Normalità e anormalità – Tre modi di pensare che possono danneggiare il benessere emotivo


La normalità e l’anormalità sono concetti a cui è possibile approcciarsi in molti modi. Non ne esiste uno giusto, ma è possibile mettere in evidenza almeno tre modi di pensare che possono risultare controproducenti per il benessere emotivo e sessuale.


Quello della normalità è un tema di cui si sente parlare spesso. Nel parlare quotidiano le persone tendono a parlare di stili di vita normali, comportamenti normali, scelte normali, idee politiche normali, professioni più o meno normali, ecc… Nonostante il termine normalità sia frequente, è poco chiaro il modo in cui viene usato.

A volte il termine “normalità” è usato in contrapposizione all’idea di “anormalità”, implicando un confronto basato sul proprio criterio di anormalità. Per esempio, drogarsi viene generalmente considerato anormale, ma poi chiunque ha un’idea personale di cosa significhi non drogarsi nella normalità. Per qualcuno può riferirsi al non fare uso di sostanze stupefacenti, per altre si tratta di non usarle in modo costante, in alcuni casi non essere un drogato può significare non farsi trascinare da nessuna urgenza, si tratti di sostanze, alimenti, sentimenti, lavoro o altro. A seconda di come si modifica una delle due idee, l’altra cambia totalmente di significato.

I termini normale e anormale possono essere interpretati in molti modi, e, di conseguenza, possono essere facilmente fraintesi. Può essere interessante mettere a fuoco 3 modi in cui generalmente si parla di normalità e si rischia di danneggiare il benessere emotivo.

La normalità come dato statistico

A volte, la normalità è considerata la conseguenza di un dato statistico. In statistica esiste un valore definito “moda”. Con questo termine, si intende il valore che in un gruppo si presenta con frequenza maggiore. Se in un gruppo di 10 persone in 7 hanno i capelli biondi, il colore biondo è considerabile la moda di quel gruppo. In questa prospettiva, per quel gruppo avere i capelli biondi potrebbe essere considerato normale.

La normalità spesso viene citata secondo un’accezione statistica, considerando anormale tutto quello che non è la moda. È importante chiarire che considerare normale la moda è diverso dal considerare normale la maggioranza. Infatti un dato può essere il più frequente anche se coinvolge una minoranza della popolazione. Per capirsi, nel mondo della televisione i presentatori tendono ad indossare capi di alta sartoria. Facendo riferimento a quel gruppo di persone, potrebbe sembrare che vada di moda indossare abiti da minimo 2000€, quando sappiamo che la maggior parte delle persone indossa abiti molto meno costosi. Per chi abbia quel punto di riferimento, vestire con alta sartoria potrebbe sembrare normale, portando alla rapida e controversa idea che il 99% della popolazione si vesta in modo anormale.

La normalità come senso morale

A volte la normalità è intesa come indicazione di ciò che è considerato giusto, buono e onesto. In questo caso, ciò che è anormale è ritenibile sbagliato, cattivo e scorretto. Per alcune persone l’orientamento morale la bussola che permette di orientarsi sul significato di normalità. Questo approccio conduce a considerazioni basate esclusivamente sulla propria scala di valori. Partendo dal presupposto che rubare possa essere moralmente sbagliato, si potrebbe considerare immorale e quindi anormale commettere dei furti.

La morale tende a ragionare per concetti assoluti. Chi parla di valore morale tende ad avere difficoltà a quantificare il grado di moralità o immoralità di un comportamento. Quando riesce, i termini normalità e anormalità tendono a perdere una parte fondamentale del significato che gli si voleva attribuire. L’idea di normalità e anormalità morale tende ad incontrare difficoltà quando viene quantificata. È più semplice considerare che la gentilezza sia più buona e normale della violenza, piuttosto che decidere se sia più normale regalare del cibo o del denaro.

La normalità come regola

Infine, nel quotidiano si utilizza spesso la parola normalità per descrivere ciò che viene considerato abituale. Un evento può essere definito “normale” per le persone abituate a vederlo accadere, mentre può essere considerata anormale qualunque novità colga impreparati. Secondo questa accezione la normalità è ciò che accade regolarmente, mentre è anormale ciò che generalmente non succede.

Tutti hanno una propria idea di cosa sia regolare. Il quotidiano tende ad avere una routine che contribuisce a costruire un senso di normalità basato sulla regolarità. Ma questo non riguarda solo chi fa una vita monotona. Anche nel caso in cui si conducesse uno stile di vita molto originale, non si sarebbe esentati dal propendere per l’idea che quella sia la propria normalità. La maggior parte delle persone tendono a costruire un senso di continuità nel proprio guardare il mondo. Anche lo spettacolo più caotico e meno prevedibile possibile può essere percepito come se fosse dotato di un senso, ma questo non significa che ne abbia davvero uno. Nel caso in cui la normalità è intesa come regolarità, può diventare un concetto confuso quando viene aggiornata entrando in contatto con le eccezioni alle regole.

Gli effetti della normalità nel benessere emotivo e sessuale

Questi tre approcci alla normalità, se applicati al benessere emotivo e sessuale, tendono ad ostacolare il perseguimento del benessere.

Considerare “normali” i comportamenti ed i pensieri più utilizzati dalle persone e scegliere di mettere in pratica solo quelli rischia di condannare a un futuro di noia ed impersonalità. Può succedere di finire per fare e pensare poche cose, senza riuscire a rendere personale il proprio approccio alla vita e alla sessualità. Quando succede questo, può capitare di arrivare a non capire il senso delle proprie decisioni e di avere difficoltà nel creare una reale intimità con un’altra persona.

Rifarsi ad un canone morale per giudicare cosa è normale può ostacolare un ragionamento attivo e concreto sulle conseguenze di quello che è ritenuto anormale, favorendo un ragionamento catastrofico su eventi che, nella realtà, potrebbero comportare conseguenze lievi o nulle. Questa difficoltà emerge soprattutto quando serve prendere decisioni in merito a questioni che non sono semplicemente divisibili tra normali e anormali, giuste o sbagliate, ma tra gradazioni di normalità e anormalità. Nella sessualità, per esempio, l’idea che alcuni comportamenti possano essere immorali tende a rendere molto complesso il perseguimento del benessere sessuale. Infatti il benessere sessuale è favorito dalla varietà e tende a mettere in competizione comportamenti simili e dalle sfumature lievi.

Infine, utilizzare il criterio della regolarità rischia di rendere ripetitivi e disattenti. Quando si coltiva eccessivamente un principio di normalità inteso come abitudine, si può finire per diventare poco sensibili al cambiamento ed alle novità. Guardare la realtà cercando di non filtrarla tramite lo sforzo di attribuirgli necessariamente un senso potrebbe essere l’occasione per coltivare pensieri e prospettive originali, permettendo una migliore comprensione di se stessi e del mondo circostante.

La normalità e la vergogna

Parlando di normalità e benessere emotivo è importante accennare almeno un ultimo concetto: la vergogna.

Utilizzare questi tre approcci alla normalità tende a favorire l’innesco della vergogna verso pensieri e comportamenti considerati anormali. Vergognarsi eccessivamente può portare a isolarsi per proteggersi dal rischio di poter essere giudicati negativamente. Generalmente il benessere emotivo e il benessere sessuale tendono ad essere danneggiati dall’isolamento.

La vergogna è un’emozione originata dalla paura di allontanarsi da un ideale. Per molte persone, il proprio ideale si avvicina all’idea di normalità. È possibile desiderare essere come la moda, come si ritiene giusto, o come tendono ad essere sempre le persone. Scoprire di essere diversi da come si vorrebbe, può essere doloroso. Scoprirsi più complessi di quanto si prevedeva può essere tanto più doloroso, tanto più si parte da ideali irraggiungibili. Ognuno contribuisce al proprio ideale di se, immaginando e pensando la propria storia, quasi fosse un’idea astratta. Ma le persone non sono idee astratte, sono reali e concrete, con pregi e difetti.

Nessuno corrisponde completamente al proprio ideale. Quando capita di riconoscersi nel proprio ideale, l’ideale tende a spostarsi rimanendo un traguardo da rincorrere piuttosto che un luogo comodo in cui abitare. Trovare un modo efficace e non scontato di accettarsi mentre ci si avvicina a ideali importanti ma realistici può essere il primo passo per creare maggiore intimità con le persone importanti della propria vita e per aspirare ad un maggior benessere emotivo e sessuale. Non fidarsi eccessivamente della propria idea di normalità può essere uno strumento utile per prendersi cura di se.

Dr. Valerio Celletti