Riassunto
I rapporti parasociali possono essere piacevoli, ma non riconoscerli espone al rischio di essere truffati.
I rapporti parasociali e l’esperienza sociale
I rapporti parasociali sono esperienze che soddisfano il desiderio di socialità con modalità impersonali che non impegnano realmente in uno scambio relazionale. Chi usufruisce di tali esperienze è convinto, almeno in parte, di essere coinvolto personalmente in un’interazione, anche se tale interazione è asimmetrica ed esisterebbe anche senza la sua partecipazione. Tale confusione è conseguenza di una mancanza di esperienza relazionale che rende difficile riconoscere uno scambio comunicativo realmente personale.
Non esistono esperienze intrinsecamente parasociali
Tutte le persone sono libere di vivere e scegliere lo stile sociale e relazionale che preferiscono. Non esiste un unico modo di relazionarsi ed è possibile trovare soddisfazione nella socialità, come nelle esperienze relazionali parasociali o nell’assenza di socialità.
Per quanto spesso venga proposta come una verità indiscutibile, l’idea che l’essere umano sia un animale sociale e che sia necessario coltivare per forza la socialità in un modo specifico per essere persone sane è un’idea discutibile e di difficile dimostrazione. È frequente che le persone desiderino una certa socialità, ma questo desiderio è presente in quantità e forme così diverse da essere difficile da generalizzare.
Non esistono scambi comunicativi intrinsecamente parasociali. Ma non riuscire a comprendere la natura dell’esperienza può portare a vivere esperienze di intrattenimento confondendole per esperienze sociali. L’esposizione ad un qualunque contenuto di produzione umana diventa un’esperienza parasociale quando è fraintesa e vissuta in termini sociali.
Il fanatico e il fan
Due persone possono fruire piacevolmente dello stesso film, vivendolo in modi notevolmente differenti. Uno spettatore potrebbe guardare, per esempio, il film di Barbie lasciandosi semplicemente divertire dallo spettacolo e apprezzando il lavoro degli attori. Allo stesso tempo, un altro spettatore potrebbe innamorarsi di Margot Robbie o Ryan Gosling, emozionandosi per le loro performance e avendo la sensazione che il loro recitare sia intimamente dedicato a lui.
Se questo esempio sembra descrivere un raro e particolare comportamento che è possibile ricondurre ad un fanatico che non riesce a distinguere la verità dalla finzione, potrebbe essere utile considerare che, entro certi limiti, tutte le persone sono suscettibili alle relazioni parasociali. La maggior parte delle persone riesce a distinguere tra realtà e finzione, ma quasi tutte le persone provano una certa simpatia o antipatia verso persone famose con cui non hanno mai realmente interagito.
Quando le aziende scelgono di far pubblicizzare un prodotto ad un attore amato dal pubblico, stanno utilizzando gli effetti di questo meccanismo. Ho apprezzato George Clooney per il suo ruolo in ER e, in modo completamente arbitrario, potrei apprezzare il caffè che pubblicizza.
Le origini dei rapporti parasociali
Nel 1956 Horton Donald e Richard Wohl definivano il concetto di relazione parasociale come la creazione di uno stretto rapporto con un personaggio pubblico vissuto con un intenso coinvolgimento emotivo. Tale esperienza si fonda sull’illusione di una reciproca interazione. Mentre il personaggio pubblico interagisce con una videocamera, scrive un libro o rilascia un’intervista, il pubblico può riconoscersi come destinatario di tale interazione, esperendosi protagonista di uno scambio comunicativo in cui, invece, non ha nessun ruolo attivo.
All’epoca di Donald e Wohl la diffusione della televisione aveva permesso ai personaggi dello spettacolo di entrare nelle case delle persone, finendo per essere percepiti in modo familiare e affettuoso da un pubblico che era poco esperto di come funzionasse la tecnologia e la comunicazione di massa. Sarebbe però un errore pensare che le relazioni parasociali inizino con l’avvento della televisione. Altri esempi di relazioni parasociali più o meno complesse possono essere: il rapporto illusorio che i lettori coltivano con gli autori dei libri che “tengono loro compagnia”, la fedeltà del popolo alle famiglie nobili “che ci sono sempre state” o l’affetto verso i primi sacerdoti della storia che “permettevano un contatto unilaterale con la divinità”.
La tecnologia non ha inventato le relazioni parasociali. In mancanza di competenza emotiva e relazionale, le persone hanno sempre subito il fascino delle relazioni parasociali. Ad oggi, la comunicazione di massa può sfruttare in modo sistematico ed eticamente discutibile il meccanismo della parasocialità.
Il social media manager
Durante un recente evento con esperti della promozione digitale ho avuto occasione di ricevere diversi suggerimenti sulla gestione dei canali social per la promozione online. Secondo i professionisti, una persona che desideri migliorare la propria presenza online dovrebbe partecipare a tutte le interazioni online possibili. È opportuno rispondere a tutte le persone che commentano sotto i propri contenuti, essere presente nei commenti delle discussioni virali online ed esserci con costanza e regolarità. Per quale motivo?
Essere sempre presenti permette sia di avere la visibilità utile a raggiungere più persone, sia di favorire la nascita di rapporti parasociali. Infatti, chi riceve una risposta online si può sentire partecipe di un rapporto. “Mi ha visto”, “mi ha risposto”. Anche se i protagonisti dello scambio non si conoscono e probabilmente non sapranno mai nulla l’uno dell’altro. Tale elemento di impersonalità è ulteriormente accentuato dal fatto che, spesso, quando un profilo da decine o centinaia di migliaia di “mi piace” risponde ad un commento o scrive sotto ad un contenuto di tendenza, è frequente che tale contenuto non sia realmente prodotto dal proprietario del profilo.
Il social media manager è il professionista che spesso è deputato a rispondere a tutti i commenti dei profili famosi. Naviga i contenuti di tendenza e pubblica commenti coerenti con l’identità dei diversi profili che usa per commentare. Se sta promuovendo un calciatore userà commenti sportivi. Quando promuove un giornalista userà commenti di attualità. Infine, per un medico userà commenti accoglienti e assistenzialisti.
I rapporti parasociali su Youtube, Twitch e Onlyfans
Se la televisione è stata il primo canale per la comunicazione di massa, internet ha ulteriormente sviluppato le possibilità delle relazioni parasociali. Youtube, Twitch e Onlyfans, per esempio, utilizzano in modo massiccio meccanismi di comunicazione che possono produrre rapporti parasociali.
Lo Youtuber che acquista popolarità diventa, nel tempo, una persona a cui il pubblico impara ad affezionarsi. Youtube nasce con un approccio amatoriale che lo differenzia in modo sostanziale dalla televisione. Generalmente lo youtuber guarda fisso in camera e si rivolge direttamente agli spettatori rompendo sistematicamente la quarta parete.
Twitch propone una relazione ancora più diretta. Su twitch i contenuti sono generalmente in diretta, ed il pubblico può interagire direttamente con il programma scrivendo in chat. Tale interazione non avrebbe nulla di tossico se non fosse che, alla fine, lo scopo di tale interazione è creare un rapporto di affezione tale da portare il pubblico a spendere denaro per un contenuto gratuito. La maggior parte degli spettatori non spende denaro o usa l’iscrizione inclusa con Prime, ma alcuni spettatori spendono centinaia di euro al mese solo per sentirsi ringraziare in diretta, per avere il diritto di scrivere in chat o per “sostenere il programma”.
Onlyfans funziona in modo analogo. Il creator pubblica contenuti in abbonamento ma non si limita a quello. Appena ci si abbona ad un profilo, si apre una chat con il suo autore. In chat è possibile dialogare direttamente con il proprio beniamino, anche se, spesso, in realtà si sta chattando con un social media manager.
Chi è vulnerabile ai rapporti parasociali?
I contenuti che offrono rapporti parasociali non sono qualcosa di giusto o sbagliato, ma non saper distinguere tra un contenuto di intrattenimento e una relazione sociale espone al rischio di essere manipolati all’interno di rapporti parasociali. Dato il continuo fiorire di meccanismi che sfruttano i rapporti parasociali per convincere le persone a mettere mano al portafoglio, può essere utile pensare di proteggersi il possibile.
Le persone più esposte al fascino dei rapporti parasociali sono le persone con poca esperienza relazionale. Avere poca esperienza non è quantificabile dal numero di amicizie o relazioni che si sono avute. L’esperienza relazionale riguarda il modo in cui si è imparato e si continua ad imparare a partecipare all’esperienza dell’incontro con le altre persone.
Generalmente le persone con poca competenza relazionale tendono ad approcciare alla socialità con due modalità principali. È possibile approcciarsi in maniera totalmente destrutturata e priva di strumenti, oppure partecipare all’incontro con l’altra persona in maniera rigida e fortemente impostata. In entrambi i casi, non avere un’idea di come si desidera comportarsi o non lasciare spazio perché l’altra persona modifichi il proprio comportamento implica non partecipare attivamente allo scambio relazionale su cui verte la socialità.
Esistono persone con poca esperienza relazionale che non frequentano quasi nessuno, come esistono altrettante persone con poca esperienza relazionale che frequentano moltissime persone. La discriminante non è il successo sociale, ma la qualità dell’esperienza sociale. I rapporti sociali di qualità sono rapporti intimi.
I rapporti sociali di qualità sono intimi
Avere rapporti sociali poco intimi può essere un indizio della propria vulnerabilità ai rapporti parasociali. Infatti, l’intimità dei rapporti sociali è una caratteristica emergente che deriva dal modo in cui si partecipa alle interazioni sociali. Partecipare attivamente all’interazione con ascolto e dialogo attivi può favorire la nascita di intimità nella relazione con l’altra persona. Diversamente, rispondere solo agli stimoli ricevuti o gestire eccessivamente la relazione può essere funzionale al trascorrere tempo insieme, ma non produce una relazione sociale intima e di qualità.
Chi approccia all’incontro con l’altra persona con eccessiva disponibilità finisce per lasciare il proprio interlocutore solo nelle proprie abitudini. Viceversa, chi detta incessantemente l’agenda della conversazione può offrire un ottimo intrattenimento ma finire per non entrare realmente in una relazione di scambio reciproco. Infatti, i rapporti parasociali sono rapporti in cui i partecipanti credono di essere protagonisti di uno scambio comunicativo, quando, in realtà, sono facilmente intercambiabili.
Un interlocutore passivo è intercambiabile perché simile a ogni altra persona ugualmente disponibile. Allo stesso modo, un interlocutore molto attivo è altrettanto intercambiabile, come quando si fa zapping tra i canali tv. L’esperienza di essere completamente sostituibili è una realtà che molte persone percepiscono con forza anche all’interno di rapporti sentimentali e familiari che sarebbe ragionevole desiderare fossero maggiormente personali. Quando accade, forse è possibile che ci si stia rendendo conto che qualcuno, noi o l’interlocutore, non sta partecipando in modo intimo allo scambio sociale.
Avere rapporti sociali non significa avere successo sociale
Avere successo sociale generalmente non significa partecipare con qualità a rapporti sociali intimi. Chi ha milioni di follower non ha né il tempo, né la motivazione ad avere rapporti sociali intimi con tutti loro. Chi è molto popolare è probabile che abbia una sua modalità efficace di interagire con tutti e che la proponga in modo simile con tutti. Piacevole, ma impersonale.
Altrettanto, partecipare in modo intimo agli incontri sociali può non essere gradito dalle persone che preferirebbero, invece, un’interazione meno personale e meno impegnativa. Sia chiaro, intimo non significa maleducato. È possibile condividere pensieri ed emozioni personali senza violare i principi base dell’educazione.
Allenarsi a partecipare in modo intimo ad almeno alcuni rapporti sociali è una buona palestra per migliorare la propria esperienza relazionale e proteggersi dal rischio di non saper distinguere le relazioni parasociali. Non serve essere intimi nel rapporto con tutti. Sul lavoro, spesso, potrebbe essere inopportuno essere eccessivamente personali nel proprio modo di interagire. Eppure, anche nei rapporti professionali è possibile che con alcune persone possa essere costruttivo aprire ad un rapporto maggiormente personale.
Piuttosto, un contesto dove è altamente consigliabile stabilire un rapporto sociale di qualità è la relazione di coppia. Allenarsi a partecipare in modo intimo e richiedere una partecipazione intima al rapporto è un proposito sano e una richiesta legittima da condividere.
Lavorare sulla propria esperienza sociale protegge dal fascino dei rapporti parasociali
Nel caso in cui ci si scoprisse eccessivamente coinvolti da rapporti parasociali potrebbe essere utile interrogarsi sia sul proprio coinvolgimento in quello specifico rapporto, sia iniziare a lavorare sul proprio modo di partecipare alla socialità e sul migliorare la propria esperienza sociale.
È opportuno ricordarsi che nessuno è invulnerabile ai rapporti parasociali. I rapporti parasociali esistono da sempre ed hanno sempre avuto un fascino più o meno efficace sulle persone. Ad oggi, però, diventa sempre più importante proteggersi dal rischio di essere fascinati dai rapporti parasociali perché è frequente che tale meccanismo sia usato in modo sistematico e frequente da numerosi sistemi di monetizzazione.
Trascorrere tempo leggero e parasociale giocando a carte, praticando uno sport o presenziando ad eventi va benissimo se nessuno sta cercando di circuire il prossimo e si riesce a trascorrere il tempo in compagnia. A volte le relazioni parasociali convincono a mettere mano al portafoglio, mentre altre volte si accontentano della condivisione del tempo libero. Anche in quel caso, essere attivamente protagonisti nella scelta di come gestire il proprio tempo libero è importante per la propria progettualità e per il benessere del proprio stile di vita.
Investire nelle proprie competenze emotive e relazionali generalmente è un buon modo di prendersi cura della propria vita.