Riassunto
Non me lo merito!
La sindrome dell’impostore e il mito del successo
Quella della sindrome dell’impostore è un’etichetta ampia che descrive una modalità di ragionamento più o meno radicale nel dubitare di sé e dei propri successi. Più è radicale, maggiore è la sofferenza emotiva che ne consegue.

La sindrome dell’impostore è la condizione vissuta dalle persone che hanno interiorizzato un modo disfunzionale di ragionare sui propri successi. Infatti, queste persone dubitano in modo sistematico dei risultati positivi ottenuti, ritenendo di non meritare le esperienze positive che gli accadono.
È solo questione di fortuna
Passano un esame? Pensano sia solo fortuna. Credono che gli sia andata bene solo perché sono capitate le domande di cui sapevano la risposta.
Ottengono un lavoro? Pensano di essere stati terribilmente fortunati. Credono che il selezionatore non abbia capito quando sono incompetenti e ritengono di averlo appena truffato.
Qualcuno li ama? Ritengono si tratti di un madornale errore di valutazione. Pensano che l’altra persona li stia sicuramente sopravvalutando e presto si renderà conto di quanto siano persone difettose.
Chi soffre della sindrome dell’impostore vive con sofferenza emotiva tutti i successi. C’è poco spazio per essere felici e molto per essere spaventati dal futuro; disgustati dalla propria idea di sé; arrabbiati con le proprie fragilità e tristi per la propria esistenza percepita come immeritatamente di successo e destinata a un inevitabile fallimento appena cambierà la sorte.
Il motto delle persone che soffrono della sindrome dell’impostore potrebbe essere: “Non me lo merito!”
Le persone con la sindrome dell’impostore sanno di avere alcune qualità, ma tendono a sminuirle. Generalmente ritengono che i loro punti di forza siano di scarso valore. E, conseguentemente alla loro idea irrealistica del successo, ritengono che sia impossibile avere successo utilizzando qualità mediocri. Se bastassero qualità così nella media, allora tutti potrebbero avere successo…
E, in effetti, è proprio così. Tutti possono avere successo.
Chi si merita il successo?
Infatti, punto nodale della sindrome dell’impostore è proprio il modo in cui è percepito il successo. Avere successo è un evento mitizzato. Nella mente della persona con la sindrome dell’impostore il successo è percepito come un evento raro, complesso e di appannaggio di pochi eletti.
Le persone con la sindrome dell’impostore pensano che solo chi è dotato di qualità eccezionali è meritevole di apprezzamenti e può conseguire traguardi soddisfacenti nella vita. Tutti gli altri, invece, sono destinati a un inevitabile fallimento. Avranno qualche occasionale momento fortunato, ma poi torneranno a percorrere il percorso di fallimenti che, pensano, sia giustamente l’unica destinazione per chi non è eccezionale.
Le fondamenta della sindrome dell’impostore sono una teoria irrealistica del successo e degli altri. Una ricetta irreale, priva di fondamenti e confutata da quasi tutte le situazioni di cui hanno fatto esperienza diretta, ma confermata dall’esperienza sociale a cui danno molta importanza, ma che vivono in modo non equo.
La persona che soffre della sindrome dell’impostore, infatti, tende ad applicare un doppio standard. Le regole che utilizza per interpretare sé stessa sono diverse da quelle applicate agli altri. Questo aspetto diventa particolarmente evidente nei momenti di confronto sociale.
Il peso diverso dei complimenti
Hanno sentito innumerevoli volte esprimere degli apprezzamenti verso chi otteneva un successo, ed hanno creduto più a quell’informazione che non alla loro esperienza in prima persona.
Luca ha ottenuto un buon voto nel tema ed è stato definito “bravissimo”; quindi, deve avere un talento eccezionale per la scrittura.
Io ho ottenuto un buon voto nel tema e sono stato definito “bravissimo”. Ma so anche che nello scriverlo ho superato varie difficoltà. Non sapevo di cosa scrivere, come strutturare il discorso, cosa approfondire ed ho corretto diversi errori di ortografia prima di consegnarlo. Quindi, anche se dicono anche a me che sono stato “bravissimo”, so che, in realtà, ho sfiorato il disastro. Non ho un talento eccezionale, purtroppo. Per fortuna nessuno se ne è accorto.
Non rendersi conto della differenza nel modo in cui si valuta il successo personale e il successo altrui è conseguenza di una mancanza di competenze emotive. Quando la persona con sindrome dell’impostore ragiona sul successo altrui, vi ragiona con felicità e, a volte, un pizzico di invidia che parla più del disgusto per sé stessi che non della complessità dell’esperienza altrui. Diversamente, quando ragiona sul proprio successo spesso finisce per ragionare con paura per il futuro e il giudizio altrui, disgusto verso di sé, rabbia e tristezza per i propri limiti. Non gestire le emozioni, soprattutto se intense, rende ciechi all’inefficacia del proprio ragionamento. Le emozioni altrui sono sottovalutate e le proprie, invece, non sono gestite.
L’effetto alone
La narrazione eroica ed irrealistica del successo secondo la persona con la sindrome dell’impostore è alimentata anche dal bias dell’effetto alone. I bias sono errori di valutazione che spontaneamente tendono a compiere più o meno tutti. L’effetto alone consiste nella tendenza a cercare una continuità tra le qualità percepite in una persona. Se una persona risulta possedere una qualità, anche le altre sue caratteristiche sembreranno maggiormente positive e valide. Se una persona viene riconosciuta per un difetto, questo adombrerà anche la percezione del resto.
Così un successo contribuisce a pensare che l’autore possa essere intelligente, bello, competente e simpatico. Tale ragionamento contribuisce a validare l’idea che gli altri siano meritevoli del loro successo.
Ma è davvero così? In alcuni casi il successo è la naturale conseguenza delle qualità delle persone coinvolte, ma spesso i risultati positivi sono il risultato dell’interazione tra innumerevoli fattori.
Cosa serve per avere successo?
Quando si ragiona su come avere successo, pensare alle qualità è un ragionamento sintetico e seducente, ma poco efficace. Piuttosto, è utile distinguere tra almeno 4 elementi in gioco. Le competenze coinvolte, le risorse spese, i tentativi a disposizione e, immancabile, la fortuna.
Avere profonde competenze è molto utile, ma non assicura il successo né l’insuccesso. Esistono persone che conseguono pochi successi nonostante le grandi competenze e, viceversa, esistono persone di successo con scarse competenze.
Non tutti nascono con le stesse risorse fisiche, mentali o familiari. Come non tutti sanno coltivare o amministrare le risorse a disposizione.
A seconda del settore considerato, alcuni contesti offrono più occasioni per mettersi alla prova rispetto ad altri. Alcune persone, a volte, hanno la grande capacità di mettersi in situazioni che offrono il maggior numero di occasioni. È una competenza. Altre, invece, sottovalutano il contesto finendo spesso per pagarne le conseguenze.
Infine, esiste la fortuna.
Il successo è conseguenza di un’interazione complessa tra competenze, risorse, tentativi e fortuna.
Il successo di chi soffre della sindrome dell’impostore è davvero questione di fortuna?
Quando una persona che soffre della sindrome dell’impostore afferma di essere stata fortunata, non sta dicendo una cosa errata. In effetti, è vero che il successo è sempre determinato da una certa dose di fortuna. Altrettanto, di solito il successo non riguarda solo la fortuna.
Passare un esame perché si conosce la risposta alla domanda con cui si è stati valutati è anche questione di fortuna. Ma l’esame funziona con la stessa modalità per tutti gli esaminati. È previsto che le persone possano avere fortuna nel ricevere proprio le domande di cui conoscono la risposta. Più la persona è competente, minore è il grado di fortuna necessario. Ma senza fortuna quasi nessuno riuscirebbe ad avere successo. Generalmente nessuno conosce tutte le risposte. Si procede per tentativi.
Essere assunti per un lavoro nonostante le proprie mancanze è normale. Nessun lavoratore è perfetto, anche nel caso in cui spergiuri di esserlo. Il tempo per apprendere un mestiere è una risorsa non ugualmente distribuita. Alcuni settori offrono questa opportunità, altri meno.
Non esistono impostori in amore
È normale essere amati e amabili nonostante i propri difetti.
Nelle prime fasi conoscitive di una relazione sentimentale, cioè durante l’innamoramento, è possibile che i partner tendano a non percepire correttamente i reciproci difetti. Ma quando inizia l’amore, l’altra persona non è più solo un’idea stereotipata e desiderabile. L’amore prevede il saper vedere i difetti altrui e sapersi amare nonostante le imperfezioni.
Amare riguarda proprio il contatto con l’imperfezione e la realtà altrui, con tutti i suoi limiti.
Due innamorati possono essere impostori, ma l’amore prevede un contatto autentico che è fatto anche di difetti. Chi non mostra mai i propri limiti, rende impossibile amarlo. Sarà desiderabile, apprezzabile, invidiabile e corteggiabile, ma non amabile.
Di conseguenza, due persone che si amano non possono essere impostori. Se lo sono, allora sono al massimo innamorati, ma non riescono ad amarsi perché non condividono un’esperienza autentica dell’altro.
Le caratteristiche della sindrome dell’impostore
Chi soffre della sindrome dell’impostore tende a condividere diverse caratteristiche.
Ha un’idea irrealistica del successo e di cosa serve per ottenerlo.
Tende ad avere scarsa competenza emotiva nella gestione delle proprie emozioni nei contesti relazionali e nella comprensione delle emozioni altrui.
Pone più attenzione alle valutazioni sociali che alla propria esperienza diretta individuale.
Subisce sistematicamente l’effetto alone confermando il proprio modello irrealistico del successo.
Usa un doppio standard per ragionare su di sé e sugli altri.
Quindi nel caso in cui ci si trovi a pensare di soffrire della sindrome dell’impostore, piuttosto che focalizzare la propria attenzione esclusivamente sulla propria sensazione di non meritarsi il proprio successo, associandolo in modo secondario a un eccesso di modestia e umiltà, potrebbe essere più efficace ragionare sulle proprie difficoltà nel ragionare in modo realistico e sul proprio modo di approcciare al successo.
Lavorare sulla propria competenza emotiva, sulle proprie esperienze personali, sul proprio modo di vivere l’interazione sociale e cercare di contenere gli errori di valutazione in cui la mente tende spontaneamente ad inciampare, è un modo per iniziare a disinnescare la propria sindrome dell’impostore. Nel caso in cui non ci si riesca a lavorare in modo autonomo, chiedere aiuto è sempre il primo passo per migliorare.
Scaletta del video – La sindrome dell’impostore
La sindrome dell’impostore – Valerio Celletti