NEET – Not in Education, Employment or Training
Tutti i Neet disimpegnati tendono ad avere alcune caratteristiche comuni. Hanno una forte cultura del lavoro, un profondo pessimismo, un’autostima fragile e poca competenza emotiva. Lavorare in psicoterapia tende ad essere molto efficace per sbloccare la situazione e permettere uno sguardo più realistico verso se stessi, verso il mondo e la sua complessità.
NEET – Not in Education, Employment or Training
Neet è una sigla inglese che significa Not in Education, Employment or Training. I Neet sono persone tra i 15 e 34 anni che non studiano, non lavorano e non si stanno formando per nessun mestiere. Attualmente è in corso un progetto di UNICEF Italia per la Neet equity che porta attenzione sul tema e sulla sua complessità.
Il primo aspetto di complessità, però, è capire chi siano i Neet e quanto e come sia importante questo fenomeno. Quella del’Neet è un’etichetta molto ampia, forse troppo, di cui potrebbe essere utile considerare soprattutto il sottogruppo dei disimpegnati.
Quanti sono i Neet?
Il progetto UNICEF fa riferimento a dati ISTAT allarmanti che pongono l’Italia in prima posizione Europea con 2.116.000 Neet. Andando a guardare il criterio di valutazione usato dall’ISTAT è possibile notare un uso letterale del termine Neet che forse ne danneggia l’utilità. L’ISTAT considera Neet: 1) chi è in cerca di una prima occupazione 2) chi è indisponibile e svolge esclusivamente attività non retribuite come fare il genitore 3) chi è in cerca di opportunità ma non è subito disponibile al lavoro perché impegnato nello studiare qualcosa che non rilascia una certificazione e 4) i disimpegnati che sarebbero in condizione di lavorare ma non cercano un lavoro.
Da un punto di vista psicologico i disimpegnati sono quelli su cui desidero porre maggiore attenzione. In Italia i Neet disimpegnati sono il 14,5% del totale di 2.116.000, quindi 306.820.
Chi sono i Neet disimpegnati?
Quella del Neet è un’etichetta di cui si parla da molti anni. Il termine Neet nasce nel 1999 nel Regno Unito ma trova applicazione in molte parti del mondo. L’etichetta ha origine da studi sociologici e riguarda effettivamente tutti coloro che non sono impegnati in studio, lavoro o formazione. Da un punto di vista sociale è importante soffermare l’attenzione su tutte le persone che non stanno lavorando, indipendentemente dal motivo. Quando invece si approfondiscono le ragioni che portano a questo risultato emergono profili così vari che finiscono per far dubitare dell’utilità psicologica di un’etichetta così ampia. Per questo ritengo che per fare un ragionamento psicologico sia più utile approfondire solo quello che riguarda i Neet disimpegnati.
Nel parlare quotidiano chi utilizza il termine Neet lo usa per riferirsi a persone che “non fanno nulla di costruttivo e non si adoperano per il proprio futuro”. Questa etichetta viene spesso utilizzata a scopo dispregiativo. Nel 2012 in Italia il ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero si era riferita ai giovani Italiani definendoli choosy, traducibile con schizzinosi o indecisi. Sembra quindi evidente che, usando il termine in modo errato rispetto alla concezione originale, ci sia la tendenza a pensare al Neet facendo riferimento al disimpegnato che non cerca un lavoro piuttosto che al genitore a tempo pieno.
Non esiste un criterio anagrafico e si può essere considerati Neet ad ogni età. Ma come succede che una persona arrivi a disimpegnarsi tanto da non portare avanti nessun progetto di vita?
La cultura del lavoro del Neet disimpegnato
Le persone che potrebbero lavorare ma non cercano un’occupazione tendono ad essere accumunate da una visione pessimistica del mondo. Il tratto pessimistico è un fil rouge presente in quasi tutti i Neet. Pessimismo non significa solo pensare che il mondo vada male. Il pessimismo del Neet disimpegnato riguarda la profonda convinzione che le cose andranno certamente male proprio per lui. Questa idea è accompagnata dalla convinzione che gli altri possano far gruppo a suo discapito o possano sostenersi a vicenda escludendolo. Il pessimismo tende ad avere una sfumatura complottistica che descrive un profondo solco nel modo in cui si percepisce separato e diverso dagli altri.
Quando si accusa i Neet di essere choosy o schizzinosi, questo solco può sembrare conseguenza di una distanza “narcisistica” di chi si crede migliore degli altri. Ma generalmente nel caso dei Neet disimpegnati non si tratta di senso di superiorità. Non è un “non lo faccio perché sono migliore”, ma un “non lo faccio perché diventerebbe evidente quanto sono da meno”. Infatti il pessimismo non è un aspetto sufficiente a diventare Neet disimpegnati. Per arrivare a questo risultato è necessario avere anche un’autostima frammentata e rigida unita a una profonda cultura del lavoro che non è bilanciata da altrettanta competenza emotiva e relazionale.
Anche se i disimpegnati possono sembrare persone che non hanno voglia di lavorare, sono persone che tendono a spendere grandi quantità di tempo in attività non riconducibili allo studiare, lavorare o formarsi. Esistono Neet disimpegnati sportivi, assidui lettori, ferventi videogiocatori o cultori della musica e persone totalmente dedite alle amicizie e alla relazione di coppia. In quasi tutte le attività del Neet disimpegnato si manifesta il suo modo manicheo di valutare se stesso e gli altri, con una rigidità che penalizza, prima di tutti, se stesso.
Come motivare un Neet disimpegnato?
Nella mia esperienza clinica ho notato che la psicoterapia è un contesto molto efficace per motivare un Neet disimpegnato. Ma motivare un Neet non significa parlargli di quanto sia utile o opportuno che si dedichi a costruirsi un futuro. Quelle che spontaneamente potrebbero venire in mente, sono tutte informazioni già disponibili. Ribadirle comporta il rischio di apparire agli occhi del Neet come una di tutte quelle persone dall’altra parte della barricata.
Il lavoro di psicoterapia con una persona Neet disimpegnata riguarda la costruzione di una competenza emotiva più profonda che permetta una lettura più coerente di se stesso e, di conseguenza, una visione più realistica degli altri e del mondo. Lavorare sulla competenza emotiva tende ad essere la chiave perché la persona riacquisti padronanza del suo progetto di vita.
Il pessimismo, il complottismo, l’autostima fragile, sono tutti elementi che conducono a quello che può essere definito un locus of control esterno. Il Neet non cerca di cambiare perché si scontra con temi che ritiene siano esterni alla sua possibilità di interagire. Tale prospettiva rende gli inviti all’azione equivalenti al proposito di lottare contro i mulini a vento. Chi sfiderebbe un mondo totalmente ostile? Chi avrebbe il coraggio di mettersi contro a gruppi organizzati? Chi riuscirebbe a sfidare la propria convinzione di essere inadeguato in un mondo in cui si è considerati Neet, e quindi manchevoli di quello che dovrebbe essere una parte fondamentale della propria vita? Senza una sana competenza emotiva prendere in mano la propria vita rischia di essere un atto eroico, e gli atti eroici, per definizione, sono rari. Per motivare un Neet serve metterlo nelle condizioni di avere uno sguardo sulla sua vita più realistico e, di conseguenza, meno estremo.
Il ruolo fondamentale della rete sociale
Questo lavoro di psicoterapia è possibile soltanto quando la persona Neet formula una richiesta di aiuto. Essere mandati in psicoterapia contro la propria volontà condiziona l’alleanza terapeutica e rischia di comprometterne il risultato. In molti casi, serve che siano i familiari, i/le partner e gli amici ad avere il ruolo di motivare a chiedere aiuto in psicoterapia. Le persone che fanno parte della vita del Neet hanno un ruolo determinante nello smuovere la situazione, ma serve che si adoperino in sinergia.
Nel caso in cui il supporto arrivi solo da una delle persone vicine al Neet, esiste il rischio concreto che il Neet si allontani dal singolo che gli fa notare il problema e si avvicini a chi gli permette di non cambiare. Allo stesso tempo agire in modo organizzato ed eccessivamente incisivo può rinforzare l’idea complottistica di essere accerchiati.
Per questo la rete sociale ha un ruolo difficile e fondamentale nel permettere una prima richiesta di aiuto senza risultare troppo aggressivi. La rete sociale però generalmente non riesce ad essere la sede preferenziale in cui far avvenire il cambiamento, perché, almeno in parte, è anche il contesto che ha involontariamente favorito il pessimismo e le fragilità che accompagnano la persona Neet disimpegnata. Un cambiamento stabile del Neet disinteressato tendenzialmente richiede un lavoro di psicoterapia o un’esperienza di vita in un contesto di vita alternativo.
Prevenire il rischio che un figlio/amico/partner diventi Neet
Quando i pensieri si irrigidiscono con modalità disfunzionali è meglio modificarli prima che diventino un problema peggiore. I disimpegnati possono avere ottimi benefici da interventi di prevenzione. Però per prevenire lo scenario Neet è importante considerare quanto detto nel descrivere il profilo del Neet disimpegnato. Se infatti si pensa di prevenire il fenomeno puntando sulla cultura del lavoro e valorizzando l’essere occupati si commetterebbe un errore.
Il disimpegnato di solito ha già una profonda cultura del lavoro e dell’impegno. Il suo problema non sta nel non sapersi impegnare, ma nel non saper tollerare la frustrazione del confronto su temi diversi da quelli su cui ha costruito le fragili fondamenta della sua autostima. Si trova limitato agli ambiti di competenza acquisiti che non riesce più a smuovere senza far crollare il resto. Non si tratta di insegnare a un ragazzo a lavorare. Aiutare un disimpegnato equivale al prendere un anziano dirigente che ha investito tutta la sua vita nel raggiungere l’apice del settore dei rullini per macchine fotografiche ed aiutarlo a reinventarsi dopo che la rivoluzione digitale ha quasi eliminato il mercato dei rullini. I Neet disimpegnati sanno già lavorare. Il loro problema è che vivono tutto come se fosse un lavoro e si basano da sempre solo su quello per apprezzarsi.
Prevenire la possibilità che un giovane cresca diventando un Neet consiste prevalentemente nel prendersi cura della sua crescita emotiva. Lo sviluppo emotivo è favorito dal confronto adulto, moderato e realistico sulla complessità delle cose. Dedicarsi del tempo senza opprimersi e lasciare degli spazi senza abbandonare è un buon modo di prevenire una crescita in direzione Neet.