Sostenibilità ambientale e sostenibilità emotiva

La Conferenza delle Nazioni Unite COP29 sui cambiamenti climatici dell’11-22 novembre 2024 è l’occasione per riflettere sul tema della sostenibilità. Mi sono state rivolte principalmente due domande. Pensi di poter fare qualcosa di concreto per rendere possibile un futuro più sostenibile? Se si, cosa è cambiato per te da quel momento?

Sostenibilità sostenibile - Tra sostenibilità ambientale e emotiva per la #cop29 - Valerio Celletti

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Equilibrio e salute mentale

Da psicoterapeuta, l’attività clinica presso lo studio di psicoterapia è un contesto in cui emerge spesso il tema della sostenibilità. A volte in positivo, altre in negativo. Infatti, per perseguire una migliore salute mentale è prezioso promuovere equilibrio. Non si tratta di potenziare il positivo o di ridurre il negativo, ma di favorire una visione il più realistica ed efficace possibile della propria storia personale per rendere accessibili i comportamenti ritenuti migliori per il perseguimento dei propri obiettivi.

Equilibrio non significa, come alcuni potrebbero pensare, ascetismo e impossibilità a partecipare alla “vita vera”. È frequente che quando si parla di equilibrio mentale la narrazione spesso evochi immagini di eremiti che cercano il loro equilibrio allontanandosi da tutto e tutti in luoghi sperduti e incontaminati. Buon per loro che abbiano trovato benessere nell’isolamento dai loro simili, ma un mondo in cui ognuno ha la sua montagna su cui isolarsi non è un mondo sostenibile. Lo spazio è limitato, quindi una scelta sostenibile è opportuno che preveda una certa dose di socialità.

Pensieri equilibrati e sostenibilità

Sostenibilità ambientale e mentale sono due sfide diverse. La sostenibilità ambientale è una sfida pratica, mentre la sostenibilità mentale è una sfida emotiva. Le sfide pratiche necessitano di azioni e iniziative volte a sortire un effetto concreto sull’ambiente, mentre le sfide emotive si giocano sul piano della flessibilità mentale e della razionalità del pensiero.

La sostenibilità ambientale consiste nella realizzazione di iniziative pratiche che favoriscano un ecosistema equilibrato, che possa vivere prosperando e sopravvivendo alla nostra presenza. Una simbiosi mutualistica e non parassitaria.

Diversamente, essere equilibrati mentalmente è necessario per prendere decisioni importanti con consapevolezza e convinzione. È lo strumento per stare nel mezzo della confusione senza esserne trascinati. E, per esperienza personale, mi sembra che le persone mentalmente equilibrate riescano a scegliere iniziative e stili di vita che tengono in considerazione il valore della sostenibilità anche in altri ambiti. Comprendere meglio l’orizzonte dei propri pensieri tende a favorire l’armonizzazione delle priorità personali che acquistano complessità e significato, permettendo progettualità più complesse e intenzionali. Un progetto è tanto più sostenibile tanto più sono numerosi e significativi i fattori che considera. Risolvere la sfida emotiva rende più accessibile la sfida pratica.

Le regole sociali e la salute mentale

Allo stesso modo, la sostenibilità mentale è fondata su pensieri equilibrati che traggono vantaggio da un’educazione onesta alle emozioni e alla natura umana, cercando di promuovere scienza e razionalità sopra a credenze sociali di cui si ha difficoltà a ricordare l’obiettivo. Infatti le regole sociali, anche le più assurde, nascono e riescono a diffondersi come conseguenza di motivazioni che hanno sempre un loro fondamento. Ma con il tempo, i cambiamenti e i passaparola, è normale che le persone perdano il contatto con il motivo fondante di determinate regole sociali e finiscano per applicarle in modo obsoleto e non sufficientemente versatile. Le idee che nascono per liberare le persone possono inesorabilmente finire per diventare delle prigioni.

Questo processo sociale macroscopico ha numerosi punti di contatto con il modo in cui ogni persona ripropone da adulta i pensieri e gli schemi di ragionamento appresi durante il proprio percorso di crescita. Alcuni ragionamenti possono essere ancora efficaci, mentre altri finiscono per essere anacronistici e completamente decontestualizzati. Applicare meccanicamente idee prive della flessibilità necessaria a rispondere alle sfide ambientali è un fattore di rischio per i disturbi mentali. In psicologia questo processo è chiamato “doverizzazione” e nella psicoterapia razionale, emotiva e comportamentale è considerato centrale nella genesi dei problemi di salute mentale.

La sostenibilità va coltivata

Fare le cose affidandosi esclusivamente al proprio senso del dovere è un processo spontaneo che porta a scelte miopi e poco costruttive. Scegliere una sostenibilità emotiva, invece, richiede metodo e competenze. La sostenibilità emotiva non è un traguardo spontaneo. Richiede educazione all’emotività, al pensiero scientifico e alla riflessione critica. Alcune, rare, persone talentuose non hanno bisogno di supporto emotivo e sono spontaneamente capaci di ragionare in modo sorprendentemente efficace. Ma la grande maggioranza, me compreso, ne hanno bisogno. Questa necessità diventa evidente soprattutto quando vivono in contesti complessi ed affollati e non sull’eremo lontano da tutto e da tutti.

Come per la sostenibilità emotiva, anche la sostenibilità ambientale non è spontanea. Anch’essa richiede metodo ed educazione. Ma un intervento educativo pedante e forzato rischia di essere percepito in modo controproducente. Quando qualcuno sale in cattedra a spiegare agli altri come dovrebbero vivere, viene comprensibilmente percepito come l’ennesima vessazione di quella parte della società che è troppo spesso forte con i deboli e debole con i più forti. La sostenibilità non può essere forzata. Va coltivata. Spiegata.

È importante che le persone possano avere accesso alle informazioni necessarie per comprendere il guadagno personale che può derivare da scelte di vita sostenibili. Promuovere sostenibilità a forza di sensi di colpa non è efficace.

La sostenibilità può diventare un problema

Infatti, come detto inizialmente, in psicoterapia la sostenibilità a volte emerge anche in senso negativo. Potrebbe sembrare strano che un concetto positivo come la sostenibilità possa avere conseguenze negative. Ma tutti i valori, anche quelli più nobili, possono diventare negativi quando sono privi di equilibrio.

Volere la pace può diventare motivo per promuovere la guerra. Obbligare all’equilibrio può congelare una vita tra ossessioni e indecisioni. E dover essere sostenibili può diventare motivo di depressione, burnout o bore out e scelte di vita irrazionali. Non è sano evitare tutti gli eventi sociali in cui si barattano poche ore di divertimento per spazzatura che danneggia l’ecosistema. Smettere di uscire di casa nella convinzione che il mondo possa offrire solo delusione e cemento. Soffrire un lavoro senza obiettivi nobili nella consapevolezza terrificante di essere parte del problema che danneggia il pianeta.

Il problema della sostenibilità ambientale non si combatte con la paura. Spaventare le persone danneggia solo la parte più vulnerabile e attenta della popolazione e suscita disprezzo in chi si sente vessato dai “soliti potenti”. Chi interiorizza eccessivamente il senso di colpa ambientalista finisce per danneggiare sia sé stesso, sia la sua causa. “Non essere così o finisci come Tizio che non esce più di casa e non vede più nessuno” o “come Caio che ha lasciato il lavoro per cui aveva studiato per andare alla ricerca di sé stesso”.

La sostenibilità deve essere sostenibile

La sostenibilità, sia emotiva, sia ambientale, è importante sia promossa in modo sostenibile. E le iniziative non possono partire dal basso senza che suonino come vessazioni o che danneggino la salute mentale dei più attenti. Serve partano dall’alto, da chi è percepito come forte. Ma non solo dal ricco filantropo che “tanto lui se lo può permettere”. Serve che la sostenibilità sia conveniente per i consigli di amministrazione, per le società per azioni, da chi finanzia le campagne elettorali e da chi lavora negli uffici pubblici.

Promuovere la sostenibilità è fondamentale, ma è un traguardo che raggiungiamo insieme solo quando ognuno raggiunge la sua personale sostenibilità.

Due domande sulla sostenibilità in occasione di COP29

Per rispondere alle domande che hanno dato vita a questa riflessione:

Pensi di poter fare qualcosa di concreto per rendere possibile un futuro più sostenibile? Si, penso di poter aiutare le persone ad apprezzare la sostenibilità condividendo educazione al benessere emotivo nel modo più sano di cui sono capace. La salute mentale favorisce la disponibilità ad impegnarsi in iniziative preziose per il bene comune riducendo il rischio di danneggiare la sostenibilità personale. Semplificando; se le persone stanno mentalmente bene hanno più risorse da spendere per progetti a lungo termine da cui possano beneficiare tutti. Impegno sostenibile non significa solo impegno nella sostenibilità, ma anche un modo di impegnarsi che tiene in considerazione i bisogni di chi si impegna.

Se si, cosa è cambiato per te da quel momento? Pensare di poter essere di aiuto soddisfa un valore personale che migliora il mio benessere e solleva leggermente la mia autostima, contribuendo a momenti di felicità. Ma, soprattutto, capire l’importanza di promuovere sostenibilità in modo sostenibile mi ha portato ad organizzare il lavoro cercando di tenere maggiormente in considerazione le mie esigenze.

Confucio non ha sempre ragione

Confucio affermava che se fai il lavoro che ami non lavorerai neanche un giorno della tua vita. Credo sia possibile e importante amare tutto o parti del proprio lavoro; ma lavorare troppo non fa bene a nessuno ed ogni lavoro, anche se fortemente desiderato, contiene sempre le sue sfide prodotte dalla regolarità e dall’ambiente. Il lavoro, perché sia sostenibile, è opportuno sia contenuto in orari e modalità che tengano in considerazione le necessità di chi lo esercita.

La passione aiuta. Le competenze emotive aiutano. La concordanza tra obiettivi personali e obiettivi lavorativi aiuta. Ma ogni attività può essere usurante. Ognuna in modi diversi. Lavorare per la sostenibilità significa anche lavorare in modo sostenibile e questo implica sapersi prendere cura delle proprie esigenze. Ricordarsi perché e quanto si vuole perseguire un obiettivo senza perdersi in un senso del dovere che nel breve periodo può sembrare efficace, ma tende ad essere soprattutto controproducente.

Quantitativamente è possibile che promuovessi più sostenibilità quando la comprendevo di meno. Qualitativamente, invece, credo che oggi io riesca a condividere sostenibilità in modo più efficace che in passato.

Dr. Valerio Celletti

Scaletta del video sulla sostenibilità sostenibile in occasione della COP29 del 2024
Sostenibilità sostenibile in occasione della COP29 del 2024