Guida all’orientamento sessuale

Cap. 1 – Storia dell’orientamento sessuale


Primo capitolo della guida all’orientamento sessuale: la guida inizia con un riassunto della storia dell’orientamento sessuale pensato per facilitare la comprensione del contesto culturale contemporaneo riguardante il tema dell’orientamento sessuale.


Gli orientamenti sessuali agli inizi della storia

Per esplorare il tema dell’orientamento sessuale serve conoscere, almeno a grandi linee, alcune nozioni storiche.

L’attenzione al tema dell’orientamento sessuale ha radici antiche quanto la storia stessa. Gli Antichi Egizi, una delle culture più antiche di cui abbiamo traccia, si interessavano di orientamento sessuale. I racconti della mitologia Egizia narrano delle vicende relazionali e sessuali delle divinità, facendo riferimenti all’orientamento eterosessuale o omosessuale di alcuni dei. All’epoca, più di 3000 anni fa, non era facile divulgare informazioni senza le tecnologie digitali odierne. Per questo, le storie tendevano a sottendere sempre un misto di intrattenimento ed insegnamento morale. Forse anche per questo le storie delle religioni politeiste hanno sempre riservato spazio per il sesso, lasciandoci involontariamente traccia del fatto che parlassero di orientamenti sessuali. Se ne parlavano, probabilmente facevano riferimento ad argomenti che riguardavano una parte rilevante della popolazione.

Non abbiamo tracce scritte di come si riferissero al sesso nella preistoria dato che non avevano ancora inventato la scrittura. Però è ragionevole pensare che anche nella preistoria la sessualità sia sempre stata vissuta con un certo grado di variabilità. In fondo, oltre agli Antichi Egizi anche altre culture antiche come la Cina raccontano di relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso. La cultura Cinese ha radici così antiche da essere anch’essa precedente alla storia scritta e si è sviluppata in autonomia dall’occidente. Quindi è probabile che la sessualità fosse varia in tutto il mondo.

Gli orientamenti sessuali nel 1800

Facendo un rapido salto nei secoli, le culture che si sono susseguite hanno avuto il tempo di dire tutto e il contrario di tutto. In alcuni periodi si è dibattuto in modo aperto di orientamenti e di sessualità, in altri non se ne è più sentito parlare e in altri ancora si è arrivati a pensare che non ci fosse nulla di cui discutere. Il 1800 era proprio uno di quei momenti in cui si pensava che l’argomento fosse chiaro e non desse margine di conversazione. Nell’Europa del 1800 non esisteva un dibattito pubblico sulla sessualità. Il sesso era generalmente considerato un comportamento finalizzato alla procreazione. Quasi tutto era considerato contrario alla morale. Non si doveva avere fantasie sessuali, era vietato masturbarsi, non si poteva avere rapporti sessuali fuori dal vincolo matrimoniale e, dato che erano riconosciuti solo i matrimoni tra uomo e donna, era vietato avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso.

Non esisteva spazio per parlare pubblicamente di orientamento sessuale perché, almeno per la cultura dominante, non c’era spazio per il sesso. Nel 1800 europeo il sesso era considerato semplicemente un comportamento senza spazio per l’introspezione. Questo, almeno in parte, era dovuto al fatto che nessuno avesse ancora teorizzato l’introspezione. Artisti, poeti, scrittori e scienziati che nei secoli avevano dedicato spazio al mondo interiore, avevano finito quasi sempre per scivolare nella spiritualità.

Ricordiamoci che solo pochi secoli prima, nel 1600, Cartesio aveva teorizzato la divisione tra corpo e anima. Senza il dualismo Cartesiano non esisterebbero le basi della medicina moderna che, prima di Cartesio, non era libera di studiare il corpo senza danneggiare lo spirito. Quindi non è strano che nel 1800 il sesso e il desiderio sessuale fossero visti come argomenti religiosi.

Il ruolo della psicoanalisi nella scoperta del sesso

Quindi nel 1800 il desiderio sessuale non poteva essere concepito in chiave moderna come un pensiero che incontra un gusto sviluppato in accordo ai propri sensi, alla propria esperienza e alla propria cultura attivando un meccanismo biologico predefinito che può essere influenzato da numerosi fattori, ma piuttosto veniva pensato come un desiderio di avvicinarsi alla divinità, a una perfezione angelica o all’espressione di una passione satanica. Nei rari casi meno religiosi, il desiderio sessuale veniva concettualizzato come l’espressione di una reazione chimica.

Per un’indagine scientifica e moderna del mondo interiore servì aspettare il lavoro pionieristico di Sigmund Freud con la psicoanalisi. Freud desiderava comprendere e curare la sofferenza emotiva delle persone e non poté non notare che nella sua epoca il modo in cui le persone vivevano la sessualità produceva profonda sofferenza. Le sue teorie sessuali crearono le basi della psicoanalisi e influenzarono notevolmente la cultura occidentale del 1900.

Come tutti i pionieri, il pensiero di Freud ha aperto le porte ad argomenti di fondamentale importanza e, inevitabilmente, è inciampato in alcune considerazioni che hanno avuto conseguenze fino al presente. Per esempio, quando capita di sentire che una persona distingue tra orgasmo clitorideo e orgasmo vaginale, sta involontariamente citando una divisione teorizzata da Freud e successivamente smentita.

Il 1900 e la cultura eterosessista

Con gli inizi del 1900 nasce la cultura eterosessista. Il pensiero eterosessista è in continuità con il pensiero dominante del 1800, ma ha il vantaggio di riaprire il dibattito sulla sessualità. Infatti nel 1900 il sesso era diventato un argomento da intellettuali che non poteva mancare nei salotti dell’alta società. Si parlava di sessualità in termini astratti ed antropologici.

L’eterosessismo è quella corrente di pensiero che ritiene che l’eterosessualità sia l’orientamento sessuale giusto, naturale e normale. Le prime teorie psicoanalitiche contribuirono involontariamente alla diffusione di questo pensiero, costruendo un ragionamento clinico che vedeva l’eterosessualità come il risultato di uno sviluppo sessuale sano. In contrapposizione, l’omosessualità, il desiderio sessuale eccessivo e la difficoltà di provare piacere o l’orgasmo erano considerati il risultato di uno sviluppo interiore patologico. In politica la visione dogmatica dell’eterosessismo finì per avere tratti di continuità con l’ideologia nazista e fascista.

In generale, l’idea che le persone sane siano tutte uguali è una semplificazione che risulta molto comoda per chi desidera una popolazione unita e motivata. In quello scenario, omosessuali, ebrei, stranieri, erano tutti ottimi capri espiatori su cui catalizzare l’opinione pubblica. Se si fosse riuscito a dimostrare che il proprio stile di vita era l’unico sano, ne sarebbe conseguito che chiunque era diverso doveva essere malato. Oggi un pensiero simile può risultare ingenuo, ma è importante pensare che durante la guerra è tipico che le persone siano convinte di avere delle ottime ragioni per togliersi reciprocamente la vita.

In Italia il dialogo intellettuale tra natura e cultura aveva coinvolto anche gli studi antropologici che, purtroppo, in epoca fascista si prestarono a dichiarazioni prive di fondamento per sostenere le teorie razziali. L’evidenza di questi falsi scientifici, successivamente alla guerra, comportò la quasi totale scomparsa degli autori Italiani dalla scena antropologica mondiale.

Le associazioni e la politica, unite contro l’eterosessismo

Mentre l’opinione pubblica rimaneva ancorata all’eterosessismo, il dibattito culturale e scientifico non era totalmente asservito alla politica. Alcuni intellettuali si interrogavano sul tema sessuale e razziale sollevando dubbi sulla sua credibilità.

Dopo il ruolo fondamentale della psicoanalisi nell’aver dato voce a un dibattito sulla sessualità, le più acerrime nemiche dell’ideologia eterosessista furono i movimenti che successivamente diventarono la base delle Associazioni per i diritti delle persone omosessuali. Questi gruppi di persone, inizialmente disorganizzate e diventate sempre più strutturate con il passare del tempo, hanno svolto un ruolo fondamentale nel mantenere l’attenzione sul tema, impedendo che passasse in secondo piano. Ad oggi, manifestazioni importanti come il gaypride hanno ancora questo scopo, non far calare l’attenzione su un tema che, se ignorato, danneggia tutti.

Nonostante questo ruolo importante, il cambio di paradigma non derivò dalla mobilitazione popolare, ma dall’azione politica e militare. L’eterosessismo era una filosofia ormai diventata di stampo nazista e, con la fine della seconda guerra mondiale nel 1945, la politica internazionale occidentale ha iniziato un periodo di diffidenza contro ogni estremismo. Questo clima politico ha creato un’occasione perfetta per il proliferare di filosofie più moderate. A dimostrazione dell’importanza di questo effetto politico, possiamo notare come l’eterosessismo sia stato combattuto soprattutto nei paesi toccati dalla seconda guerra mondiale. I paesi in cui la politica estremista non ha perso la guerra, sono paesi che hanno attraversato cambiamenti culturali più modesti (o nulli).

La fine dell’idea eterosessista

Un altro evento determinante per il mondo della sessualità furono gli studi pionieristici di Kinsey. Alfred Kinsey è stato uno scienziato Americano che si è proposto l’obiettivo di indagare la sessualità basandosi prevalentemente su indagini statistiche. Dopo che era stato detto di tutto e che le argomentazioni teoriche erano state usate anche in modo disonesto, quello di Kinsey fu uno dei primi tentativi di studiare la sessualità in modo quantitativo. I numeri avrebbero parlato al posto suo. Le prime ricerche anonime sui comportamenti sessuali negli Stati Uniti furono rivoluzionarie. Kinsey rese evidente che molte persone che si dichiaravano eterosessuali avevano avuto esperienze omosessuali e avevano gusti sessuali più complessi di quanto ritenuto nell’eterosessismo. Dopo il rapporto Kinsey, nel 1948, l’idea che esistesse un solo orientamento sessuale sano appariva sempre meno realistica.

Nonostante l’aria di cambiamento, servì attendere fino al 1973 perché la cultura ufficiale superasse l’idea che l’orientamento sessuale omosessuale avesse qualcosa di patologico. Nel 1973 fu pubblicata la terza edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-3), dove veniva dichiarato ufficialmente che l’omosessualità non doveva essere più considerata indicatrice di un problema di salute.

Il superamento delle etichette e la confusione

Il risultato ottenuto nel 1973 fu di importanza fondamentale. Però nel dibattito pubblico ci fu un punto che rimase poco chiaro e che finì per essere frainteso. Per il DSM derubricare l’omosessualità significava derubricare tutto il tema degli orientamenti sessuali, non solo l’orientamento omosessuale. Non capire questo passaggio comportò che per diverse decine di anni si diffuse l’idea binaria che le persone fossero eterosessuali o omosessuali, ignorando le alternative. Sembrava che le persone avessero capito che degli scienziati avessero deciso che l’omosessualità non era più considerabile patologica, ma che permanessero dei dubbi a proposito della bisessualità, della pansessualità o dell’asessualità.

Contemporaneamente le Associazioni che si interessavano di diritti nella sessualità iniziarono a rendersi maggiormente conto degli altri argomenti su cui era importante battersi. Il loro contributo è stato ed è ancora oggi centrale nel favorire un cambiamento, ma ha alimentato anche parte della confusione. Storicamente le Associazioni che si occupano di diritti nella sessualità non hanno mai fatto una grande distinzione tra problemi conseguenti l’orientamento sessuale, l’identità di genere e il gusto per le parafilie, finendo per mettere tutto insieme. Probabilmente un movimento di persone che ha subito la discriminazione a causa di etichette errate finisce per mal digerire ulteriori etichettature. Però questo approccio ha contribuito alla confusione del dibattito pubblico, mostrando il fianco ad alcuni attacchi privi di fondamento.

Gli attacchi del mondo cattolico, tra pedofilia e gender

Come conseguenza del messaggio confuso secondo cui poteva sembrare che andasse accettato tutto senza spirito critico, le frange più estremiste della comunità cattolica produssero due attacchi importanti.

Omosessualità e pedofilia

Il primo attacco consistette nel lento e costante tentativo di associare l’omosessualità e la pedofilia. La realtà cattolica è da sempre vicina al mondo dell’educazione e dei giovani, e per questo è comprensibilmente oggetto di attenzione da parte delle persone con gusto pedofilico. Verso i primi anni del 2000 è diventato tristemente noto quanto sia frequente che tra le persone di chiesa ce ne siano alcune che sono state scoperte ad abusare sessualmente dei minorenni di cui avevano la responsabilità.

In risposta a tali scandali le autorità ecclesiastiche hanno avuto reazioni non sempre trasparenti. In molti casi sono stati fatti dei tentativi di rievocare le idee sull’omosessualità patologica. Questa idea suggerisce indirettamente che il proprio problema di violenze sessuali su minori non sia prodotto dalla propria mancanza di controlli, ma dal clima permissivo che era permeato all’interno del mondo cattolico.

Perché sia chiaro, pedofilia e omosessualità sono argomenti diversi che non hanno nulla in comune.

La teoria del gender

Il secondo attacco nasce nel 1995 con la creazione, da parte di teorici cattolici, del termine “teoria del gender” per racchiudere in un’etichetta l’idea che qualcuno volesse ridefinire le idee di mascolinità, femminilità e orientamento sessuale per iniziare a sostenere che non esistono punti di riferimento a cui ancorarsi. Questa idea, anche se fosse vera, ha probabilmente meno conseguenze di quanto non pensi chi le combatte. Avere dei punti di riferimento mentre si ragiona è utile per semplificare il discorso, ma non determina il risultato.

Comunque quello che è importante considerare è che nessuno abbia mai davvero teorizzato l’ideologia gender. Questa idea è stata creata in modo strumentale e, infatti, non è accompagnata da un tentativo di dimostrazione. Difficilmente un ragionamento scientifico assimilerebbe orientamento sessuale e identità di genere, perché sono due argomenti distinti che hanno poco in comune. L’unico punto di collegamento consiste nel fatto che sono temi rappresentati dalle stesse Associazioni e che, quindi, alimentano involontariamente questa confusione.

L’orientamento sessuale oggi

Ad oggi il tema della sessualità, dei diritti nella sessualità e del diritto al benessere sessuale sono argomenti di attualità. Il breve excursus storico riassunto in questo capitolo non ha lo scopo di essere esaustivo, ma solo di introdurre all’argomento attuale. È un tema potenzialmente semplice, ma reso complesso da millenni di storia e di confusione. L’orientamento sessuale esiste da sempre, da prima della storia e da prima che le culture iniziassero a ragionarvi, e può tranquillamente esistere anche al di fuori di un ragionamento complesso.

La guida all’orientamento sessuale vuole aiutare nella comprensione e nella gestione di questo argomento cercando di chiarire i dubbi e favorire il benessere sessuale.

Dr. Valerio Celletti