Il truffatore di Tinder
Il truffatore di Tinder è una produzione Netflix che descrive quanto accaduto ad alcune vittime di truffe online. In questo video ho voluto fermare l’attenzione sulla colpevolizzazione della vittima e su come credo che tutti possano cadere nelle truffe. Non è vero che è impossibile truffare una persona onesta, siamo tutti a rischio.
Disponibile in questi giorni, è da poco online una nuova produzione Netflix intitolata “il truffatore di Tinder”. Breve sinossi del documentario, il prodotto racconta la storia di una persona che ha utilizzato l’app di incontri Tinder per instaurare relazioni con persone che successivamente ha truffato facendosi prestare grandi somme di denaro. Lui si fingeva un ricco ereditiero e, a seguito di qualche evento violento, diceva di aver bisogno di un prestito per concludere un affare importante. Al che le partner si indebitavano per lui e lui incassava il denaro senza mai restituirlo.
Ho scelto di scrivere un breve articolo in merito perché durante la visione ho notato alcuni passaggi che potrebbe essere utile evidenziare.
Il victim blaming
Prima, durante e, in alcuni casi, dopo la visione di questa produzione potrebbe capitare di avere pensieri offensivi nei confronti delle vittime della truffa descritta nel documentario. Questa reazione è molto frequente ed è anche descritta all’interno del “truffatore di Tinder” nel passaggio in cui il tutto diventa di dominio pubblico.
Accusare le vittime è un comportamento che generalmente è descrivibile come “colpevolizzazione della vittima” o “victim blaming”. In questo caso, i pensieri ostili nei confronti delle vittime sono un enorme caso di colpevolizzazione delle vittime.
Quando mi sono approcciato alla produzione, il mio primo pensiero è stato chiedermi “come sia possibile cadere in una truffa simile”. Anche per questo mi sono avvicinato alla visione di questo documentario per capire meglio cosa fosse successo. Nel vederlo, in diversi passaggi è capitato di chiedermi come si fosse arrivati ad un risultato simile. Se pensato frettolosamente, indebitarsi di centinaia di migliaia di euro per una persona con cui si ha una relazione può sembrare una follia, soprattutto quando si è consapevoli del fatto che è stata tutta una truffa. Ma in realtà quello che viene descritto nel documentario è molto più convincente e credibile di quanto avrei immaginato.
Arrivato a ¾ della visione, ho iniziato a pensare che se mi fossi trovato in una situazione simile, forse sarei potuto cadere anche io nella trappola del truffatore.
Siamo tutti a rischio di essere truffati
Infatti è un profondo errore credere nel detto che “è impossibile truffare una persona onesta”. È difficile, ma non impossibile.
Una delle accuse peggiori che vengono utilizzate nei confronti delle vittime della truffa riguarda l’idea che fossero persone accecate dal denaro. È frequente l’idea che le protagoniste abbiano conosciuto una persona ricca e proprio per quello abbiano fatto l’impossibile perché ammaliate dalla speranza di arricchirsi a sue spese. Questa teoria, per quanto comprensibile, credo sia poco descrittiva di quanto è davvero successo.
Infatti è anche possibile che qualcuna delle vittime abbia puntato con malizia al denaro, è comprensibile che possa far gola alla maggior parte delle persone l’idea di arricchirsi, ma credo che, correttezza a parte, pensare che le vittime della truffa fossero cacciatrici di ereditieri sia un grave errore di valutazione. Infatti una persona che è strettamente legata al denaro non presterebbe cifre così alte, né si indebiterebbe per qualcuno. Anzi. Credo sia altamente probabile che il meccanismo sottostante la truffa sia esattamente l’opposto.
Le vittime del documentario sembrano persone finanziariamente autonome che cercano l’amore e che sarebbero disposte a tutto per una persona che sembra essere la risposta alle loro domande. Carino, gentile, premuroso, impegnato, ambizioso, generoso. La ricchezza dell’artefice della truffa non serve a convincere le vittime a donare soldi, ma convincerle di donare cifre stratosferiche. Nell’idea che il denaro sia relativo, lui chiede cifre notevoli perché si descrive come coinvolto in un giro commerciale che richiede quegli investimenti. E nel tentativo di supportarlo, queste persone perdono tutto e si lasciano sommergere dai debiti.
Supportare la persona che si ama è un difetto?
Dov’è il limite?
Come detto precedentemente, dopo aver visto il “truffatore di Tinder” credo che, nelle giuste condizioni, anche io sarei potuto cadere in una truffa simile. Non solo, penso che la maggior parte delle persone potrebbe cadere in questa truffa. Forse la maggior parte delle persone Italiane non arriverebbe ad indebitarsi per le cifre a cui sono arrivate alcune persone, ma questo non è un merito nazionale. In Italia tende ad esserci meno disponibilità economica dei paesi in cui si sono svolte le truffe ed anche se qualcuno avesse desiderato avere i prestiti richiesti dal truffatore, in Italia probabilmente non li avrebbe mai ottenuti senza smuovere così tanti intermediari da insospettire qualcuno.
Ma oltre al limite logistico, dove è opportuno fermarsi per sostenere la persona che si ama? Stabilire un punto di non ritorno è complesso. Per alcune persone il limite è definito dall’importanza che si attribuisce alla relazione di coppia. Quindi non investire denaro nella propria relazione può significare non dargli importanza, mentre indebitarsi può significare dare anche quello che non si possiede. Ma indipendentemente dalla questione economica, è opportuno non sbilanciarsi mai oltre le proprie risorse. Si tratti di indebitarsi, come di tollerare emozioni frustranti o sacrifici dolorosi, ogni persona ha un suo limite nelle risorse che riesce ad investire nella relazione di coppia. Non esiste un limite universale, ma esiste l’essere consapevoli delle proprie risorse, mentali, emotive, economiche, e muoversi tenendo in considerazione i propri personali limiti. Ognuno ha limiti diversi e non è possibile che qualcuno ci dica con certezza quali sono i propri limiti, ma è importante provare ad ascoltarsi per capire i propri ed evitare, in ogni caso, di fare il passo più lungo della gamba.
Perché essere truffati non capita solo alle persone disoneste. È una favola rassicurante. Tutti sono a rischio di essere truffati, ed essere consapevoli di sé può essere un buon modo di tutelarsi. Non esclude il rischio, ma lo riduce.