Noia sul lavoro – Essere consapevoli degli obiettivi nel lavoro
La noia sul lavoro è un’esperienza naturale e comune a tutti. Imparare a riconoscerla e gestirla è fondamentale per prendersi cura della propria salute personale e professionale. Una strada per riuscirci è lavorare sull’essere consapevoli degli obiettivi nel lavoro.
Fare il lavoro che si ama aiuta, ma non risolve
Fare il lavoro che si ama è una strategia efficace per vivere bene. Ma non è sufficiente. Tutti i lavori, con intensità e motivazioni diverse, prima o poi comprendono un certo grado di noia. La noia sul lavoro è un’esperienza quasi inevitabile. Non è certa, dato che nessuna emozione può essere prevista con certezza, ma è estremamente probabile tanto più a lungo prosegue una carriera professionale.
Alcune persone sentono noia sul lavoro al primo giorno. Altre dopo mesi o anni. Altre ancora si annoiano solo in alcune attività professionali. Per alcune persone è noioso il lavoro individuale, mentre per altre quello di gruppo. Presto o tardi, la noia nel lavoro è una tappa che diventa utile affrontare per evitare di subirne le conseguenze.
La noia cronica, il boreout
Non riconoscere la noia sul lavoro può avere conseguenze rovinose per la carriera professionale. Un caso emblematico è quando si struttura una noia cronica, indicata anche come boreout. Il boreout va distinto dal burnout, la più nota esperienza di esaurimento professionale.
La differenza più evidente tra burnout e boreout consiste nel fatto che il burnout è conseguenza di un investimento eccessivo ed esasperato negli obiettivi professionali, mentre il boreout è l’esatto opposto, un disinvestimento sistematico da un’attività che diventa, agli occhi del protagonista, priva di obiettivi, valori e significati. Nel boreout il lavoro diventa una sequenza interminabile di comportamenti completamente afinalistici.
In entrambi i casi è naturale sentirsi esausti e privi di energie, ma il percorso con cui si arriva è completamente diverso.
Conoscere la noia
Riconoscere la noia sul lavoro è importante per gestire i meccanismi che possono portare a conseguenze personali e professionali gravi. Come per la maggior parte delle cose, per riconoscere la noia, prima serve conoscerla.
Conoscere un’emozione non equivale ad averla provata. Tutti provano la maggior parte delle emozioni, ma averle vissute non significa conoscerle. Per capirsi, come visitare un museo non equivale al semplice camminare nei suoi corridoi, anche qui serve fermarsi, osservare, leggere le descrizioni, ascoltare la guida, documentarsi e farsi una propria idea ragionevolmente fondata.
La noia è uno stato emotivo intimamente connesso alla tristezza. Diversamente da quanto è frequente pensare, la noia, come la tristezza, non sono negative. Queste emozioni rispondono ad una personale valutazione di mancanza che è fondamentale riconoscere per assicurarsi che la propria partecipazione sia orientata efficacemente. Quindi la noia, come la tristezza, parla delle mancanze rilevate.
Le emozioni sono soggettive
È frequente che quando una persona afferma che un film è noioso, sia convinto di aver descritto una caratteristica del prodotto. Eppure capita spesso che quello che è noioso per qualcuno non lo sia per altri. Dire che qualcosa è noioso significa giudicarlo carente da un personale punto di vista. Parlando di film, può trattarsi di trama ritenuta poco coinvolgente, sequenze troppo statiche, dialoghi poco originali o ambientazioni poco credibili.
A seconda degli obiettivi dello spettatore, lo stesso film può essere ritenuto noioso o meraviglioso.
La noia, come tutte le emozioni, è soggettiva e descrive il punto di vista di chi la prova. La noia sul lavoro non fa eccezione.
Chi cerca trova, a volte
Chi prova noia sul lavoro sta vivendo un’esperienza emotiva altamente informativa. L’emozione sta segnalando che la persona non sta trovando quello che cerca.
Attenzione. Non trovare qualcosa non significa non ci sia!
Questa distinzione è fondamentale.
La noia non segnala un’incompatibilità con l’attività in corso. Il film che risulta noioso non è incompatibile con i propri gusti come il lavoro noioso non è il lavoro sbagliato! La noia sul lavoro segnala che il nostro approccio al lavoro non ci sta permettendo di trovare quello che cerchiamo. Forse quello che cerchiamo non esiste, e stiamo facendo il lavoro sbagliato. Forse l’approccio è sbagliato e sta impedendo di apprezzare quello che abbiamo a disposizione.
Le domande “strane” dei selezionatori
Il responsabile delle risorse umane che si occupa di colloqui di selezione chiede spesso il motivo per cui si desidera svolgere il lavoro per cui ci si candida. È chiaro ed auspicabile che in generale le persone lavorino per il denaro, altrimenti sarebbe volontariato, ma parlare solo di soldi non è sufficiente.
Se l’obiettivo è solo il denaro, il lavoro potrebbe diventare improvvisamente ingestibile. Guadagnare troppo poco renderebbe tutto frustrante concorrendo alla creazione di un sentimento misto di noia, rabbia e disgusto verso l’ambiente lavorativo che compromette la qualità della vita e la produttività. Ma anche guadagnare troppo porterebbe a noia per il venir meno dell’obiettivo economico ormai già conseguito. È per questo che il mercato del lusso funziona molto per alcune persone, le aiuta a mantenere una motivazione su lavori redditizi a cui sono ormai disinteressate.
Inoltre un lavoratore non motivato da altro che il denaro cambia lavoro alla prima occasione, tanto un lavoro vale l’altro. E anche nel caso di uno stipendio adeguato, né poco né troppo, non avere altri motivi per svolgere felicemente quella professione potrebbe portare a fare il minimo sindacale per non essere licenziati.
Il responsabile delle risorse umane non desidera che le persone mentano dicendo frasi poco credibili come “stare seduto 8 ore al giorno davanti al pc è il sogno della mia vita”, ma che emergano altri obiettivi motivazionali.
Noia sul lavoro e obiettivi
Non esiste un elenco corretto di motivazioni, ognuno ha le sue. Gli ambiti principali della motivazione tendono ad essere relativi all’attaccamento, l’esplorazione, l’agonismo, la sessualità e la cooperazione.
Alcuni esempi potrebbero essere:
Il fatto che l’ufficio sia nel quartiere in cui sono cresciuto e mi risulta familiare. Oppure che il lavoro preveda interazioni potenzialmente stimolanti con persone sempre nuove. Un personale amore per la competizione ed il senso di sfida interno ed esterno all’azienda. Il preferire un lavoro al chiuso per i vantaggi ed il comfort offerto dall’avere le comodità della climatizzazione o della mensa aziendale. Poter far parte di un gruppo e condividere con la squadra di colleghi degli obiettivi e supportarsi reciprocamente.
Non si tratta di andare a lavoro solo per la gloria, ma di avere più motivi per farlo.
Pochi, ma consapevoli
Il numero di obiettivi è inversamente proporzionale alla probabilità di annoiarsi. Più sono i motivi, meno è probabile la noia sul lavoro. Minore è il numero degli obiettivi, più è probabile vivere la noia sul lavoro.
Avere pochi obiettivi non comporta necessariamente noia. È più probabile, ma la noia consegue un non trovare soddisfazione per i propri obiettivi. Finché si ha chiaro il motivo per cui si lavora, cercare e sviluppare quell’obiettivo è il modo più sano di prendersi cura di sé e del proprio lavoro.
Non essere consapevoli del proprio approccio, invece, espone al rischio di burnout o di boreout che compromettono salute e lavoro. Accorgersi di essere annoiati sul lavoro è un buon motivo per interrogarsi sui propri obiettivi e sul modo con cui ci si approccia al lavoro.
La noia crescente o improvvisa
La noia sul lavoro tende ad essere riconosciuta secondo due modalità principali.
- Alcune persone riconoscono un aumento progressivo e sistematico della noia che passa da lieve, moderata ed infine grave e intollerabile.
- Altre persone, invece, si accorgono della noia solo durante alcuni picchi intollerabili, vivendola come un’esperienza improvvisa, ingestibile ed imprevedibile.
Le differenze possono essere dovute a diversi fattori. Potrebbe essere dovuto alla variabilità delle attività svolte, oppure alla propria capacità di riconoscere la noia. A parità di situazione, è preferibile percepire la progressione dell’emozione. Infatti percepire un aumento graduale è indice di una migliore capacità di riconoscere l’emozione. Meglio la si riconosce, maggiori sono le possibilità di comprenderla, comprendersi e ragionare strategicamente sul proprio approccio al lavoro e sulla gestione delle proprie risorse. Capire e gestire un’emozione lieve è più semplice del gestire un’emozione grave. Come per le ferite, è più facile curare un ginocchio sbucciato che un ginocchio rotto.
Risolvere i problemi è più efficace del far finta non esistano
Chiedere aiuto per lavorare sulla noia o altre difficoltà emotive non equivale ad ammettere un fallimento. Annoiarsi non è un difetto, è un’esperienza naturale che accade a tutti. Riconoscere che la noia aumenta su alcune attività è un ottimo indizio per iniziare a ragionare meglio sulla propria modalità di partecipare al lavoro. Quindi ragionare sulla noia può essere molto sano nel momento in cui se ne ragiona in un contesto in cui viene affrontata in modo costruttivo. Scegliere l’interlocutore giusto è essenziale.
La noia sul lavoro è il segnale di una fragilità organizzativa che possono avere tutti, ma che alcuni gestiscono in modo più efficace di altri. Chi non la riconosce, capisce e gestisce, rischia di subirne le conseguenze compromettendo brillanti carriere ed occasioni professionali.
Chiedere aiuto è il primo passo per migliorare.
Scaletta del video – Noia sul lavoro, essere consapevoli degli obiettivi nel lavoro – Valerio Celletti