L’assenza di mezze misure è la comprensibile conseguenza di un approccio rigido e spontaneo. Per questo, situazioni complesse raramente possono esimersi da un sostegno di natura psicologica. Sarei quindi felice di vedere che nella seconda stagione di Kidding alcuni problemi non venissero solo contenuti, rimandati o sopportati, ma anche risolti. Il primo tema su cui spero che lavoreranno è proprio il problema di Jeff nell’espressione della rabbia, saper coltivare un sano egoismo che possa aiutarlo a ritagliarsi uno spazio più adeguato a perseguire realmente la propria felicità.